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30 giugno 2024

ESISTE LA PROFESSIONE “GIORNALISMO”? OPPURE… La sconsolata risposta a una collega

"... dobbiamo diventare tutti influencer, youtuber prima che arrivi l’intelligenza artificiale e ci spazzi via tutti?"

Avevamo rilanciato dalla pagina Facebook "Giornalisti freelance" la testimonianza "UN "NUOVO GIORNALISMO"?, con delle amare riflessioni e richieste di una ex tirocinante, poi divenuta freelance ma senza soddisfazioni né prospettive. 

Il testo, ripubblicato anche dalla nostra newsletter, ha ricevuto in risposta una riflessione, altrettanto amara, da parte di un collega, che pubblichiamo di seguito in forma anonima.

Buongiorno,

ho letto con molto interesse la testimonianza e, devo dire, che mi sono rivisto in molteplici situazioni.

Posso solo esprimere vicinanza, comprensione, solidarietà e condivisione a chi ha scritto quel testo, condivisione che poco aiuta ma che evidenzia il problema.

Un testo che definirei non uno sfogo ma una attenta descrizione di una realtà che esiste, che molti non conoscono e che, purtroppo molti non vogliono conoscere.

I giornalisti oggi e, in particolare i freelance come il sottoscritto, si trovano nella condizione di confrontarsi con un contesto professionale a dir poco incredibile. Sì, direi che la definizione corretta è proprio “incredibile”, poiché non si può credere alle tantissime difficoltà alle quali siamo sottoposti, all’essere in molti persone che possono vantare curriculum eccellenti, titoli di studio, esperienze, capacità e conoscenze aggiornate e tanto altro ancora, frutto di fatiche personali e personalissime, di sacrifici personali e personalissimi, di rinunce e poi, vedersi catapultati, semplicemente, nel niente fatto di silenzio. Sì, è incredibile portare servizi giornalistici e vederseli ignorare completamente, non essere presi in considerazione, trascurati al punto tale da divenire invisibili.

E, nel frattempo, fare parte di una categoria estremamente criticata dal contesto sociale e diventare oggetto di apparente benessere e grande soddisfazione personale.

Bisogna provare la sensazione di sentirsi buttati via per comprendere la “grande soddisfazione personale”.

Niente da fare nelle testate affermate e, allora, si cade nella rete del microscopico, con editori improvvisati, con promesse che si trasformano in dipendenze di umilianti aspettative fino al punto di lasciare e dedicarsi alla professione completamente autonoma che più autonoma non può essere: i blog e tutto ciò che l’on line può offrire, ovviamente, gratis.

Libertà di stampa? Certo ma la libertà passa anche attraverso il lavoro, quello vero, quello espresso in modo deciso nell’art. 1 della Costituzione e ripreso poi in altri passi della Carta. Il lavoro retribuito, che rende l’uomo, e non il cittadino, degno, rispettato, orgoglioso e… libero.

E tutto questo senza parlare delle pressioni che continuamente arrivano da ogni dove.

Dai giornalisti oggi si vuole professionalità, sacrificio, fedeltà, appartenenza e tanto altro. Ma, per cosa?Con quale spirito possiamo affrontare i tanti corsi che sosteniamo quando poi, alla fine, non possiamo confrontarci con il nostro lavoro?

Possiamo vivere di niente?

Possiamo almeno criticare quello che accade intorno a noi?

Possiamo continuare così?

E, infine, esiste ancora una professione che si chiama “giornalismo” oppure dobbiamo diventare tutti influencer, youtuber prima che arrivi l’intelligenza artificiale e ci spazzi via tutti?

Uno sconsolato saluto.

(Giugno 2024)


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