Si chiude l'anno, si chiude la legislatura. E
come regalo di Natale i giornalisti freelance, parasubordinati e precarizzati si attendono un atto oramai dovuto: l'applicazione della legge sull'equo compenso. Ma è scontato che questo avvenga ora?
Perchè non basta che la legge sia stata approvata, affinché l'equo compenso diventi realtà: prima bisogna che si attuino dei passaggi obbligati. E il primo è l'istituzione della Commissione plurilaterale che dovrà definire il livello dell'equo compenso. Infatti (ai sensi dell' art. 2, comma 2) “La Commissione è istituita entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge...” (cioè dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale - ad oggi, 22 dicembre 2012, ancora non avvenuta- ).
E (articolo 2, comma 3) “Entro due mesi dal suo insediamento, la Commissione..., valutate le prassi retributive dei quotidiani e dei periodici, anche telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive: a) definisce il compenso equo dei giornalisti iscritti all'albo non titolari di rapporto di lavoro subordinato... ”
Quindi, nell'arco massimo di tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la legge sull'equo compenso dovrebbe poter essere dotata degli strumenti necessari per venir concretamente applicata.
C'è però un timore: che il Governo posticipi l'istituzione della Commissione. Con quale motivazione? Che la nomina di ben suoi 3 membri su 7, e fra questi il presidente (che è di diritto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'informazione e l'editoria), spetta al Governo. Ma, essendo l'esecutivo dimissionario e trovandoci alla vigilia delle elezioni politiche, qualcuno potrebbe anche sostenere che sarebbe più opportuno se a nominare i tre membri ministeriali, con il relativo mandato politico ad operare, sia il prossimo Governo, uscito dalle urne e dalla volontà dei cittadini.
Diciamo subito che questo è solo un timore, un dubbio. Alimentato però dalle resistenze espresse più volte nei mesi scorsi da esponenti del Governo Monti, e da altri settori, verso la legge sull'equo compenso. Resistenze vinte solo in dirittura d'arrivo.
Confidiamo ovviamente che questo resti solo un timore destituito da ogni fondamento. E quindi auspichiamo che sia lo stesso Governo “pre-elettorale” a smentirci con i fatti, provvedendo subito alla nomina dei suoi rappresentanti in Commissione, non appena pubblicata la legge sulla Gazzetta Ufficiale, permettendone così l'avvio dei lavori.
Perchè non c'è alcun impedimento di legge o di prassi a farlo. Perchè al contrario la legge impone dei tempi chiari e vincolanti, senza possibili deroghe e rinvii.
Perchè migliaia di giornalisti freelance, parasubordinati e precarizzati attendono che sia attuata la legge che riconosce dei diritti finora loro negati, sebbene proclamati dall'articolo 36 della Costituzione.
La legge sull'equo compenso è stata figlia di una straordinaria mobilitazione, che ha visto impegnati i vari modi e livelli gli organismi ufficiali di categoria, parlamentari sensibili alla tematica, e vari movimenti e iniziative di base di freelance e precari.
Per garantire la pronta e corretta applicazione della legge è quindi opportuno che questa mobilitazione non cessi. Ma continui, seguendo da vicino l'evolversi della situazione, monitorando i lavori della (futura) Commissione e la (futura) applicazione nella legge nelle varie realtà. E, se necessario, facendo sentire con forza la propria voce.
Perchè i diritti non si realizzano solo proclamandoli. Ma assicurandosi, con l'impegno personale, che questi vengano effettivamente applicati e rispettati. Ogni giorno e ovunque.
Maurizio Bekar
(Coordinatore della Commissione nazionale Lavoro autonomo Fnsi)