Lunedì 3 giugno 2013 si è svolta a Trieste l'assemblea generale dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia.
Alla presenza del presidente della Fnsi Giovanni Rossi, sono stati approvati all'unanimità i bilanci (anche quest'anno in attivo) ed è stata estesa ai giornalisti collaboratori in difficoltà economica la possibilità - già prevista dallo statuto per i professionali - di chiedere l'iscrizione gratuita al sindacato.
Dopo un ampio e vivace dibattito, al quale ha partecipato anche il segretario dell'Assostampa Romana Paolo Butturini, l'assemblea ha approvato, con tre astensioni e nessun voto contrario, il seguente documento, che i consiglieri nazionali del Friuli Venezia Giulia porteranno al prossimo consiglio nazionale della Fnsi:
SUL SISTEMA DELL'INFORMAZIONE ITALIANA
SI STA SCATENANDO LA"TEMPESTA PERFETTA"
Le cause non vanno ricercate soltanto nella crisi economica e sociale in atto, che tutt’al più ha aggravato la situazione, ma nelle antiche carenze strutturali e normative del settore, mai affrontate in tutta la loro complessità, il cui superamento è stato per troppo tempo eluso nonostante gli allarmi costantemente lanciati dal sindacato unitario dei giornalisti.
I quotidiani hanno continuato a perdere lettori e copie vendute e sono diminuiti gli ascolti dei grandi network televisivi, con conseguente flessione degli introiti pubblicitari; ancora molto incerta appare l’integrazione dei vecchi media nel web con il rischio che sia progressivamente marginalizzato il ruolo della stampa e della professione giornalistica.
Anche le difficili vertenze che il sindacato sta affrontando in questo periodo sono una delle conseguenze, con effetti sociali devastanti, dell’incapacità di cogliere con tempestività i segnali del progressivo degrado del sistema e di affrontare in modo radicale e senza improvvisazioni la riforma complessiva di un comparto industriale di grande rilevanza sociale e civile prima che economica.
La trattativa appena avviata dalla Fnsi con la Fieg sul rinnovo contrattuale va condotta su un binario di assoluta chiarezza e trasparenza. No a chi, fra gli editori, con la scusa della crisi, vuole destrutturare il contratto, insostituibile rete di garanzia necessaria soprattutto per chi lavora nei giornali e nei media più piccoli. Sì a chi ragiona in termini di sviluppo, crescita, salvaguardia dei posti di lavoro. E' vero che senza interventi pubblici mancano le risorse per il nuovo contratto, ma deve essere anche chiaro che le risorse non devono servire soltanto per finanziare gli ammortizzatori sociali, pur necessari, ma vanno indirizzate anche alla crescita e allo sviluppo.
In questo contesto va affrontato e risolto il grave problema della crescente precarizzazione del lavoro giornalistico e della tutela del lavoro autonomo, anche attraverso una rigorosa applicazione della legge sull’equo compenso. Va quindi superata la divisione concettuale fra giornalisti contrattualizzati ed autonomi o freeelance, per affrontare in ogni sede in modo organico le problematiche di tutta la categoria. Il ricorso al lavoro irregolare, sottopagato e senza diritti, di collaboratori e autonomi non consente infatti un'informazione libera né di qualità, indebolisce le prospettive del lavoro contrattualizzato, aumenta il potere incontrollato dei datori di lavoro e mette in discussione la stabilità del sistema previdenziale della categoria.
Pur rifiutando l’equivoca definizione di quarto potere, siamo tutti consapevoli che la libertà e l’autonomia dell’informazione sono le precondizioni della convivenza democratica. Da tale consapevolezza, in questo difficile momento di svolta per la società italiana, deve nascere un impegno forte per fermare la crisi, rilanciare il ruolo del sistema ed eliminare tutti gli ostacoli che ne hanno frenato la vita.
Non favoriscono l’avvio di una nuova stagione riformatrice l’incertezza del quadro politico, associata alla permanente attitudine di porre l’informazione sotto controllo, e persino il rifiuto posto da nuovi movimenti politici di riconoscere il ruolo professionale degli operatori del settore.
Ciononostante, a fronte della gravità della situazione, il sindacato dei giornalisti deve saper recuperare per intero l’iniziativa politica chiamando alla mobilitazione e all’impegno concreto tutti gli interlocutori che si riconoscono nei valori e nelle garanzie costituzionali attorno a un progetto complessivo di riforma del settore depurato da qualsiasi tentazione corporativa.
Punti essenziali di questa piattaforma sono:
- l’approvazione in tempi brevi di una nuova legge a sostegno dell’editoria che, abbandonando la stagione dei contributi a pioggia e con regole severe, favorisca i processi di trasformazione industriale verso la multimedialità, la crossmedialità e la transizione al digitale, l’ammodernamento tecnologico e i nuovi prodotti editoriali, la nascita e lo sviluppo di iniziative a tutela dei diritti costituzionalmente protetti, con una particolare attenzione ai media voce delle minoranze etnico - linguistiche;
- una nuova legge sulle televisioni che superi l’attuale assetto sostanzialmente duopolistico del settore e favorisca il ritorno della Rai alla sua missione editoriale di servizio pubblico, liberato dalla dipendenza dai partiti;
- una nuova normativa sulla ripartizione delle risorse pubblicitarie al fine di superare gli attuali squilibri;
- una legge sul conflitto di interessi nel settore editoriale che impedisca gli intrecci perversi tra politica, industria e informazione;
- la revisione della legge sulla stampa e sulla tutela del diritto di autore, estendendo la normativa anche alla rete;
- una radicale riforma della legge sull’Ordine dei giornalisti;
- un intervento legislativo che, superando la normativa in vigore, estenda e amplifichi le forme di tutela e di welfare al lavoro giornalistico autonomo;
- una revisione, alla luce dell’esperienza, della legge 150/2000 e del relativo regolamento riguardante gli uffici stampa e le agenzie di informazione della pubblica amministrazione affinché, in tali contesti, sia applicato il contratto giornalistico al fine di garantire una corretta informazione istituzionale.
Su questi temi, su questa vera e propria emergenza democratica e sociale, per fermare questa "tempesta perfetta", la categoria deve essere chiamata a una nuova stagione di impegno e mobilitazione.
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