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27 dicembre 2013

EQUO COMPENSO: UN PROMEMORIA E ALCUNI CHIARIMENTI

Il commento di Maurizio Bekar* 
(dal sito web di Articolo 21)

Il 9 gennaio verrà riunita la Commissione plurilaterale istituita presso il Dipartimento per l'Informazione del Governo, per votare una delibera d'indirizzo per l'individuazione dell'equo compenso. E in questi giorni di ferie è lasciato il tempo ai membri della Commissione per formulare osservazioni e proposte, prima del voto della delibera.

Avendo lavorato a lungo sul tema, assieme ad altri freelance, mi sento quindi in diritto e in dovere di sottolineare che, fin dal marzo scorso, è stata formalizzata una proposta d'individuazione dell'equo compenso, elaborata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi. Cioè proprio da quei lavoratori autonomi che il problema della precarizzazione del lavoro giornalistico lo vivono quotidianamente sulla propria pelle.
E' una proposta che individua l'equo compenso con i parametri di retribuzione dei giornalisti dipendenti (così come prescrive la legge 233/2012) e, in caso di disaccordo, rimanda alle tabelle dei compensi minimi del 2007 dell'Ordine dei giornalisti, rivalutate dell'inflazione.
E questa è la proposta da tempo formalizzata al tavolo plurilaterale dell'Equo compenso da parte della Fnsi. Dove però non pare godere di facile cittadinanza, osteggiata apertamente dagli editori, ma anche da una serie di resistenze e distinguo ben difficilmente comprensibili. A meno che l'intento non sia quello di affossare l'equo compenso, o ridimensionarlo e renderlo inutile, o di trasformarlo in una discussione infinita senza sbocchi operativi.
Lungi dal pensare di avere in tasca il libro della verità, mi pare utile esplicitare qui gli assunti sui quali quella proposta d'attuazione è nata e si basa. In modo da fugare possibili equivoci. Ma anche “a futura memoria”; perchè pure quella, nella vita, conta.
Di equo compenso, nella Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi, ne abbiamo discusso per quasi due anni, e cioè ben da prima dell'approvazione della legge 233/2012. E ci siamo talvolta anche litigati, fra freelance, non individuando dei parametri convincenti e largamente condivisi.
Ci è infatti alla fine risultato chiaro che stabilire un compenso minimo uguale per tutti era impossibile, perchè altamente soggettivo: ciò che poteva sembrare una conquista epocale per i sottoretribuiti da 3-5-10 euro al pezzo (per esempio ipotizzando 20-30 euro lordi) era tacciato da sottoretribuzione da quelli che, dovendo campare davvero di questo lavoro, già oggi combattono per farsi pagare di più. E c'era il ragionevole rischio che a stabilire “per legge” tale importo fisso, inevitabilmente si sarebbero poi livellate al ribasso le retribuzioni oggi maggiori, con il pretesto che “questo è l'equo compenso stabilito per legge”.
Ipotizzare invece un “equo compenso minimo uguale per tutti”, ma parametrato alle retribuzioni più elevate delle testate nazionali, avrebbe probabilmente tutelato gli autonomi oggi meglio retribuiti, ma sarebbe anche stato oggettivamente impraticabile per le piccole testate locali.
Ma anche prendere come parametri retributivi le “tabelle” a pezzo per i collaboratori ex articoli 2 e 12 del contratto FIEG avrebbe generato problemi analoghi: inapplicabili o troppo elevate per delle micro-collaborazioni locali fatte anche di “brevi”, e viceversa troppo basse per chi del lavoro di freelance ci dovrebbe campare. Ricordiamoci infatti che quelle cifre tabellari sono lorde, ma di collaboratori inquadrati come dipendenti, e quindi con altri costi (contributi etc.) a carico dell'azienda. Inoltre quelle tabelle vengono spesso aggirate al ribasso dagli editori, considerandole non "il minimo di retribuzione contrattuale", ma “la retribuzione omnicomprensiva per tutti i pezzi forniti”, o con solo minimi aggiustamenti.
Come Commissione lavoro autonomo siamo infine giunti, dopo un non semplice processo di discussione, alla conclusione che l'equo compenso potesse essere rapportato solo (e in proporzione) alle retribuzioni dei dipendenti. Che è poi ciò che prescrive la legge 233/2012. In altre parole: se un freelance lavora full time per 1 mese per una testata, questi deve percepire NON MENO di quanto lì guadagna un dipendente. Anzi: di più, perchè il freelance si assume in proprio vari costi che per il dipendente vengono coperti dall'editore (contributi, malattia, ferie, tfr, tredicesima, rischi, etc.). E se vi lavora per soli 15 giorni al mese, ne deve percepire la metà, e così via.
E, secondo la proposta della Commissione Lavoro autonomo, se si lavora per testate diverse, i compensi devono essere sempre proporzionati alla retribuzione del dipendente, a seconda dei rispettivi contratti collettivi applicati (FIEG, USPI, Aeranti-Corallo) e del tempo di lavoro impiegato (1 giorno, 7 giorni, 1 mese...).
Così che, se si lavora tutto l'anno per più testate diverse, alla fine si possa percepire complessivamente la stessa retribuzione (lorda) di un dipendente.
L'applicazione della proposta è poi semplice: per ogni incarico va concordato il tempo di lavoro necessario per il suo adempimentoe quello dev'essere pagato in proporzione alla retribuzione del dipendente. Mentre in caso di disaccordo si fa riferimento al tariffario dell'Ordine dei giornalisti del 2007, rivalutato dell'inflazione (tariffario che, non a caso, anche oggi può essere preso da un giudice come riferimento di congruità retributiva in una causa di lavoro).
In questo modo non si deve impazzire nei conteggi di quante brevi, foto, articoli e rigaggi sono stati prodotti per individuare l'equo compenso: si patteggia solo un tempo di lavoro ritenuto necessario per l'incarico, e quello viene pagato in proporzione alla paga (lorda) del dipendente. Fatta salva la facoltà di patteggiare anche importi più elevati. E il tariffario dell'Ordine del 2007 viene richiamato solo in caso di disaccordo, o per decisione consensuale delle parti (freelance e datore).
Il punto forte di questa proposta non sta però solo nella facilitazione dei conteggi, e nella piena aderenza al dettato della legge 233/2012, ma anche nel fatto che soddisfa una condizione posta fin dall'inizio dal Sottosegretario all'Editoria: che non si poteva varare un tariffario dell'equo compenso. Perchè questo sarebbe risultato in contrasto con il decreto sulle liberalizzazioni delle professioni e con le norme europee. E quindi si potevano solo individuare dei “parametri di riferimento”, da cui poter poi derivare il calcolo l'equo compenso.
Bene: la proposta d'individuazione dell'equo compenso formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi soddisfa appieno tutte queste condizioni.
Viene quindi da chiedersi perchè per mesi non sia mai stata seriamente discussa nel merito in Commissione Equo Compenso. Viene da chiedersi perchè si siano volute percorrere altre strade. Viene da chiedersi perchè i lavori della Commissione sono da tempo visibilmente impantanati. Vengono da chiedersi molte cose.
Ma queste potranno essere argomento di altre riflessioni, a tempo debito. Per ora limitiamoci a chiarire a tutti ciò che prevede la proposta d'individuazione dell'equo compenso formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi. E che ciascuno si faccia la sua idea.
Poi vediamo che accadrà, e ne riparleremo alla prossima puntata...

* Maurizio Bekar
membro della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi
vicesegretario dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia

19 dicembre 2013

ODG FVG: ISTITUIRE UN OSSERVATORIO SULLE CONDIZIONI DEI COLLABORATORI

La nota del Consiglio regionale dell'Ordine Fvg sull'esposto sulla Carta di Firenze archiviato dal Consiglio di Disciplina





Il Consiglio regionale dell’Ordine prende atto della delibera di archiviazione, da parte del Consiglio di Disciplina territoriale, dell’esposto dell’Assostampa e del Coordinamento giornalisti e precari freelance sulle condizioni di lavoro dei collaboratori nelle testate della regione.

Il Consiglio non entra nel merito della deliberazione del Consiglio di Disciplina, che è un organismo autonomo, ma non intende certo con tale presa d’atto archiviare il problema del precariato e dei compensi ai collaboratori spesso al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi. Non spetta peraltro al Consiglio di Disciplina risolverlo, tanto più attraverso un esposto che, pur delineando un quadro complessivo decisamente preoccupante, non individua specifiche responsabilità di iscritti all’Ordine né documenta le singole violazioni. Al di là dell’appello annunciato dai ricorrenti al Consiglio di Disciplina nazionale dell’ordine dei giornalisti, il Consiglio regionale ritiene quindi di promuovere con decisione un’azione comune con l’Assostampa e il Coordinamento precari per un più puntuale monitoraggio delle condizioni di lavoro dei giornalisti collaboratori nelle testate della regione. 

A tal fine l’Ordine del FVG è pronto a istituire, anche a livello regionale, un “Osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti”, previsto dalla Carta di Firenze come strumento paritetico fra Ordine e FNSI. Tutto ciò in attesa che si concludano i lavori della Commissione nazionale sull’equo compenso, prevista dalla legge 233/2012, che dovrebbe appunto definire l’entità dell’equo compenso. 

La legge, approvata nel dicembre 2012, è infatti successiva alla Carta di Firenze che demanda ai Consigli regionali dell’Ordine la definizione dei parametri di riferimento dei compensi. E, in presenza di una specifica legge sull’equo compenso e di una Commissione nazionale espressamente demandata a definirlo, sarebbe improprio lasciare ai singoli Ordini regionali la fissazione dei parametri.

14 dicembre 2013

CARTA DI FIRENZE: RICORSO CONTRO LO SFRUTTAMENTO NEI GIORNALI

Appello al nazionale contro l'archiviazione dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari. Il comunicato...

L'Assostampa e il Coordinamento precari del Friuli Venezia Giulia proporranno appello al Consiglio di disciplina nazionale dell'Ordine dei giornalisti contro la decisione del Consiglio di disciplina territoriale che ha archiviato - a quasi un anno dalla sua formalizzazione e senza aver sentito né i firmatari né i testimoni indicati - l'esposto ai sensi della Carta di Firenze riguardante le condizioni di lavoro dei giornalisti lavoratori autonomi della regione.
Già in una precedente nota il sindacato dei giornalisti aveva espresso sconcerto per la decisione, definita pilatesca, motivata in quanto non si ritiene "di poter identificare giornalisti responsabili di violazioni deontologiche", e che è sembrata ispirata da una logica del "così fan tutti".
Pur riconoscendo la gravità della situazione (con retribuzioni che per i ricorrenti sono ben al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi), il Consiglio di disciplina ha sottolineato più volte che le retribuzioni generalmente riconosciute nei maggiori giornali del Friuli Venezia Giulia sono frutto di accordo fra le parti, come se i rapporti di forza fra aziende e collaboratori fossero paritari, e i termini contrattuali non venissero imposti ai collaboratori.
Il Consiglio di disciplina, per motivare l'archiviazione della pratica, si era poi avventurato in considerazioni economico amministrative interne alle testate, anziché concentrarsi sulle proprie competenze deontologiche a tutela dei colleghi. Ma soprattutto aveva negato l'applicabilità della Carta di Firenze affermando, contrariamente alla tesi consolidata nell’Ordine nazionale, che il provvedimento mancherebbe di un regolamento attuativo, collegando la Carta all'iter di definizione dell’equo compenso ai sensi dell’omonima legge, e ciò nonostante non vi sia alcuna interdipendenza legale fra i due strumenti.
Quanto alla presunta mancanza di documentazione e di casi concreti che consentano d’identificare dei responsabili della situazione, nella nota del sindacato si sottolineava ancora che, nonostante gli undici mesi necessari per prendere la decisione d'archiviazione, nessuno dei firmatari dell'esposto era mai stato convocato per richieste di chiarimenti o di documentazione aggiuntiva, che il sindacato avrebbe fornito rapidamente e con piena disponibilità.
La decisione del Consiglio di disciplina territoriale Fvg è stata nei giorni scorsi criticata anche dal presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino.


>> Qui il testo dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, l'8 gennaio 2013

>> Qui il testo della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, l'11 novembre 2013

06 dicembre 2013

SE LA SCHIAVITU' E' DIFFUSA... NON E' REATO

Iacopino sull'esposto di sindacato e precari sulla Carta di Firenze, archiviato dal Consiglio di disciplina dell'Odg Fvg



"Schiavitù: se è diffusa non è reato". Il Presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha così commentato sul suo profilo Facebook la delibera di archiviazione del Consiglio di disciplina dell'Ordine del Friuli Venezia Giulia in merito all'esposto ai sensi della Carta di Firenze che era stato presentato il gennaio scorso da Assostampa e Coordinamento precari del FVG. 

Segue il testo del commento di Iacopino.


 SCHIAVITÙ: SE È DIFFUSA NON È REATO
Le sentenze si rispettano. Suona bene. Ma ce ne sono alcune che proprio non si riesce a digerirle. In Friuli Venezia Giulia, l'assostampa e il coordinamento dei giornalisti precari aveva presentato un esposto ai sensi della Carta di Firenze contro i direttori e altri della catena di comando di Piccolo, Messaggero Veneto e Gazzettino. Il Consiglio di disciplina (organismo assolutamente autonomo per legge) lo ha archiviato. Non già perché i tre direttori sono iscritti ad altri Ordini regionali, ma per motivazioni che non mi sento di condividere. Una, tra altre. Eccola: "La situazione prospettata dai ricorrenti è ampiamente diffusa in tutte le aziende editoriali radicate sul territorio".
Sono, lo dichiaro, in aperto conflitto di interessi, essendo - come mi diceva Maurizio Bekar, uno dei firmatari dell'esposto - il "papà della carta di Firenze". Ma sento il bisogno di dire, non avendo alcun ruolo o potere in un eventuale giudizio di appello, che questa decisione mi fa star male.

(5 dicembre 2013)

Una precisazione: l'esposto presentato in gennaio in realtà non formalizzava accuse specifiche contro i direttori delle tre testate citate e la relativa catena di comando, ma si limitava ad esporre una situazione largamente diffusa e nota, chiedendo all'Ordine regionale di valutarla dal punto di vista deontologico, agendo di conseguenza.
E' stato poi l'Ordine del FVG che, per sua scelta, il 21 gennaio deliberò di aprire un'indagine disciplinare nei confronti dei tre direttori citati, piuttosto che altri. Salvo che poi di tale indagine disciplinare, pur formalmente deliberata, non si è saputo più nulla. E non vi è oggi traccia nemmeno nella delibera di archiviazione del Consiglio di disciplina regionale, al quale nel frattempo erano passate le competenze. Come se si fosse persa per strada. Il che è pure peggio di quanto stigmatizzato dal presidente dell'Ordine nazionale, Enzo Iacopino.


>> Qui il comunicato di Assostampa e Coordinamento precari

>> Qui il testo integrale della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

>> Qui il testo integrale dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia l'8 gennaio 2013. 

27 novembre 2013

CARTA DI FIRENZE: ARCHIVIATO L'ESPOSTO DEL SINDACATO FVG

"Decisione pilatesca": finisce in nulla l'esposto di Assostampa e Coordinamento precari Friuli Venezia Giulia a tutela dei non contrattualizzati

Il Consiglio di disciplina territoriale dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha archiviato - a quasi un anno dalla sua formalizzazione e senza aver sentito né i firmatari né i testimoni indicati - l'esposto ai sensi della Carta di Firenze presentato dall’Assostampa e dal Coordinamento precari del Friuli Venezia Giulia riguardante le condizioni di lavoro dei giornalisti lavoratori autonomi della regione.
Il sindacato dei giornalisti esprime sconcerto per la pilatesca decisione, motivata in quanto non si ritiene "di poter identificare giornalisti responsabili di violazioni deontologiche", e che sembra ispirata da una logica del "così fan tutti".
Pur riconoscendo la gravità della situazione (con retribuzioni che per i ricorrenti sono ben al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi), il Consiglio di disciplina sottolinea più volte che le retribuzioni generalmente riconosciute nei maggiori giornali del Friuli Venezia Giulia sono frutto di accordo fra le parti, come se i rapporti di forza fra aziende e collaboratori fossero paritari, e i termini contrattuali non venissero imposti ai collaboratori.
Il Consiglio di disciplina, per motivare l'archiviazione della pratica, si avventura inoltre in considerazioni economico amministrative interne alle testate, anziché concentrarsi sulle proprie competenze deontologiche a tutela dei colleghi. Ma soprattutto nega l'applicabilità della Carta di Firenze affermando, contrariamente alla tesi consolidata nell’Ordine nazionale, che il provvedimento mancherebbe di un regolamento attuativo, e collega inoltre la Carta all'iter di definizione dell’equo compenso ai sensi dell’omonima legge, e ciò nonostante non vi sia alcuna interdipendenza legale fra i due strumenti.
Quanto alla supposta mancanza di documentazione e di casi concreti che consentano d’identificare dei responsabili della situazione, si sottolinea ancora che, nonostante gli undici mesi che sono stati necessari per prendere la decisione d'archiviazione, nessuno dei firmatari dell'esposto è mai stato convocato per richieste di chiarimenti o di documentazione aggiuntiva, che il sindacato avrebbe fornito rapidamente e con piena disponibilità.
L’Assostampa e il Coordinamento giornalisti precari e freelance del Friuli Venezia Giulia valuteranno in tempi celeri quali nuove azioni e iniziative intraprendere per veder tutelati i diritti dei tanti collaboratori che ogni giorno lavorano con retribuzioni che offendono la loro dignità personale e la stessa professione giornalistica.

Qui il testo integrale della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

Qui il testo integrale dell'esposto, depositato da Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia l'8 gennaio 2013.

20 novembre 2013

STATI GENERALI INFOPRECARIA FVG 2013: LA MOZIONE APPROVATA


L'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
ha dibattuto su Facebook e in Rete


Stabilizzazioni dei precari, tutele per gli autonomi nel contratto e in leggi regionali di settore, attuazione dell'equo compenso, della Carta di Firenze e del suo Osservatorio, riforma dell'Ordine e revisioni dei suoi iscritti, più stretti rapporti fra Comitati di redazione e collaboratori, potenziamento dei servizi per gli autonomi da parte degli organismi di categoria.

Sono queste alcune delle indicazioni e richieste emerse dagli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia, svoltisi in un Forum su Facebook, aperto a tutti, dal 25 ottobre al 17 novembre scorsi. L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento giornalisti precari e freelance e dalla Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, per dare seguito agli Stati Generali nazionali svoltisi in luglio in Fnsi, ed approfondire e attuare a livello regionale le proposte lì emerse.

La scelta di realizzarli su Facebook, con il rilancio su internet di alcuni dei contributi giunti (in parte raccolte sul blog del Coordinamento precari: http://freelancefvg.blogspot.it/ ), è stata motivata dall'intento di offrire una maggiore possibilità di coinvolgimento e dibattito con i colleghi, anche se fisicamente distanti, in orari insoliti, o in tempi differenziati rispetto a una riunione fisica. Il Forum, inteso come confronto con tutta la categoria, è stato aperto anche ai non iscritti al sindacato.

Dall'ampio dibattito che si è sviluppato, sono emerse con forza varie problematiche ed urgenze dei giornalisti non contrattualizzati da dipendenti. Centrale, tra le indicazioni emerse, la necessità di “superare la divisione culturale troppo spesso esistente fra giornalisti contrattualizzati, precari e autonomi, per affrontare organicamente in ogni sede e tavolo di trattativa, in modo globale, unitario e solidale, le problematiche di tutta la categoria, oggi formata per il 60% da lavoratori autonomi, e solo per il 40% da lavoratori dipendenti”.

Oltre a ciò, la necessità di far applicare puntualmente e rispettare le normative esistenti nella categoria, che altrimenti rischiano di venir svuotate “da carenze nelle fase di vigilanza o di applicazione”. E, più in generale, l'indicazione che per affrontare queste tematiche è necessaria “la partecipazione attiva e sinergica di tutti i colleghi, autonomi e contrattualizzati”, cioè senza divisioni tra contrattualizzati e non, e senza delegare ad altri la risoluzione di problemi che sono comuni a tutta la categoria.

Di seguito >> e qui scaricabile << la mozione approvata



Per altre informazioni consultare il blog e la pagina Facebook del Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia: 

o mandare una mail a: 




Mozione approvata dagli
Stati Generali dell’informazione precaria
del Friuli Venezia Giulia
(su Facebook e web, 25 ottobre - 17 novembre 2013)

Gli Stati generali dell'Informazione precaria del Friuli Venezia Giulia, convocati dal Coordinamento giornalisti precari e freelance e dalla Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, aperti a tutti i freelance e precari della regione, anche non iscritti al sindacato, e discussi via Facebook e in Rete dal 25 ottobre al 17 novembre 2013, dopo ampia discussione approvano il seguente documento:


In Italia il 60% dei giornalisti attivi oggi non ha un contratto da dipendente. Di questi quasi il 70% guadagna meno di 10 mila euro lordi l'anno, e il 49% meno di 5 mila. Retribuzioni, queste, che pur lavorando continuativamente non permettono l'autosufficienza economica. E mentre il lavoro dipendente diminuisce, aumentano i giornalisti con contratti precari, e le forme di lavoro giornalistico non riconosciuto, come sul web, negli uffici stampa e nel settore radio-televisivo e nel supposto “citizen journalism”.

Queste condizioni di lavoro vanno considerate un'emergenza per tutta la categoria e vanno affrontate con determinazione anche per la sopravvivenza stessa della professione.

Il giornalismo precarizzato e sottopagato, senza diritti, prospettive e tutele sociali, è infatti divenuto la norma per chi non ha un contratto da dipendente. In queste condizioni il lavoratore autonomo si trova spesso sotto un pesante ricatto economico, e non può quindi essere il garante credibile di un'informazione libera, indipendente, oggettiva e di qualità.

In questo senso la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico è un'emergenza che riguarda non solo tutta la categoria, ma che ha conseguenze dirette sull'informazione per i cittadini, e in ultima analisi sulla stessa qualità della democrazia nel nostro Paese.

Il diritto all'informazione e alla sua qualità non possono quindi più essere disgiunti dai diritti del lavoro e dalle tutele dei lavoratori autonomi, che il contratto collettivo già riconosce ai giornalisti dipendenti.

Sui diritti da riconoscere ai giornalisti non contrattualizzati confermiamo l'attualità e le indicazioni dei documenti:

  • della Commissione nazionale lavoro autonomo per il XXVI congresso FNSI del 2011 (“Freelance e precarietà: per i diritti del lavoro, per la libertà e la qualità dell’informazione”)
  • l'ordine del giorno sul lavoro autonomo approvato per acclamazione dallo stesso congresso Fnsi
  • la “Carta di Firenze - Della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico, carta deontologica della professione, in vigore dal 2011
  • il documento del Friuli Venezia Giulia per gli Stati generali dell'informazione precaria, promossi dalla Fnsi l'11-12 luglio 2013

nei quali ci riconosciamo, ci sentiamo impegnati, e di cui chiediamo la piena e puntuale attuazione.

Più in particolare riconfermiamo, come già in passato, le seguenti priorità:

- Vanno perseguite con forza politiche di stabilizzazione e contrattualizzazione dei tanti giornalisti che ne avrebbero titolo, oggi spesso inquadrati fintamente come autonomi e co.co.co. Una politica che deve veder impegnati, per quanto di rispettiva competenza, gli organismi di categoria nazionali, regionali e aziendali (Cdr e fiduciari di redazione), in sinergia con i singoli colleghi interessati e con le loro eventuali rappresentanze collettive (coordinamenti di collaboratori e/o organismi riconosciuti dall'Assostampa).

- Le trattative per i nuovi contratti collettivi di lavoro, e le contrattazioni aziendali, devono vedere tra i punti qualificanti e prioritari la lotta al precarietà, puntando alle stabilizzazioni e contrattualizzazioni del lavoro oggi fintamente autonomo, ad esempio, per il contratto Fieg-Fnsi, tramite l'art. 1, ma anche (ove applicabili) le forme più flessibili degli art. 2 (collaboratori fissi) e 12 (corrispondenti), profili di cui vanno peraltro adeguati i tariffari, anche alla luce dei criteri della legge sull'equo compenso.
In ambito Fieg il ricorso ai co.co.co. va il più possibile respinto, a favore delle altre forme contrattuali già presenti (art. 2 e art. 12). Il co.co.co non deve essere usato per mascherare rapporti di lavoro di altra natura, né per richiedere rapporti in esclusiva.

- Ai tavoli delle trattative, sia aziendali che con gli editori, si chiede il massimo sforzo, la massima trasparenza e il permanente confronto con la base e con le rappresentanze degli autonomi, freelance e precari, sui punti che li riguardano.

- Vanno estese tutele e diritti anche ai non inquadrati come dipendenti, che sono quasi sempre parte debole nei confronti dei datori di lavoro. Va quindi sostenuto con forza e con politiche attive il principio che diritti e tutele non possono essere appannaggio solo dei dipendenti, ma di tutti i giornalisti. E questo tanto più in un mercato in crisi, dove strategie tese solo a stabilizzazioni e contrattualizzazioni da dipendenti possono poi anche rivelarsi non efficaci, lasciando senza diritti e garanzie chi non può venir contrattualizzato, o lavora da autonomo.

- In questo senso la legge sull'equo compenso del lavoro giornalistico autonomo dev'essere sollecitamente e correttamente applicata, respingendo ogni tentativo di limitare e diluire la portata di un provvedimento che punta esplicitamente a dare applicazione all'art. 36 della Costituzione anche ai lavoratori autonomi, finora senza tutele.
Pertanto confermiamo la condivisione della proposta di attuazione formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi che, in ottemperanza della legge 233/2012, individua l'equo compenso in coerenza con i parametri della retribuzione lorda del giornalista lavoratore dipendente, con alcuni altri correttivi.
Più in particolare condividiamo il principio, da sempre espresso dalla Fnsi, che il lavoro autonomo non può costare meno di quello dipendente, e anzi sosteniamo che debba costare di più. E questo sia perché il lavoratore autonomo si assume costi di produzione, rischi, ed oneri contributivi, previdenziali ed assicurativi altrimenti spettanti al datore di lavoro, sia perché un autonomo che costi meno di un dipendente diviene per l'editore un incentivo a non assumere mai, anche chi ne avrebbe titolo sostanziale.

- Riguardo le sanzioni previste dalla legge sull'equo compenso, sottolineiamo che queste (ai sensi dell'art. 3 della L. 233/2012) prevedono non solo “la decadenza dal contributo pubblico in favore dell'editoria” ma anche “da eventuali altri benefici pubblici...”, e che queste vanno intese come applicabili anche ai livelli regionali e locali. Pertanto chiediamo con forza che in sede d'attuazione della legge le sanzioni vengano applicate puntualmente anche per quanto attiene gli “altri benefici pubblici”, e che ciò venga attuato, per quanto di competenza, anche ai livelli regionali e locali.

- La Carta di Firenze, sostenuta da grandi aspettative, è un irrinunciabile punto di riferimento ideale per dei migliori rapporti di lavoro e la tutela dei più deboli, ma non può restare solo un'enunciazione di principi. Le diversità di valutazioni su alcuni suoi passaggi e sulla sua applicabilità, più volte emerse nella categoria, non possono far dimenticare che la larghissima parte del documento è stata pienamente condivisa da Odg, Fnsi, freelance e precari, e che questo è nato da una condizione di gravi e diffusi disagi, a cui vanno date risposte concrete e urgenti.
La Carta di Firenze va quindi attuata, non come strumento di contrapposizione nella categoria, ma come momento di colleganza attiva, per la tutela del lavoratore più debole e come strumento di difesa nei confronti del potere oggi quasi incontrollato degli editori sui collaboratori.
In questo senso le sanzioni vanno pubblicizzate a fini deterrenti, senza appellarsi alla privacy, essendo provvedimenti di un ente pubblico per la tutela della professione.
A riguardo inoltre lamentiamo che l'esposto sull'equità dei compensi praticati dalle principali testate della nostra regione, presentato l'8 gennaio 2013 da Assostampa e Coordinamento precari e freelance del Friuli Venezia Giulia giace inevaso presso l'Ordine regionale, in attesa di espletamento dell'iter dal Consiglio di disciplina territoriale. Sottolineiamo che il completamento dell'iter regolamentare dell'esposto è non solo indilazionabile, ma un atto dovuto da un ente pubblico.

- Confermiamo la necessità di un sollecito completamento dell'“Osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti”, previsto dalla Carta di Firenze come strumento paritetico tra Ordine ed FNSI. Questo ha infatti “il compito di vigilare sull'effettiva applicazione della presente carta, di avanzare proposte di aggiornamento nonché di segnalare quelle condizioni di sfruttamento della professione che ledano la dignità e la credibilità dei giornalisti anche nei confronti dell’opinione pubblica”, e tale punto della Carta non è mai è stato oggetto di contestazioni o distinguo. Non vi sono quindi oggi motivi per non completarlo in forma paritetica, e un invito in tale senso viene pertanto rivolto alla Fnsi.
E' inoltre possibile e auspicabile istituirne uno, con compiti analoghi, anche a livello regionale. Ci impegniamo pertanto in questo senso, chiedendone l'istituzione in forma paritetica all'Ordine del FVG, dichiarandoci peraltro anche disponibili ad avviarlo in forma autonoma, analogamente a quanto è già avvenuto a livello nazionale.

- E' necessaria una radicale riforma dell'Ordine dei giornalisti, che porti a far sì (anche eventualmente tramite forme di auto-limitazione) che i suoi organismi rappresentativi siano formati da chi svolge effettivamente la professione, anche in forma saltuaria, ma regolarmente retribuita e con il versamento dei contributi. Tale iniziativa può essere avviata autonomamente anche dall'Ordine del FVG, come segnale di rilievo nazionale per l'auto-riforma della professione.

- Sempre riguardo l'Ordine dei giornalisti, è necessaria la revisione dagli elenchi dei non più aventi diritto all'iscrizione, e sono da attuare tutte le iniziative che mettano nella condizione chi già esercita esclusivamente la professione di sostenere gli esami per l'ammissione all'elenco dei professionisti. In questo senso si sollecita l'Ordine del FVG a emanare e pubblicizzare le norme attuative dalla delibera del Cnog del 13 marzo 2013 sul cosiddetto “ricongiungimento” dei pubblicisti, e di continuare a procedere con i riconoscimenti d'ufficio e di praticantato freelance a quanti ne avessero titolo, accompagnandoli e sostenendoli nell'iter.

- Rispetto alla determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni giornalistiche, chiediamo al Consiglio regionale dell’Ordine di adottare e rendere pubblici criteri e parametri di riferimento, così come previsto all'art. 2 della Carta di Firenze, e ai sensi dell'art 2233, secondo comma, del Codice Civile:
Il compenso, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe o gli usi, è determinato dal giudice, sentito il parere dell'associazione professionale a cui il professionista appartiene.
In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. (…)"
Si chiede pertanto all'Ordine di stabilire ed esplicitare qual è il livello di compenso che rispetti il decoro della professione.

- Chiediamo inoltre un costante impegno dell'Ordine e degli organismi di categoria alla sorveglianza e denuncia dei casi di esercizio abusivo della professione e di evasione contributiva, che divengono anche forme di concorrenza sleale verso chi invece rispetta le regole.

- Altrettanto chiediamo che i previsti corsi d'aggiornamento professionale previsti dalla nuove norme ordinistiche tengano conto delle generalmente scarse disponibilità economiche dei non contrattualizzati, e non gravino pesantemente sui loro già ridottissimi redditi da lavoro.

- Cdr e collaboratori: come chiarito più volte dalla Fnsi, ai sensi dell'art 34 del Ccnlg, i comitati e i Fiduciari di redazione possono intervenire anche per la tutela dei diritti e posizioni contrattuali dei lavoratori autonomi. Si sollecita pertanto la più ampia collaborazione e confronto tra Cdr, fiduciari e collaboratori, anche stimolando e favorendo la nascita di coordinamenti di collaboratori per testata, che eleggano propri rappresentanti come interfaccia continuativa con Cdr e fiduciari. Qualora ciò non fosse possibile, o comunque a loro supporto, indichiamo l'opportunità che ad assumersi tale onere siano il Coordinamento precari assieme alla Commissione regionale lavoro autonomo, o altri organismi riconosciuti dall'Assostampa FVG, quali i fiduciari e vicefiduciari provinciali.

- Uffici stampa. Una grande quantità di freelance e precari operano presso uffici stampa privati e pubblici, spesso in condizioni di non corretto inquadramento giornalistico, o in violazione della norme della L. 150/2000. Richiamiamo quindi la necessità di un'attenzione, mappatura e mobilitazione continuativa sul tema, con il coinvolgimento dei freelance e precari, come uno dei settori d'interesse strategico della categoria, per le sue implicazioni lavorative e contributive. Il Coordinamento precari e la Commissione regionale lavoro autonomo sono già disponibili come strumento di raccordo e d'iniziativa in tale direzione.

- Si chiede inoltre che gli organismi di categoria, anche a livello locale, potenzino i servizi di supporto tecnico e consulenza per le variegate e complesse problematiche del lavoro autonomo, che pare sempre più destinato ad aumentare. Ciò può essere ottenuto sia tramite riorganizzazioni e soluzioni tecniche interne, sia con convenzioni con professionisti od enti esterni, da sviluppare con la partecipazione attiva dei lavoratori autonomi e precari e delle loro rappresentanze, prime fra le quali il Coordinamento precari e la Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa.

- Molti risvolti applicativi dell'equo compenso, delle politiche di contrattualizzazione e stabilizzazione, dell'attuazione di Osservatori sul mercato del lavoro e il precariato, e delle politiche formative e d'aggiornamento possono trovare attuazione anche a livello locale, tramite leggi regionali e provvedimenti amministrativi ad hoc, come sono già stati proposti in varie altre realtà. Va quindi ripresa la mozione per la tutela del lavoro giornalistico autonomo e precario presentata al Consiglio Regionale dall'Assostampa e dal Coordinamento precari e freelance del FVG nella primavera 2012, che può oggi essere rilanciata con interventi diretti da parte della nuova Amministrazione regionale.

E' infine necessario, più in generale, superare la divisione culturale troppo spesso esistente fra giornalisti contrattualizzati, precari e autonomi, per affrontare organicamente in ogni sede e tavolo di trattativa, in modo globale, unitario e solidale, le problematiche di tutta la categoria, oggi formata per il 60% da lavoratori autonomi, e solo per il 40% da lavoratori dipendenti.

Per queste ragioni le problematiche della precarietà e del lavoro autonomo devono oggi essere affrontate trasversalmente e in stretto rapporto tra tutti i comparti del sindacato e degli altri enti di categoria.
In questo senso proponiamo che tutti gli organismi di categoria, anche a livello locale, oltre al bilancio economico redigano anche un bilancio sociale, incentrato in modo particolare sui temi della precarietà, per avere costantemente in evidenza i risultati concreti delle politiche messe in atto sul settore dei collaboratori, precari e freelance.

Sottolineiamo infine la necessità che, una volta stabilite regole, normative e procedure, tutti gli organismi di categoria s'impegnino in controlli accurati e continuativi, con segnalazioni e provvedimenti contro chi non le rispetta. E ciò al fine di evitare che pur giusti principi e normative vengano poi svuotate da carenze o limitazioni nelle fase di vigilanza o di applicazione.

Evidenziamo infine che per tutto quanto fin qui indicato e richiesto è necessaria la partecipazione attiva e sinergica di tutti i colleghi, autonomi e contrattualizzati. Perché la fascia più ampia della professione è oggi quella precaria, debole, ricattabile e difficilmente organizzabile attorno a riferimenti stabili, come in una redazione. Ma perché allo stesso tempo ogni rivendicazione, cambiamento e riforma richiede anche l'impegno attivo e sinergico dei suoi destinatari. E, in questo senso, per quanto nelle nostre possibilità, ci sentiamo impegnati.


Per altre informazioni consultare il blog e la pagina Facebook del Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia: 


o mandare una mail a: 

15 novembre 2013

STATI GENERALI INFORMAZIONE PRECARIA FVG, A TRIESTEOGGI TV (8 NOV. 2013)

Alessandro Martegani, del Coordinamento precari e segretario Assostampa Friuli Venezia Giulia, a TriesteOggi TV (8/11/2013)  


Dal 25 ottobre al 17 novembre 2013 si svolgono su Facebook gli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
 per dibattere problemi e proposte per il lavoro giornalistico non contrattualizzato nella regione. A promuoverli sono il Coordinamento giornalisti precari e freelance e la Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.


A dibatterne in studio a TriesteoggiTV, assieme alle problematiche dell'informazione precaria in Italia, Alessandro Martegani, del Coordinamento precari e segretario Assostampa FVG, e il collega Mattia Assandri, conduttore ed intervistatore del programma "Piazza grande" dell'8 novembre 2013...



Gli Stati generali dell'Informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
si tengono su Facebook, dal 25 ottobre al 17 novembre 2013,

14 novembre 2013

IL LAVORO AUTONOMO UN ELEMENTO DEFLAGRANTE. ORA, DALLE ANALISI ALLE BUONE PRATICHE


Il contributo di Maurizio Bekar
per il Rapporto LSDI 2012
“Il Paese dei giornalisti”

Da "Il paese dei giornalisti", il rapporto 2012 di LSDI sulla professione giornalistica in Italia, presentato il 5 novembre 2013 a Roma, il contributo di Maurizio Bekar (freelance vicesegretario Assostampa FVG, consigliere nazionale e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi), sul lavoro autonomo.


Non è un segnale, ma un grido d’allarme
, e a pieni polmoni. Il rapporto di Lsdi sulla condizione della professione giornalistica in Italia, elaborato a partire dai dati ufficiali, fotografa di anno in anno una situazione sempre più drammatica. E oramai insostenibile per la maggior parte della categoria. Dai dati emerge infatti la crisi del settore e dei capisaldi tradizionali che lo reggevano (contratto, tutele, carriera, status, pensione…). E la costante crescita dei lavoratori autonomi, divenuti oggi il 60% dei giornalisti attivi, spesso sottopagati sotto la soglia dell’autosufficienza economica. Ma quando la retribuzione media degli autonomi varia dai 9.000 al 12.800 euro lordi l’anno (con spese, contributi e rischi a carico), e il 49% di questi ha un reddito inferiore ai 5.000 euro, questa oramai non è solo una condizione eticamente inaccettabile, o un’emergenza, ma un elemento deflagrante per la tenuta della professione.

Il rapporto di Lsdi evidenzia vari elementi critici: troppi giornalisti iscritti all’Ordine (di cui meno della metà risulta attiva), contrazione degli organici delle redazioni, caduta delle sicurezze lavorative e pensionistiche anche per i tradizionali “garantiti” (cioè i contrattualizzati a tempo indeterminato).

Ma l’elemento più deflagrante, oggi e in prospettiva, credo sia quello del lavoro autonomo (e anche quello “fittiziamente autonomo”, in riferimento alle tante posizioni che dovrebbero invece venir più correttamente inquadrate come dipendenti). E’ infatti intuitivo che se il 60% dei giornalisti attivi oggi costa agli editori infinitamente meno di un dipendente (dalle 5 alle 7 volte, rispetto alle sole retribuzioni lorde, e non ai costi aziendali complessivi di un dipendente), unitamente ai vantaggi dell’esternalizzazione dei costi di produzione e della possibilità di avere “mano libera” nei rapporti con i collaboratori, la strada per l’editore che punti solo a massimizzare i profitti è già chiaramente tracciata: il destino sarebbe quello dell’ulteriore contrazione delle redazioni stabili e degli assunti, con il parallelo aumento del lavoro autonomo sottopagato e senza diritti. 

Che tutto ciò sia un danno per gli autonomi è evidente. Ma la crescita del lavoro precarizzato e sottopagato è una minaccia anche per i contrattualizzati o aspiranti tali. Che, come già avviene, possono vedersi costretti dopo una crisi aziendale o la perdita del lavoro a riconvertirsi in freelance, in un mercato drogato dalla manodopera a basso costo e fortemente ricattabile per l’urgenza economica. E’ però anche evidente che il lavoro precarizzato e sottopagato, oltre che alla disperazione di chi lo subisce, non porta alla prospettiva di una pensione congrua, ma neppure ad apporti economici significativi per la stabilità degli enti di categoria (Inpgi e Casagit).

Per queste ragioni è necessario che il sindacato (in tutte le sue articolazioni, anche territoriali ed aziendali) in ogni rinnovo contrattuale e vertenza tratti con forza e in termini unitari in rappresentanza di tutti i lavoratori: contrattualizzati e collaboratori esterni. Partendo dal presupposto che il sistema dell’informazione è oramai formato in media per il 60% da collaboratori. E che, se non si riesce a trattare e imporre anche con la forza organizzata dei contrattualizzati tutele, diritti e retribuzioni congrue per gli esterni, alla fine le strutture sindacali si ridurranno a rappresentare di fatto solo i dipendenti, cioè solo il 40% del reale circuito produttivo, una percentuale oltretutto in calo. Con danni per i collaboratori, che sempre meno si potranno sentire rappresentati dal sindacato, e per la tenuta complessiva degli enti di categoria.

Una chiosa a questo punto è doverosa: è innegabile che le tendenze del mercato del lavoro vanno verso l’aumento del lavoro autonomo e alla contrazione di quello dipendente a tempo indeterminato. Senza volere rinunciare al corretto inquadramento dei rapporti di lavoro (puntando cioè al riconoscimento di posizioni da dipendente, ove ne sussistano le condizioni), è però altrettanto necessario non avere solo questo orizzonte, ma anche strategie flessibili, realiste e inclusive verso gli autonomi, al fine di “non lasciare nessuno indietro e senza tutele”.

E’ quindi indispensabile una battaglia per l’equo compenso degli autonomi (sia ai sensi della legge 233/2012 in materia, sia grazie ad accordi aziendali e tra le parti sociali). Un equo compenso che non può però essere solo caritativo e “ragionevole” (per gli editori), ma che tenga conto “della coerenza” (ovviamente quantificata in proporzione) con i trattamenti previsti per i dipendenti. Cioè esattamente quanto prevede la legge 233/2012 sull’equo compenso; e come analogamente prevede la riforma Fornero del mercato del lavoro per i trattamenti dei co.co.pro.

Ciò in coerenza con una tesi da sempre sostenuta dal movimento sindacale, e cioè che “a uguale lavoro, uguale paga”, e che pertanto il lavoro autonomo non può costare meno di quello dipendente. Anche perchè un lavoro autonomo più economico porterebbe ineluttabilmente alla progressiva diminuzione di quello dipendente, e alla conseguente perdita di peso e ruolo del contratto collettivo di categoria, con tutte le sue garanzie e tutele.

In questo scenario di crescente emergenza un ruolo rilevante lo ricopre anche l’Ordine. Di cui da tempo si parla della necessità di una profonda riforma. Senza entrare qui nel merito delle varie proposte ed aspetti tecnici, o anche di tesi abolizioniste, credo però che almeno un’idea-guida dovrebbe unire tutti, e trascinarsi poi dietro il resto. E cioè che l’Ordine dovrebbe rappresentare tutti quelli che esercitano effettivamente la professione, anche solo saltuariamente, ma in forma retribuita e con il pagamento dei contributi. Altrimenti si è di fronte a un hobby, a del volontariato, o all’espressione del proprio pensiero, ma non certo a una professione, che deve produrre un reddito.

In questo senso, rispetto al dato abnorme dei circa 112.000 iscritti all’Ordine, di cui solo 47.000  attivi e circa 50.000 che non versano alcun contributo all’Inpgi (e che quindi si suppone non esercitino alcuna attività) andrebbe fatta una radicale riforma, per ripulire dagli albi da chi non esercita attività retribuita, con il connesso pagamento dei contributi. L’Ordine dovrebbe cioè rispecchiare e rappresentare chi la professione la svolge effettivamente, riscontrando questo dato dalla dichiarazione dei redditi e non solo dal versamento annuale della quota d’iscrizione. Il tutto, a scanso di equivoci, affrontando parallelamente la questione delle migliaia di collaboratori sottopagati, per i quali una pura ammissione all’Ordine “per censo” si risolverebbe di fatto in una loro ulteriore ed ingiusta penalizzazione. Quasi che la responsabilità delle sottoretribuzioni gravitassero solo sulle loro spalle e scelte.

Per contro andrebbe perseguito con rigore chi esercita attività giornalistica senza essere iscritto all’Ordine e in regola con i versamenti Inpgi. E anche questa sarebbe una forma di tutela per migliaia di autonomi sottopagati, che oggi si trovano a fronteggiare la concorrenza di chi, campando primariamente di altre attività, può anche accettare condizioni che un professionista, che deve ricavarne un reddito e campare, non accetterebbe mai.

Credo perciò che sia urgente approfondire una riflessione, e non solo teorica, su quella chiave di volta del circuito produttivo giornalistico che oggi è il lavoro autonomo. Che non può  più essere un sinonimo di “lavoro precario e senza diritti”; né una variabile dipendente del lavoro contrattualizzato o la prima valvola di sfogo delle crisi aziendali. In questo senso il rapporto di Lsdi è un prezioso strumento di lavoro. Dunque usiamolo, facendo seguire all’analisi dei dati le buone pratiche. E facendo ciascuno di noi la propria parte.

 * Maurizio Bekar
  Coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi
consigliere nazionale Fnsi


L'intervento audio integrale di Maurizio Bekar al Rapporto LSDI (5/11/2013):


Una sintesi del rapporto LSDI, e il testo integrale, su: www.lsdi.it/2013/giornalisti-la-bolla-del-lavoro-autonomo/


L'intervento di Maurizio Bekar è anche sul sito web:
www.articolo21.info