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13 dicembre 2010

DIFENDERE LE FASCE DEBOLI: FREELANCE E PRECARI AL CENTRO DELL'AZIONE SINDACALE

Per l'Assostampa del Friuli Venezia Giulia i temi del precariato giornalistico, del lavoro dei freelance e della difesa delle fasce più deboli della professione dovranno divenire una priorità nell'azione del sindacato e del congresso della Fnsi.

Lo ha stabilito il Consiglio direttivo dell'Assostampa, approvando un documento proposto dal Coordinamento regionale giornalisti precari e freelance, che verrà proposto alle altre delegazioni regionali come documento d'impegno operativo e congressuale comune.

Tra gli obiettivi indicati, la contrattualizzazione da dipendenti del maggior numero possibile di precari, il miglioramento in generale delle condizioni lavorative dei freelance, a cominciare dalle loro retribuzioni, e che la Commissione e l'Assemblea per il lavoro autonomo della Fnsi costituite nei mesi scorsi vengano riempite di contenuti, e sostenute con decisioni e mezzi adeguati per ottenere, in tempi più rapidi possibile, dei risultati.

(segue il testo del documento approvato dal Direttivo dell'Assostampa del Friuli Venezia Giulia)

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La delegazione del Friuli Venezia Giulia ritiene che la questione  del precariato e del lavoro dei freelance debba essere una priorità nell'azione del sindacato e debba esser posta in cima nell'agenda del Congresso.
Ormai la maggioranza di coloro che lavorano nell'informazione sono precari: giornalisti  sfruttati e sottopagati, ma anche elementi essenziali per la cronaca su quotidiani, televisioni e radio, che garantiscono il fondamentale diritto all'informazione.

La situazione dei precari del mondo dell'informazione, già molto difficile negli anni passati, sembra essersi improvvisamente aggravata negli ultimi mesi: la volontà degli editori di ridurre i costi e aumentare i profitti, ha portato la situazione del lavoro precario a un livello ormai insostenibile.

Dopo anni di lavoro senza alcuna tutela, né certezza per il futuro, spesso nell'illusione di un posto fisso in una redazione (che, di questo siamo perfettamente consapevoli, per il 90 per cento dei precari non arriverà mai), i freelance stanno assistendo a una progressiva e rapida riduzione delle collaborazioni e dei compensi, già al di sotto dei limiti minimi del decoro.

È una condizione che non consente di essere autonomi, di costituirsi una famiglia, di essere padroni della propria vita, e che purtroppo porta spesso i giornalisti a svolgere altre attività, a ridurre in tutti i modi le spese, anche a discapito della qualità dei servizi, e a non scrivere di cose "scomode" per non rischiare una querela per i pochi euro con cui verranno retribuiti.

La riduzione delle collaborazioni, e il contemporaneo taglio degli organici delle redazioni, porta di fatto alla riduzione degli spazi per l'informazione giornalistica, e spinge alla pubblicazione senza mediazione dei comunicati stampa che giungono ogni giorno nelle redazioni da istituzioni, politici e privati.
La stessa professionalità della categoria è a rischio: non sono insoliti i casi di collaboratori che, per mettere insieme uno stipendio, lavorano come addetti stampa, e contemporaneamente scrivono articoli sulle attività degli stessi soggetti per cui lavorano.

C'è poi un problema che riguarda direttamente il futuro dell'intera categoria: la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico, e il calo sensibile del numero di colleghi regolarmente assunti nelle redazioni, sta già portando ad un calo dei contributi versarti all'Inpgi e degli iscritti alla Casagit, strutture che in in un futuro, nemmeno troppo lontano, non potranno più garantire i servizi attuali agli iscritti.
Per queste ragioni il tema del precariato non riguarda solo i precari, ma tutta la categoria, il mondo dell'informazione, la società tutta.

Siamo consapevoli che si tratta di un problema molto complesso, in cui entrano in gioco interessi, diritti e opinioni contrapposte, resistenze, opportunismi e rendite di posizione, e che la strada per migliorare la situazione non sarà né agevole né breve, ma siamo altrettanto convinti che l'impegno del sindacato per i prossimi anni dovrà essere rivolto soprattutto al precariato.

I primi passi sono già stati fatti: per la prima volta la Federazione Nazionale della Stampa ha dato vita a organismi riconosciuti composti da freelance e precari che si occupano della questione, la Commissione per i lavoro autonomo e l'Assemblea per il lavoro autonomo, e in alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, sono sorti, con l'appoggio del sindacato, coordinamenti che si occupano di "fare rete" fra i precari e di sottolineare le esigenze e i problemi.

Si tratta però di strumenti che ora vanno riempiti di contenuti, e sostenuti con decisioni e mezzi adeguati, per ottenere, in tempi più rapidi possibile, dei risultati.

L'azione del sindacato va sviluppata su due direttrici: la prima dovrà tendere a garantire l'assorbimento con contratti a tempo indeterminato, o perlomeno con rapporto di dipendente e relative tutele, per il maggior numero possibile di colleghi precari.

Si tratta però di un'eventualità che riguarderà una minoranza dei precari del Paese, ed è quindi necessaria un'azione forte per fissare una serie di regole che garantiscano condizioni i di lavoro minime per coloro che, più o meno spontaneamente, hanno scelto di lavorare come freelance.

Riteniamo fondamentale giungere, (anche con un intervento legislativo?), alla definizione di retribuzioni minime decorose, con criteri coerenti, chiari e uniformi, e di garanzie per il lavoro svolto, ma anche a un maggior rigore nel rispetto dei principi base della deontologia professionale.

E' poi fondamentale poi ribadire il concetto, ormai ignorato dagli editori e più in generale da tutti i datori di lavoro in Italia, ma assolutamente condiviso in altri paesi europei, che il lavoro precario, proprio perché privo di garanzie, deve costare di più rispetto a quello dipendente.

Attualmente invece questo concetto è stato ribaltato: i precari, sia se si guarda al tempo impiegato, sia al lavoro svolto, sono pagati molto meno rispetto ai colleghi assunti.

Una situazione che favorisce il ricorso al lavoro precario da parte degli editori che, oltre ad avere lavoratori a basso costo, sono anche liberi di utilizzare questi colleghi come meglio credono.

È necessaria poi un'azione per favorire un cambiamento culturale da parte di tutti i giornalisti, a cominciare da quelli dipendenti e tutelati da un contratto di lavoro (che spesso sono anche direttori e caporedattori di giornali): tutti i colleghi devono rendersi conto che il mondo è cambiato, che il precariato e l'abusivismo non sono più una più o meno breve esperienza in attesa di un'assunzione, una sorta periodo di prova in attesa di un lavoro stabile, ma un'inaccettabile ed insostenibile condizione lavorativa permanente.

Il Sindacato deve dimostrare di avere consapevolezza della situazione, essere vicino a questi colleghi: solo in questo modo potrà essere percepito anche dai freelance come "il sindacato dei giornalisti", e non come il sindacato dei giornalisti assunti e garantiti, superando la convinzione, purtroppo ancora diffusa fra molti colleghi, che esistano due categorie: gli assunti, e … …gli altri



documento allegato:
com_precari_congresso_FNSI_10dicembre2010.pdf



Coordinamento giornalisti Precari e Freelance del Friuli Venezia Giulia

Informazioni e contatti:
- precari.freelance@assostampafvg.it - www.assostampafvg.it
- Assostampa FVG, Corso Italia n. 13, 34122 Trieste
  tel. 040/370371-370571; fax 040/370378

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