Associazione della Stampa del FVG
Coordinamento dei giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia - precari.freelance@assostampafvg.it
22 dicembre 2021
ASSOSTAMPA FVG: NUOVO AIUTO PER I COLLEGHI AUTONOMI IN DIFFICOLTÀ ECONOMICHE
Associazione della Stampa del FVG
20 dicembre 2021
ESSERE PRECARI STANCA: e si lascia il giornalismo (ALTRI COMMENTI sul caso di Samuele…)
Altri commenti e riflessioni
A 21 anni sono andato a Roma per un anno e ho collaborato a Paese sera. Ho capito che non c'erano chance e mi sono trasferito a Milano incominciando a collaborare e a lavorare tantissimo. Cercavo di trovare spazio proponendo cose che interessassero ai giornali.
Fino a 28 anni ho collaborato con 25 giornali diversi lavorando come un pazzo e contemporaneamente studiando all'università che mi pagavo io perché mia mamma poveretta poteva arrivare fino a un certo punto.
A 28 anni dopo un bel po' di collaborazioni precarie sono stato assunto in Rizzoli. A 30 ho preso la laurea.
A 44 anni quando il mio giornale ("Il Mondo") ha chiuso ho capito che non c'erano sbocchi soddisfacenti per me in Rizzoli e che la carta stampata non mi avrebbe offerto alcun futuro perché sarebbe presto morta. Ho accettato la buonuscita che mi veniva offerta, rinunciato al posto fisso per rimettermi in gioco, e mi sono reinventato con internet e con la radio.
Mi sono creato una specializzazione in robotica automazione e tecnologie del futuro. Con la radio per 3 anni sono riuscito a divertirmi e a imparare moltissimo, ma poi non è stato più possibile andare avanti.
Nel frattempo la testata che ho fondato su internet con specializzazioni sull'industria e le sue tecnologie abilitanti e la robotica e automazione e le tecnologie b2b ha avuto un successo fortissimo, perché ho scelto di coprire bene un ambito non ancora presidiato.
Oggi faccio il direttore di testata e do da vivere stabilmente a 5 colleghi ben pagati.
precari.freelance@assostampafvg.it
12 dicembre 2021
ESSERE PRECARI STANCA: e si lascia il giornalismo (e Samuele non è il solo). Commenti…
È il caso del collega autonomo Samuele Bartolini. Che, a 47 anni, dopo una vita d’impegno senza prospettive, davanti al senso di perdita della dignità e alla necessità di mantenere famiglia e figli, volta pagina: abbandona la professione di giornalista autonomo e va a cercare altrove i mezzi di sostentamento. Anche facendo l’operaio (“Un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia”. E ora – da laureato con lode, e dopo anni di giornalismo - fa i turni notturni alle Poste…
Samuele ha spiegato con amarezza questa scelta sulla sua pagina Facebook. Con il suo consenso abbiamo ripubblicato la nota nei nostri circuiti social (v. qui il nostro post). Il rilancio è stato così notato dal sito d’informazione specializzata Professione Reporter, che l’ha ripubblicato nei sui circuiti (v. qui), rendendo così quello di Samuele un “caso” nazionale.
Centinaia le reazioni e commenti apparsi sui social sul caso di Samuele. Commenti di solidarietà, ma anche riflessioni, sia di colleghi autonomi che di dipendenti e pensionati. E testimonianze che quello di Samuele non è un caso isolato: altri ve ne sono stati e probabilmente altri ne seguiranno.
Tra i tanti commenti apparsi o ricevuti, ne abbiamo selezionato alcuni, che proponiamo di seguito in forma anonima. Per stimolare delle riflessioni, e delle azioni: per non rassegnarsi, e per provare ad uscire da queste condizioni…
Una selezione di commenti
sulla testimonianza del collega Samuele Bartolini
M. B. - 45 anni, pubblicista, dopo 11 anni nel 2017 la tomba di una lodata collaborazione radiofonica senza mai sbocco… Anche io ho mollato con amarezza, quando guardo il mio registratore mi commuovo… buona strada colleghi!
T. L. Z. - Che dire, lavoro da 38 anni di cui 18 di precariato senza alcuna prospettiva. Compensi sempre più bassi e commissioni in fase calante da due anni. Stipendio? Ahahahah, mi viene da ridere. Per arrotondare faccio da tassista ai figli di una vicina. A 58 anni e la prospettiva di altri 10 da tirare avanti la voglia di mollare è fortissima. La pensione sarà un'elemosina. Che dire?
S. C. - Il salario minimo professionale, questo sconosciuto. A cottimo non si può lavorare nel 2021. Dovrebbe essere vietato.
L. P. - Utopia approvare l'equo compenso: non lo faranno mai perché gli Editori sono contrari...
C. F. - Scelta salutare simile fatta 10 anni fa (e, dopo aver patito molto, non ritornerei indietro: umiliante)
A. D. C. - Almeno lui adesso avrà uno stipendio sicuro e dignitoso
B. M. - Sono già anni che mi gonfio il fegato in concorsi pubblici... I posti buoni son per qualcuno ma al livello b entri. E lavori. Tanto. Ma poi ti manca qualcosa: la tua dimensione. Non so più cosa sia peggio...
S. R. - Scelta fatta quasi dieci anni fa e, se ancora ogni tanto sento nostalgia per quel lavoro che tanto amavo, non mi pento. Purtroppo. È triste, ma è così
P. G. A. - Chapeau Samuele.. vedrai che magari non te ne pentirai neppure… A me è andata così, tant'è che ne ho guadagnato in serenità famigliare e salute..
M. O. S. - Ho visto altri colleghi, tra cui un professionista, fare una scelta simile. La rispetto e la comprendo, ma è la cartina di tornasole di quanto sia complicato oggi poter vivere solo di questo mestiere. Non dovrebbe essere così e non è responsabilità del collega, ma degli editori e del sistema politico economico. È difficile se non impossibile vivere senza uno stipendio dignitoso. Sono cose che ho vissuto sulla mia pelle, a quello di giornalista locale ho alternato una serie di lavori, ma non riesco a mollare. Troppo bello questo lavoro, resisto da 20 anni mi auguro di riuscirci a lungo.
C. R. - Tanto di cappello per una scelta così difficile.
Purtroppo il digitale non ha solo velocizzato l’informazione (che non sarebbe un male: la notizia si dà subito, veloce su Internet e poi si approfondisce sul cartaceo), ma ha anche fatto crollare la qualità dell’informazione. Tutti (non solo i giornalisti) scrivono di tutto, credendo di conoscere perfettamente l’argomento di cui stanno ‘parlando’. Quando in realtà, il più delle volte, stanno esprimendo una propria opinione, soggettiva e non oggettiva. E tutti, nella stragrande maggioranza dei casi, prendiamo per oro colato ogni parola che vediamo scritta.
In questo modo viene svalutato e purtroppo annullato il lavoro del vero giornalista che approfondisce, si informa (…)
L. F. - Lo capisco bene. Io anni fa mi misi in vendita su eBay proprio per uscire da una situazione simile (anzi per me peggiore in quel momento) e per denunciare una condizione insostenibile della professione. Era già più di 10 anni fa... Ormai il tunnel lo abbiamo arredato.
W. A. - Ma che “onore a lui”! Gli editori italiani fanno schifo ma sono altrettanto colpevoli i precari/freelance che invece di ribellarsi accettano condizioni di lavoro inaccettabili (...)
M. J. - Mi inchino di fronte ad una scelta di vita che, per carità, pur dettata da esigenze economiche e di vita dignitosa, è pur sempre una scelta coraggiosa. Questo perché ti alzi la mattina, ti guardi allo specchio e, al momento di decidere, fai i conti con la tua coscienza personale e con il tuo orgoglio professionale. Per quel che mi riguarda (...) non farò mai una scelta di questo tipo, a costo di morire di fame e di distruggermi la vita. Sono troppo innamorato di questa professione e, se un domani non potrò vivere solo di giornalismo puro, investirò (in realtà, lo sto già facendo) su tutte le competenze acquisite per fare, magari, consulenze usando le mie conoscenze giornalistiche, il linguaggio giornalistico, tutte le forme di comunicazione integrata esistenti e applicabili sul mercato odierno. Cambiare totalmente mestiere no!!! Se è vero che in questo mondo bisogna pur vivere in qualche modo, è altrettanto vero che arrendersi, dopo lavoro, sacrifici, e un tesserino preso con fatica, significherebbe piegare definitivamente la testa ad un sistema, quello italico, che ha letteralmente rovinato o distrutto l'editoria italiana.
Per quanto riguarda il mondo digitale, aggiustiamo il tiro: sul web la qualità è bassa, ma perché questo? Perché ci siamo rifiutati a priori (...) di provare a investire sul digitale in modo intelligente. (…). Come mai, negli altri Paesi il mondo online è una risorsa e qui no? (...)
E infine altri due commenti ricevuti (pubblicati qui non anonimi, per scelta degli autori): uno da un ex direttore, ora pensionato, e l’altro da una ex pubblicista sarda.
Giuseppe Mascambruno - Un mondo che ho ben conosciuto e una straordinaria prova di dignità mentre le redazioni di giornali e tv grondano di cosiddette “grandi firme”, quasi tutte già dotate di pensioni d’oro, attaccate con i canini alle residue mammelle degli editori. Soprattutto di quelli che usano l’informazione solo per assicurarsi vantaggi di mercato e favori politici in altri business, ben più remunerativi. E che hanno bisogno di disponibilità alla “marchetta”, fornita più facilmente da chi non ha certo problemi di pane e companatico. Essendo già abbondantemente alla frutta.
Solidarietà totale e grande stima a questo collega. Che, con questo gesto, denuncia e umilia anche le rinunce e le complicità di Ordine e, soprattutto, sindacato dei giornalisti nella drammatica crisi del settore e della professione.
Susanna Musanti - Ho 47 anni, ex pubblicista della Sardegna (ho messo la parola FINE nel 2017). Mi occupavo di sport, quasi totalmente di campionati di calcio dilettanti. Situazione simile a quella di Samuele. Vi invierò una mail con la mia storia!
precari.freelance@assostampafvg.it