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29 maggio 2022

EQUO COMPENSO E PRECARIATO, CLAN FNSI: «IL GOVERNO INTERVENGA»

Giulietti: «Serve una grande mobilitazione»

Dall'allarme per i colleghi impegnati in Ucraina, «spesso precari, freelance, senza contratto né assicurazione», all'esigenza di mobilitarsi «contro le storture del sistema informazione, che si regge sempre di più su lavoro povero e senza diritti»: l'appello alle istituzioni è a prendere «adeguate contromisure»
Nelle parole del presidente Fnsi anche il ricordo di Walter Tobagi


«Ci troviamo nella paradossale situazione in cui la politica e le direzioni dei giornali lodano croniste e cronisti impegnati in Ucraina ignorando, o facendo finta di ignorare, che si tratta spesso di colleghi precari, freelance, senza contratto né assicurazione e senza un equo compenso che sia esigibile. Nei momenti di crisi più devastanti, durante la pandemia prima e nel conflitto in Ucraina adesso, l'importanza e la necessità della presenza dei giornalisti in prima linea è chiara a tutti. Il fatto che questi giornalisti siano spesso privi di tutele è una questione che dovrebbe riguardare anche il governo, al quale chiediamo di occuparsi di una tutela pubblica per i cronisti precari impegnati al fronte, a partire da un'assicurazione che li copra in caso di danni a loro stessi o agli equipaggiamenti. La consapevolezza del livello abnorme di precarietà di cui è vittima l'informazione italiana è il primo passo per prendere adeguate contromisure, a partire da equo compenso e tutele per i freelance».

È un allarme che parte dal fronte ucraino e arriva nelle redazioni locali quello espresso dalla Commissione lavoro autonomo della Fnsi, riunita a Roma. Dalla Clan Fnsi emerge anche «l'esigenza di una mobilitazione nazionale contro l'insieme delle storture del sistema informazione, che si regge sempre di più su lavoro povero e senza diritti. Così – evidenzia la Commissione – ad essere precari sono i principi di libertà di stampa garantiti dalla Costituzione. Un problema che riguarda tutti i cittadini, la qualità della democrazia, la lotta alle fake news e il livello del dibattito pubblico del nostro Paese».

Allarme condiviso dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, presente ai lavori. «A questo punto, non è più rinviabile una grande manifestazione contro la precarizzazione dell'articolo 21, contro la precarietà e le querele bavaglio, temi che si legano nel rendere ricattabili i giornalisti. Una mobilitazione – la proposta – che coinvolga tutte le istituzioni della categoria».

Giulietti ricorda poi Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera e presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, ucciso a Milano, il 28 maggio 1980, a 33 anni, dai terroristi appartenenti alla Brigata XXVIII marzo. «Andiamo a rileggerci – l'esortazione – i passaggi che nel suo ultimi discorso, la sera prima di essere ucciso, dedicato ai temi della libertà, della precarietà, dei bavagli alla stampa e del rapporto fra giornalisti e magistratura: scopriremo quanto sono attuali, ancora oggi, le sue parole».

Al centro della riunione della Clan-Fnsi, convocata dal presidente Mattia Motta e dal coordinatore Maurizio Bekar, la sempre più grave situazione in cui versano l'attività indipendente dei giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere informati. I dati diffusi dal Parlamento Ue vedono l'Italia al 21° posto su 27 Stati membri, secondo gli indici di Reporter senza frontiere. La stessa fonte indica come l'Italia sia ora al 58° posto su 180 della classifica mondiale. Aumentano le querele bavaglio e i cronisti minacciati.

Fra le criticità esaminate anche lo switch-off delle frequenze del digitale terrestre, «che ha portato alla chiusura di numerose emittenti locali», rileva la Clan. Intanto il tavolo sull'Equo compenso per i giornalisti «è fermo per le chiusure degli editori – incalzano i rappresentanti dei lavoratori autonomi – mentre al Senato prosegue l'esame della legge Meloni sullo stesso tema che riporta d'attualità la necessità delle "tariffe" mai emanate per i giornalisti dal ministero di Giustizia». La Commissione esprime inoltre l'urgenza di ottenere che il Dipartimento per l'Editoria «applichi finalmente le sanzioni della legge 233/2012 contro la precarietà del lavoro giornalistico nelle redazioni sospendendo l'erogazione dei benefici pubblici agli editori che non applicano l'equo compenso, inteso come retribuzione coerente tra assunti e autonomi che svolgono lo stesso lavoro».

Sul fronte Ordine dei giornalisti e percorso di riforma, la Clan-Fnsi valuta «la necessità di unificare i due attuali elenchi dei professionisti e dei pubblicisti in un albo unico dei giornalisti e di definire con chiarezza e senza sovrapposizioni le competenze digitali dei diversi profili professionali di giornalisti e comunicatori».

E ancora il tema della mobilitazione nazionale, «con una manifestazione a Roma sui temi della precarizzazione di vita, lavoro e dell'articolo 21 della Costituzione. Un appuntamento aperto a tutte e tutti per ribadire che l'inclusione contrattuale dei finti autonomi e delle tutele reali per i freelance sono una strada obbligata per il rilancio di un settore che deve capire che prospettiva industriale vuole darsi: l'editoria italiana vuole essere fagocitata dai colossi digitali puntando solo su precarizzazione e riduzione del costo del lavoro, o ha il coraggio di imbastire un piano industriale dell'asset informazione, a partire dalla qualità dei contenuti e dalla lotta al lavoro povero?», chiede la Clan Fnsi, che esprime, infine, «vicinanza ai colleghi del Secolo XIX in stato di agitazione anche per gli esigui pagamenti dei collaboratori» e «solidarietà ai colleghi di Report-Rai3, vittime di perquisizioni che rischiano di rivelare le fonti: una norma a tutela delle fonti giornalistiche – conclude – è quanto mai urgente».

(Fonte: Fnsi)


Coordinamento giornalisti precari e freelance
e Commissione regionale lavoro autonomo
dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia

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01 maggio 2022

UN RICORDO DI LUCIANO CESCHIA: GIORNALISTA, DIRETTORE E DALLA PARTE DEI "PRECARI"

Luciano Ceschia (foto: Giovanni Montenero)


È mancato quache giorno fa nelle sua Trieste Luciano Ceschia, presidente onorario dell’Assostampa Fvg, già segretario generale della Fnsi (per la quale firmò 5 contratti nazionali di categoria). Fu direttore dei quotidiani Il Piccolo e Alto Adige, lavorò in RAI e in altre testate, ed assunse vari incarichi nazionali. Aveva 87 anni, e restò sempre nel cuore un sindacalista, che perseguiva il giornalismo di qualità.

Di Ceschia, in questi giorni, si sono giustamente ricordati la carriera, le capacità professionali, gli incarichi e riconoscimenti ricevuti.

Ma in occasione del Primo Maggio, Festa di un Lavoro che si fa sempre più precario e con meno diritti, piace ricordare che Ceschia abbe attivamente a cuore i problemi dei giornalisti non contrattualizzati, dei collaboratori precari sottopagati. Per i quali predicava la necessità di politiche decise, di buone retribuzioni, di contrattualizzazioni; perchè la buona informazione non poteva reggersi, nemmeno eticamente, sul lavoro sottopagato, precario e senza diritti.

Quando nel 2007 costituimmo il Coordinamento giornalisti precari e freelance nell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, ci ritrovammo subito Luciano Ceschia al nostro fianco. Supportò tutte le principali battaglie dei movimenti dei giornalisti precari, ad iniziare da quella per l'equo compenso. Ci elargiva consigli, prestava il suo appoggio e trattava dei problemi dei collaboratori sottopagati nel Direttivo dell'Assostampa e in altre sedi, anche nazionali.

Alla luce di tutto ciò, ci fu un momento in cui pensammo di proporgli un' "adesione onoraria" al Coordinamento precari e freelance, in segno di condivisione. Ed avere tra i nostri aderenti (seppure onorario) un pensionato, direttore e sindacalista nazionale di lungo corso sarebbe stata una bella provocazione culturale... 

Forse era una provocazione eccessiva. Così, per timidezza, e per timore del paradosso d'immagine di un "direttore pensionato tra i precari", non glielo proponemmo mai... 
Ma forse fu un errore: con persone come Luciano Ceschia si poteva veramente credere in un'unità fra giornalisti, senza etichette e divisioni preconcette.

Ringraziando Luciano per quanto ha dato alla categoria, e per l'attenzione dimostrata verso gli "autonomi" sottopagati del giornalismo, lo ricordiamo con un breve estratto di un'intervista. Venne realizzata a Udine nel 2013, dal nostro Lorenzo Mansutti, per gli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia; che furono promossi dal nostro Coordinamento, nel contesto delle battaglie per l'attuazione della legge sull'equo compenso e per un nuovo contratto giornalistico.

E ora: grazie di tutto, Luciano. Ciao!

                                                                                 Maurizio Bekar


Intervista a Luciano Ceschia:
"Eliminare la figura del collaboratore precario dal mondo del giornalismo"
(Udine, 22 ottobre 2013)


PER APPROFONDIRE:

Da grande giornalista, con vivo senso autoironico, qualche anno fa Ceschia si era scritto da solo il suo necrologio. Affidando al presidente dell'Assostampa FVG, Carlo Muscatello, le righe che qui riportiamo di seguito:                       

Ecco il nuovo profilo - curriculum:
non si sa mai possa servire, magari per eventi allegri. 
Ciao, Luciano

CESCHIA LUCIANO

Nato a Trieste il 13 dicembre del 1934 da famiglia di origine istriana e friulana. Residente in Istria dal ’41 al ’48 (Buie, Momiano e Capodistria - liceo Combi), e pertanto in possesso del decreto prefettizio che lo dichiara “profugo”.

Al rientro a Trieste dirigente nelle organizzazioni giovanili di Mons. Edoardo Marzari (esponente dell’antifascismo triestino, torturato dai nazisti).

Presidente del Circolo studenti medi triestini anche durante le cruente giornate del 1953.

Iscritto alla Dc, inizialmente delegato provinciale dei giovani e quindi dirigente provinciale, iscrizione che non rinnovò al momento della nomina ai vertici della Federazione della stampa, pur mantenendo rapporti di solidarietà e amicizia con esponenti locali e nazionali dell’area morotea (tra gli altri Belci, Bodrato, Anselmi).

Promotore e direttore di due giornali per giovani.

Il primo ricordo della vita: la manifestazione nella piazza Unità di Trieste il 18 settembre del 1938 nel corso della quale Mussolini annunciò le leggi razziali.

Giornalista professionista dal 1958.

Due anni di lavoro precario (dal giugno 1955) al Piccolo di Trieste.   ­

Redattore e caposervizio nelle redazioni provinciali di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone del Gazzettino di Venezia dal 1958 al 1966.

Fu tra i primi giornalisti triestini a fare negli anni ’60 servizi da inviato in Istria che aveva  lasciato da profugo nel 1948, riallacciando fra l’altro i rapporti, tuttora molto intensi, con la comunità degli italiani rimasti.

Dipendente Rai per 14 anni dal 1966: ha operato nella sede regionale del Friuli Venezia Giu1ia e, nel decennio '70 - '80, a Roma (giornale radio, a Radiosera dove si realizzò il primo esperimento dei giornalisti “in voce”); tra l'altro capo redattore centrale, con direttore Sergio Zavoli;

Per tre anni direttore del Piccolo di Trieste ('81 - '83) e per sei anni direttore dell'Alto Adige di Trento e Bolzano ('84 – ‘89).

Dirigente (segretario) negli anni ’60 del sindacato giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Eletto consigliere nazionale della Fnsi nel 1968; segretario per oltre un anno del Sindacato nazionale giornalisti Rai.

Per oltre nove anni segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana nel decennio '70 - '80, caratterizzato anche dal fenomeno terroristico contro i giornalisti: collaborò con il ministero degli Interni (tra l’altro con il ministro Cossiga) nella protezione dei colleghi minacciati dalle Br ma rifiutò sempre la scorta.

Ha firmato 5 contratti nazionali di lavoro giornalistico che hanno esteso la partecipazione dei Comitati di redazione nella vita delle aziende; è stato tra l’altro introdotto il parere consultivo delle assemblee redazionali sulla nomina del direttore.

Molte le iniziative, anche clamorose, per la difesa delle testate giornalistiche, come l’occupazione del quotidiano la Gazzetta del popolo di Torino, diventata cooperativa, e del Telegrafo-Tirreno che l’editore Monti voleva chiudere e che, dopo una lunga vertenza, venne acquisito dal Gruppo Espresso, primo della rete dei piccoli giornali del Gruppo.

All’epoca esistevano due organizzazioni internazionali dei giornalisti, una per l’est, l’altra per l’ovest, alle quali la Federazione italiana non aderiva. Sfruttando questa posizione la Fnsi organizzò a Capri per quattro anni consecutivi incontri internazionali che furono l’anticamera del disgelo.

Ha promosso (con la collaborazione di esponenti dei partiti dell’arco costituzionale e dei più accreditati giuristi) la prima legge per interventi organici a favore dell’editoria che  ha anche introdotto speciali tutele per i giornali in cooperativa e delle minoranze etniche: tra questi il Primorski Dnevnik, espressione della minoranza slovena.

Attualmente Consigliere nazionale di diritto della Fnsi e presidente onorario dell’Associazione stampa regionale del Friuli Venezia Giulia.

Consigliere e assessore per oltre tre anni al Comune di Trieste alla fine degli anni ’60.            

Ha guidato nel 1968 le celebrazioni indette nella ricorrenza dei 50 anni di appartenenza di Trieste allo Stato italiano.

Amministratore dell’istituto di previdenza dei giornalisti Inpgi, della cassa autonoma Casagit (di cui nel 1974 è stato cofondatore) e dell'Ente cellulosa e carta.

Negli anni ’90, rientrato in Rai, è stato Amministratore delegato e direttore generale della casa editrice Nuova Eri Edizioni Rai (proprietaria delle riviste Radiocorriere, Moda e King) con sedi a Roma, Milano e Torino, e  Direttore generale della Fonit Cetra di Milano, entrambe proprietà al 100 per cento della Rai.    
Cofondatore e membro del direttivo della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo della Rai nei primi anni di attività.
 
Ha collaborato per molti anni a livello regionale e nazionale con il Sindacato pensionati italiani della Cgil nel settore  della comunicazione.

Nel 1974 è stato nominato Commendatore.

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