Sotto il titolo "Essere precari stanca" pubblichiamo delle testimonianze sulle condizioni del lavoro giornalistico autonomo e precario.
Diverse sono state raccolte tramite il “Questionario sui giornalisti non dipendenti nel Friuli Venezia Giulia", lanciato nel 2020-2021 dal Coordinamento precari e freelance e dalla Commissione lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.
Questa volta rilanciamo invece una testimonianza, pubblicata su Facebook, del collega toscano Samuele Bartolini. Che, dopo 21 anni di attività, ha deciso di abbandonare la professione giornalistica e di cercarsi un altro lavoro. Anche di operaio. Perchè "un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia...." Perchè il lavoro di giornalista collaboratore e precario si era fatto insostenibile, per poter vivere e mantenere famiglia e figli...
E' come quando ero piccino. Quando da ragazzi eravamo alla partita del Castelluccio e passavamo il tempo a lanciarci giù dal “grottone” macchiando i calzoni di verde.
Anche ora sto rotolando giù. Ma a differenza di quando ero ragazzo, ora non mi diverto. Al contrario. Sto male. Di più. Sto malissimo. E non vedo il fondo.
Dopo otto anni di onorato servizio e lenta ma costante crescita professionale, mi sono dimesso dal Tirreno. Sono andato via io. Non sentivo più niente di interessante da scrivere. Soprattutto aveva perso di senso, piano piano, il mio lavoro: rincorrere il politico di turno per la polemica del giorno, prendere il tipo del giorno e fargli l'intervista, persino le manifestazioni della Gkn mi davano fastidio.
Qual è stato il problema? All'inizio sono stati i compensi del nuovo editore: Sae. Poi parlo della considerazione per quanto fatto negli anni scorsi da parte di chi mi avrebbe dovuto valorizzare e non l'ha fatto. Non potevo continuare a scrivere e vedere a fine mese un'entrata pari a poco più di uno stagista.
Il crollo ha fatto capolino dal gennaio 2021: il conguaglio ha bruciato gran parte delle mie già poche entrate. Poi è arrivato il nuovo contratto ad aprile di Sae: fatto al ribasso quando mi avevano assicurato che non avrebbero cambiato nulla.
Poi è arrivato il crollo vero e proprio mio personale. Ho sentito montare mese dopo mese come una rassegnazione. Ho cominciato a provare un senso di depressione che cresceva e cresceva. Ogni servizio era diventato come un masso da spostare dallo stomaco ogni giorno. Non avevo più interesse. Non avevo più entusiasmo. Mi sentivo sfruttato.
L'estate l'ho passata in affanno e sparendo letteralmente ad agosto. A settembre ho riprovato a scrivere per il giornale ma, visto lo stipendio di ottobre, mi sono reso conto che il conto corrente sarebbe comunque continuato a calare.
Oggi però non sono più il ragazzo che si lanciava dal grottone insieme agli amici di paese. Sono padre di famiglia, vado per i 47 anni, mia moglie si spacca in quattro per la famiglia e io, tra depressione e sempre meno soldi in banca per la famiglia, fatico pure a guardare in faccia i miei figli.
Un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia. E avere la mostrina del giornalista sulla giacchetta era diventata solo un peso. Così mi sono dimesso dal Tirreno.
Sto abbandonando i miei sogni? Non lo so. Di certo ho fatto mille esplorazioni per un nuovo lavoro in questi mesi.
Ho fatto domanda pure alle Poste per un lavoro temporaneo. Mi hanno preso. Vado a fare l'addetto smistamento a Sesto Fiorentino. Farò l'operaio. Farò le notti. Non so quanto durerà.
Ho una laurea con lode. Sono ventun'anni che ho la tessera da giornalista in tasca. Non la perderò. Ma farò l'operaio. Perlomeno per un po' lo stipendio sarà dignitoso. E poi chissà.
Di certo, dopo aver dato il sangue per anni a questo giornale, mai avrei pensato che il post-Covid mi avrebbe portato a fare tali scelte.
(Dalla pagina Facebook di Samuele Bartolini, 3/11/2021, su autorizzazione)
Al post su FB sono seguite 284 reazioni, like e 178 commenti di solidarietà a Samuele. Tra i tanti ci pare opportuno rilanciarne di seguito almeno uno: quello di un ex collega di Samuele, pensionato dello stesso giornale, ed ex sindacalista. Un commento da meditare. E da cui ripartire, per non restare sempre fermi allo stesso punto...
(Puoi inviarci anche la tua testimonianza o riflessione a: precari.freelance@assostampafvg.it
Quelle selezionate potranno essere pubblicate anche in forma anonima)
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