12 dicembre 2021

ESSERE PRECARI STANCA: e si lascia il giornalismo (e Samuele non è il solo). Commenti…

Dopo 21 anni di giornalismo precario e sottopagato, rinuncia:
“Farò l’operaio e lo stipendio sarà finalmente dignitoso”


Il giornalista toscano Samuele Bartolini

È il caso del collega autonomo Samuele Bartolini. Che, a 47 anni, dopo una vita d’impegno senza prospettive, davanti al senso di perdita della dignità e alla necessità di mantenere famiglia e figli, volta pagina: abbandona la professione di giornalista autonomo e va a cercare altrove i mezzi di sostentamento. Anche facendo l’operaio (“Un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia”. E ora – da laureato con lode, e dopo anni di giornalismo - fa i turni notturni alle Poste…

Samuele ha spiegato con amarezza questa scelta sulla sua pagina Facebook. Con il suo consenso abbiamo ripubblicato la nota nei nostri circuiti social (v. qui il nostro post). Il rilancio è stato così notato dal sito d’informazione specializzata Professione Reporter, che l’ha ripubblicato nei sui circuiti (v. qui), rendendo così quello di Samuele un “caso” nazionale. 

Centinaia le reazioni e commenti apparsi sui social sul caso di Samuele. Commenti di solidarietà, ma anche riflessioni, sia di colleghi autonomi che di dipendenti e pensionati. E testimonianze che quello di Samuele non è un caso isolato: altri ve ne sono stati e probabilmente altri ne seguiranno.

Tra i tanti commenti apparsi o ricevuti, ne abbiamo selezionato alcuni, che proponiamo di seguito in forma anonima. Per stimolare delle riflessioni, e delle azioni: per non rassegnarsi, e per provare ad uscire da queste condizioni…


Una selezione di commenti
sulla testimonianza del collega Samuele Bartolini

M. B. - 45 anni, pubblicista, dopo 11 anni nel 2017 la tomba di una lodata collaborazione radiofonica senza mai sbocco… Anche io ho mollato con amarezza, quando guardo il mio registratore mi commuovo… buona strada colleghi!

T. L. Z. - Che dire, lavoro da 38 anni di cui 18 di precariato senza alcuna prospettiva. Compensi sempre più bassi e commissioni in fase calante da due anni. Stipendio? Ahahahah, mi viene da ridere. Per arrotondare faccio da tassista ai figli di una vicina. A 58 anni e la prospettiva di altri 10 da tirare avanti la voglia di mollare è fortissima. La pensione sarà un'elemosina. Che dire?

S. C. - Il salario minimo professionale, questo sconosciuto. A cottimo non si può lavorare nel 2021. Dovrebbe essere vietato.

L. P. - Utopia approvare l'equo compenso: non lo faranno mai perché gli Editori sono contrari...

C. F. - Scelta salutare simile fatta 10 anni fa (e, dopo aver patito molto, non ritornerei indietro: umiliante)

A. D. C. - Almeno lui adesso avrà uno stipendio sicuro e dignitoso

B. M. - Sono già anni che mi gonfio il fegato in concorsi pubblici... I posti buoni son per qualcuno ma al livello b entri. E lavori. Tanto. Ma poi ti manca qualcosa: la tua dimensione. Non so più cosa sia peggio...

S. R. - Scelta fatta quasi dieci anni fa e, se ancora ogni tanto sento nostalgia per quel lavoro che tanto amavo, non mi pento. Purtroppo. È triste, ma è così

P. G. A. - Chapeau Samuele.. vedrai che magari non te ne pentirai neppure… A me è andata così, tant'è che ne ho guadagnato in serenità famigliare e salute..

M. O. S. - Ho visto altri colleghi, tra cui un professionista, fare una scelta simile. La rispetto e la comprendo, ma è la cartina di tornasole di quanto sia complicato oggi poter vivere solo di questo mestiere. Non dovrebbe essere così e non è responsabilità del collega, ma degli editori e del sistema politico economico. È difficile se non impossibile vivere senza uno stipendio dignitoso. Sono cose che ho vissuto sulla mia pelle, a quello di giornalista locale ho alternato una serie di lavori, ma non riesco a mollare. Troppo bello questo lavoro, resisto da 20 anni mi auguro di riuscirci a lungo.

C. R. - Tanto di cappello per una scelta così difficile.
Purtroppo il digitale non ha solo velocizzato l’informazione (che non sarebbe un male: la notizia si dà subito, veloce su Internet e poi si approfondisce sul cartaceo), ma ha anche fatto crollare la qualità dell’informazione. Tutti (non solo i giornalisti) scrivono di tutto, credendo di conoscere perfettamente l’argomento di cui stanno ‘parlando’. Quando in realtà, il più delle volte, stanno esprimendo una propria opinione, soggettiva e non oggettiva. E tutti, nella stragrande maggioranza dei casi, prendiamo per oro colato ogni parola che vediamo scritta.
In questo modo viene svalutato e purtroppo annullato il lavoro del vero giornalista che approfondisce, si informa (…)

L. F. - Lo capisco bene. Io anni fa mi misi in vendita su eBay proprio per uscire da una situazione simile (anzi per me peggiore in quel momento) e per denunciare una condizione insostenibile della professione. Era già più di 10 anni fa... Ormai il tunnel lo abbiamo arredato.

W. A. - Ma che “onore a lui”! Gli editori italiani fanno schifo ma sono altrettanto colpevoli i precari/freelance che invece di ribellarsi accettano condizioni di lavoro inaccettabili (...)

M. J. - Mi inchino di fronte ad una scelta di vita che, per carità, pur dettata da esigenze economiche e di vita dignitosa, è pur sempre una scelta coraggiosa. Questo perché ti alzi la mattina, ti guardi allo specchio e, al momento di decidere, fai i conti con la tua coscienza personale e con il tuo orgoglio professionale. Per quel che mi riguarda (...) non farò mai una scelta di questo tipo, a costo di morire di fame e di distruggermi la vita. Sono troppo innamorato di questa professione e, se un domani non potrò vivere solo di giornalismo puro, investirò (in realtà, lo sto già facendo) su tutte le competenze acquisite per fare, magari, consulenze usando le mie conoscenze giornalistiche, il linguaggio giornalistico, tutte le forme di comunicazione integrata esistenti e applicabili sul mercato odierno. Cambiare totalmente mestiere no!!! Se è vero che in questo mondo bisogna pur vivere in qualche modo, è altrettanto vero che arrendersi, dopo lavoro, sacrifici, e un tesserino preso con fatica, significherebbe piegare definitivamente la testa ad un sistema, quello italico, che ha letteralmente rovinato o distrutto l'editoria italiana. 
Per quanto riguarda il mondo digitale, aggiustiamo il tiro: sul web la qualità è bassa, ma perché questo? Perché ci siamo rifiutati a priori (...) di provare a investire sul digitale in modo intelligente. (…). Come mai, negli altri Paesi il mondo online è una risorsa e qui no? (...)


E infine altri due commenti ricevuti (pubblicati qui non anonimi, per scelta degli autori): uno da un ex direttore, ora pensionato, e l’altro da una ex pubblicista sarda. 


Giuseppe Mascambruno
- Un mondo che ho ben conosciuto e una straordinaria prova di dignità mentre le redazioni di giornali e tv grondano di cosiddette “grandi firme”, quasi tutte già dotate di pensioni d’oro, attaccate con i canini alle residue mammelle degli editori. Soprattutto di quelli che usano l’informazione solo per assicurarsi vantaggi di mercato e favori politici in altri business, ben più remunerativi. E che hanno bisogno di disponibilità alla “marchetta”, fornita più facilmente da chi non ha certo problemi di pane e companatico. Essendo già abbondantemente alla frutta.
Solidarietà totale e grande stima a questo collega. Che, con questo gesto, denuncia e umilia anche le rinunce e le complicità di Ordine e, soprattutto, sindacato dei giornalisti nella drammatica crisi del settore e della professione.

Giuseppe Mascambruno
giornalista professionista in pensione
Ultimo incarico direttore de "La Nazione" (2008-2011)


Susanna Musanti
- Ho 47 anni, ex pubblicista della Sardegna (ho messo la parola FINE nel 2017). Mi occupavo di sport, quasi totalmente di campionati di calcio dilettanti. Situazione simile a quella di Samuele. Vi invierò una mail con la mia storia!


Puoi inviarci anche la tua testimonianza o riflessione a:
precari.freelance@assostampafvg.it 
Quelle selezionate potranno essere pubblicate anche in forma anonima


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19 novembre 2021

ESSERE PRECARI STANCA: e dopo 21 anni si rinuncia al lavoro di giornalista (testimonianza)

Sotto il titolo "Essere precari stanca" pubblichiamo delle testimonianze sulle condizioni del lavoro giornalistico autonomo e precario.

Diverse sono state raccolte tramite il “Questionario sui giornalisti non dipendenti nel Friuli Venezia Giulia", lanciato nel 2020-2021 dal Coordinamento precari e freelance e dalla Commissione lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.

Questa volta rilanciamo invece una testimonianza, pubblicata su Facebook, del collega toscano Samuele Bartolini. Che, dopo 21 anni di attività, ha deciso di abbandonare la professione giornalistica e di cercarsi un altro lavoro. Anche di operaio. Perchè "un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia...." Perchè il lavoro di giornalista collaboratore e precario si era fatto insostenibile, per poter vivere e mantenere famiglia e figli...


UN'AMARA TESTIMONIANZA

E' come quando ero piccino. Quando da ragazzi eravamo alla partita del Castelluccio e passavamo il tempo a lanciarci giù dal “grottone” macchiando i calzoni di verde. 

Anche ora sto rotolando giù. Ma a differenza di quando ero ragazzo, ora non mi diverto. Al contrario. Sto male. Di più. Sto malissimo. E non vedo il fondo. 

Dopo otto anni di onorato servizio e lenta ma costante crescita professionale, mi sono dimesso dal Tirreno. Sono andato via io. Non sentivo più niente di interessante da scrivere. Soprattutto aveva perso di senso, piano piano, il mio lavoro: rincorrere il politico di turno per la polemica del giorno, prendere il tipo del giorno e fargli l'intervista, persino le manifestazioni della Gkn mi davano fastidio. 

Qual è stato il problema? All'inizio sono stati i compensi del nuovo editore: Sae. Poi parlo della considerazione per quanto fatto negli anni scorsi da parte di chi mi avrebbe dovuto valorizzare e non l'ha fatto. Non potevo continuare a scrivere e vedere a fine mese un'entrata pari a poco più di uno stagista. 

Il crollo ha fatto capolino dal gennaio 2021: il conguaglio ha bruciato gran parte delle mie già poche entrate. Poi è arrivato il nuovo contratto ad aprile di Sae: fatto al ribasso quando mi avevano assicurato che non avrebbero cambiato nulla. 

Poi è arrivato il crollo vero e proprio mio personale. Ho sentito montare mese dopo mese come una rassegnazione. Ho cominciato a provare un senso di depressione che cresceva e cresceva. Ogni servizio era diventato come un masso da spostare dallo stomaco ogni giorno. Non avevo più interesse. Non avevo più entusiasmo. Mi sentivo sfruttato. 

L'estate l'ho passata in affanno e sparendo letteralmente ad agosto. A settembre ho riprovato a scrivere per il giornale ma, visto lo stipendio di ottobre, mi sono reso conto che il conto corrente sarebbe comunque continuato a calare. 

Oggi però non sono più il ragazzo che si lanciava dal grottone insieme agli amici di paese. Sono padre di famiglia, vado per i 47 anni, mia moglie si spacca in quattro per la famiglia e io, tra depressione e sempre meno soldi in banca per la famiglia, fatico pure a guardare in faccia i miei figli. 

Un lavoro vero deve essere prima di tutto un lavoro dignitoso. Qualunque esso sia. E avere la mostrina del giornalista sulla giacchetta era diventata solo un peso. Così mi sono dimesso dal Tirreno. 

Sto abbandonando i miei sogni? Non lo so. Di certo ho fatto mille esplorazioni per un nuovo lavoro in questi mesi. 

Ho fatto domanda pure alle Poste per un lavoro temporaneo. Mi hanno preso. Vado a fare l'addetto smistamento a Sesto Fiorentino. Farò l'operaio. Farò le notti. Non so quanto durerà. 

Ho una laurea con lode. Sono ventun'anni che ho la tessera da giornalista in tasca. Non la perderò. Ma farò l'operaio. Perlomeno per un po' lo stipendio sarà dignitoso. E poi chissà. 

Di certo, dopo aver dato il sangue per anni a questo giornale, mai avrei pensato che il post-Covid mi avrebbe portato a fare tali scelte.

(Dalla pagina Facebook di Samuele Bartolini, 3/11/2021, su autorizzazione)


Al post su FB sono seguite 284 reazioni, like e 178 commenti di solidarietà a Samuele. 
Tra i tanti ci pare opportuno rilanciarne di seguito almeno uno: quello di un ex collega di Samuele, pensionato dello stesso giornale, ed ex sindacalista. Un commento da meditare. E da cui ripartire, per non restare sempre fermi allo stesso punto...


Carissimo Samuele, 

la tua amarezza mi riempie di sgomento e di delusione. Sgomento per lo svilimento della nostra professione, anche in quello che fu il mio giornale. Purtroppo non ci sono più occhi per guardare e orecchi per sentire. Chi pone le giuste rivendicazioni è visto solo come un problema. 

Fino a quando il mercato dell'editoria tirava, i compensi ridicoli dei collaboratori del Tirreno erano mitigati dalla prospettiva di un'assunzione. 
Poi, con moto accelerato, tutto è finito: gli editori mandano a casa la gente, nessuno pensa più ad assumere. I collaboratori, i precari, sono lasciati a se stessi, senza che nessuno pensi a loro come persone, che in quanto tali hanno diritto ad avere un futuro. Tutti ciechi, tutti sordi. Chi è garantito pensa a mantenere le proprie garanzie, chi non è garantito si arrangia. 

E' una devastazione, che il tuo post descrive in maniera magistrale. Ma sento anche la delusione per aver gettato al vento anni di impegno sindacale. Quelli della mia generazione avevano l'abitudine di farsi carico dei precari, sfruttati e mal pagati. Se ti è andata così, vuol dire che non abbiamo seminato bene, non siamo riusciti a trasmettere a chi è venuto dopo di noi le stesse vedute d'insieme. Si è interrotto bruscamente un percorso di decenni, in cui l'interesse collettivo era garantito dal bene dei singoli. 

Oggi un cinismo che sfiora la spregiudicatezza ha ridotto in polvere l'attenzione verso il precariato.

Ma oltre allo sgomento e alla delusione, il tuo post mi suscita anche una rabbia profonda. Rabbia perché mentre il mondo dell'informazione va in frantumi, i posti di lavoro svaniscono e le prospettive si azzerano, pensano solo a scannarsi in nome delle poltrone. 

Io sono venuto via per nausea e costrizione. Se ciò fosse servito per darti una prospettiva - a te come ad altri -, avrei fatto qualcosa che valeva la pena di ricordare. Invece no, tutto è stato inutile. 

Hai fatto bene a smettere, la dignità non ha prezzo. Sei ancora in tempo per fare tante cose belle nella tua vita e cambiare percorso. Ma ti assicuro: il tuo post l'ho sentito come un pugno nello stomaco. 

Buon percorso, Samuele, d'ora in poi riceverai più di quanto ti sia stato dato nel mio ex giornale. Mi dispiace tanto. 

Scusa la lunghezza, un abbraccio.


(Puoi inviarci anche la tua testimonianza o riflessione a: precari.freelance@assostampafvg.it 
Quelle selezionate potranno essere pubblicate anche in forma anonima)


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13 novembre 2021

CONTRIBUTO MINIMO INPGI 2: AIUTO AI COLLEGHI FVG IN DIFFICOLTA' (scad. 30 novembre)

CONTRIBUTO MINIMO INPGI 2:
AIUTO ASSOSTAMPA FVG
AI COLLEGHI IN DIFFICOLTA'
(scadenza domande: 30 novembre)


Anche quest’anno l’Assostampa del Friuli Venezia Giulia ha deciso di rinnovare il sostegno finanziario per aiutare i colleghi in difficoltà economiche nel pagamento del contributo minimo dell'Inpgi 2.

L'iniziativa si propone di fornire agli iscritti all'Associazione in condizioni di difficoltà, con particolare riferimento a precari, freelance, disoccupati e soggetti deboli, un sostegno economico per consentire il pagamento del contributo minimo della gestione separata Inpgi (Inpgi2) nell'anno in corso.

Potranno fare richiesta di contributo i colleghi in difficoltà economiche (precari, freelance e disoccupati), che abbiano effettuato il versamento per il contributo minimo alla gestione separata dell'Inpgi (Inpgi 2) per l’anno 2021, e che risultino iscritti all'Assostampa Fvg e in regola con le quote degli anni 2020 e 2021.

Le richieste e la documentazione dovranno essere presentate entro il 30 novembre 2021 ai contatti dell'Assostampa FVG: info@assostampafvg.it - tel. 040.370371 - Corso Italia 13, 34122 Trieste.

Ogni richiesta dovrà essere accompagnata da una breve relazione sulla situazione economico-professionale del collega, dalla ricevuta dell'avvenuto pagamento del contributo minimo alla gestione separata dell'Inpgi, e da una documentazione che attesti il reddito.

Una commissione formata da componenti del Direttivo regionale valuterà le richieste e l'entità dei contributi.

L’iniziativa si aggiunge alle altre previste dall’Assostampa Fvg per i colleghi in situazione di difficoltà economica, in questo momento di grave difficoltà per la categoria.

Restiamo in contatto:

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PROSEGUE LA CAMPAGNA ISCRIZIONI 2021
ALL’ASSOSTAMPA FVG

ARTICOLAZIONE TERRITORIALE DELLA FNSI, SINDACATO UNITARIO DEI GIORNALISTI ITALIANI

NEL FVG LE QUOTE PIU' BASSE D'ITALIA

POSSIBILITA' DI RICHIEDERE L'ISCRIZIONE GRATUITA PER GIORNALISTI - PROFESSIONALI E COLLABORATORI - DISOCCUPATI E IN COMPROVATE DIFFICOLTA' ECONOMICHE, E INOLTRE.. 

QUOTE SCONTATE PER I NUOVI ISCRITTI     

SE VUOI DIFENDERE LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE, AIUTA IL SINDACATO                    

SE CONDIVIDI LA BATTAGLIA CHE IL SINDACATO DEI GIORNALISTI PORTA AVANTI PER LA DIFESA DELLA PROFESSIONE E CONTRO TUTTE LE LEGGI BAVAGLIO; SE VUOI DARE FORZA ALL'AZIONE DEL SINDACATO A FAVORE DELLE FASCE PIU' DEBOLI DELLA CATEGORIA, DENTRO E FUORI DALLE REDAZIONI; SE VUOI CONTRIBUIRE ALLA DIFESA E AL RINNOVAMENTO DELLA PROFESSIONE; SE CREDI CHE AVERE UN SINDACATO UNITARIO DEI GIORNALISTI SIA UNA RISORSA

ISCRIVITI – E FAI ISCRIVERE I TUOI COLLEGHI – ALL’ASSOSTAMPA FVG

e se eri già iscritto lo scorso anno,
 non dimenticare di rinnovare la quota 2021

Nel Fvg le quote per i giornalisti collaboratori sono di 45 euro, quelle per i professionali non contrattualizzati di 55 euro

Invariata anche la quota dello 0.30 per i giornalisti professionali contrattualizzati e pensionati.

SOLTANTO PER I NUOVI ISCRITTI 2021 NON CONTRATTUALIZZATI:

collaboratori 35 euro, professionali 45 euro

(NB: professionali sono tutti i giornalisti professionisti, praticanti e i pubblicisti che svolgono comunque la professione giornalistica ai sensi dell'art. 2 dello Statuto Fnsi; collaboratori sono i pubblicisti che non rientrano nella precedente categoria). 

Il pagamento della quota 2021 (per chi non versa già lo 0.30 in busta paga o con la pensione, avendo firmato l'apposita delega) va effettuato con bonifico bancario:

�.       Banca di Credito Cooperativo del Carso - ZKB, Riva Gulli, Trieste, 

IBAN IT34 O089 2802 2050 1000 0034 417 (causale: quota 2021)

�.       Monte dei Paschi di Siena, piazza della Borsa, Trieste, 

IBAN IT50 H010 3002 2300 0000 2958 532  (causale: quota 2021)

Nei nostri uffici di Trieste (Corso Italia 13), di Udine (presso la Camera di Commercio di Pordenone – Udine, Via Morpurgo 4, 6° piano - stanze 601 e 602) e di Pordenone (ProPordenone, viale Cossetti 20) si accede solo su appuntamento per questioni non risolvibili al telefono o via web. 

Informazioni, nuove convenzioni e servizi sui siti www.fnsi.it www.assostampafvg.it ; allo 040-370371 o allo 040-370571, oppure negli uffici di Trieste (da lun a ven, h 9-15), Udine (da lun a ven, h 10-12) e Pordenone (da lun a ven, h 10-13).

Associazione della Stampa del FVG
Corso Italia 13 - 34122 Trieste
tel. 040.370371 - 040.370571
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www.assostampafvg.it
www.fnsi.it

10 novembre 2021

Minacce e violenze 'No green pass': Assostampa e Odg FVG «Al fianco dei colleghi»

Striscione contro i giornalisti durante una manifestazione 'no pass' a Trieste
(Foto: @alesmartegani)


Richiesta di costituzione di parte civile a fianco dei giornalisti che hanno presentato denuncia dopo le violenze e le minacce subite durante le manifestazioni No green pass; segnalazione alla Polizia postale delle continue minacce ricevute sui social network da giornalisti e media che seguono le manifestazioni di protesta; segnalazione a Facebook delle minacce e violenze verbali che attraverso la piattaforma vengono veicolate, non rispettando quanto indicato nella policy di utilizzo della piattaforma per non alimentare l’odio e la violenza.

Queste alcune delle azioni intraprese in questi giorni da Assostampa Friuli Venezia Giulia e Ordine regionale, a fianco di giornalisti e operatori dell’informazione più volte attaccati fisicamente e verbalmente mentre facevano il proprio lavoro per riportare la realtà e la veridicità dei fatti rispetto alle Fake news veicolate attraverso i social network. 

In molte occasioni - come peraltro già segnalato e denunciato da Assostampa Fvg e dall’Ordine regionale, anche dinanzi al Prefetto - giornalisti, troupe, cineoperatori e fotografi sono stati minacciati e offesi, ma in certi casi anche aggrediti fisicamente nel corso delle manifestazioni di protesta che da settimane generano tensioni e problematiche di non poco conto anche per i cittadini e le attività commerciali.

Si tratta di una situazione che, pur rispettando la libertà di espressione e di manifestazione, mette a repentaglio l’incolumità fisica di molte persone colpevoli solo di fare il proprio lavoro. E dimenticando gli articoli della Costituzione che tutelano il lavoro e il diritto dovere di informare.

(comunicato Assostampa e Odg Friuli Venezia Giulia, 10/11/2021)


Intervista del TG di Tele4 al presidente dell'Assostampa FVG,
Carlo Muscatello (TG sera 11/11/2021)

06 novembre 2021

NO GREEN PASS: BASTA ATTACCHI AI GIORNALISTI Nota Ordine e Assostampa FVG (6/11/2021)

Trieste, 6/11/2021: scontri tra forze dell'ordine
e manifestanti No green pass in Capo di Piazza


Ancora aggressioni,
oltre alle solite minacce e ai soliti insulti, oggi a Trieste, a margine del corteo No Green pass, nei confronti di giornalisti e operatori dell’informazione

Ordine regionale dei giornalisti e Assostampa Fvg, nell’esprimere la propria vicinanza e solidarietà ai colleghi attaccati e colpiti, ribadiscono l’appello alle istituzioni per la tutela del lavoro giornalistico il cui valore è affermato dall’articolo 21 della Costituzione. 

Raccontare i fatti è diventato da settimane a Trieste un lavoro a rischio, a causa di una minoranza di esagitati che ha messo i giornalisti e gli operatori dell’informazione fra gli obiettivi da colpire.

(comunicato Ordine dei giornalisti e Assostampa FVG, 6 novembre 2021)

18 ottobre 2021

ANCORA ATTACCHI AI GIORNALISTI: comunicato Ordine e Assostampa FVG (18/10/2021)

Un momento dell'aggressione alla giornalista
della Tgr Friuli Venezia Giulia avvenuta a Trieste


Giornalisti insultati, minacciati e aggrediti, troupe televisive (Tg3, Rainews24, Udinese tv…) alle quali è stato impedito di effettuare i propri servizi e a volte i collegamenti in diretta, un generale e pesantissimo clima di odio e attacco agli operatori dell’informazione. Ormai a Trieste le manifestazioni “No green pass” sono diventate triste e consueto teatro per i nemici dell’articolo 21 della Costituzione. Rumorose minoranze che si scagliano a volte con violenza contro chi sta semplicemente facendo il proprio lavoro, ostacolano il diritto dovere di informare e dunque di essere informati, minano le basi stesse di una democrazia.

E poi c’è il web. Quel territorio senza regole, dove tutti pensano di poter insultare e minacciare chiunque senza doverne poi rispondere, che è diventato il web. "Falso", "manipolatore", "mafioso", meritevole di andare "in galera" o addirittura "in pronto soccorso". Così un collega dell'emittente televisiva regionale Telequattro è stato letteralmente lapidato sui social per aver raccontato la verità durante un collegamento in diretta nella prima giornata di sciopero promosso dal Clpt dei lavoratori portuali dello scalo di Trieste contro l'introduzione dell'obbligo del Green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Il collega, al quale va la solidarietà dell'Ordine dei giornalisti e dell'Assostampa Fvg (solidarietà ovviamente estesa alla testata per la quale lavora e a tutti gli altri colleghi attaccati), è stato contestato in diretta per aver riferito che, nonostante lo sciopero davanti al Molo VII, che lui stesso riconosceva limitasse l'operatività dello scalo, al terminal vicino c'erano dei portuali che lavoravano. Il tutto documentato dalle immagini del collega operatore. Dopo le contestazioni in diretta, sui social si è scatenata l'ormai tristemente consueta caccia all'uomo, con tanto di nome e cognome a individuare il presunto nemico del popolo, meritevole appunto per qualcuno di finire addirittura all'ospedale per aver fatto il suo lavoro e detto la verità.

Ordine dei giornalisti e Assostampa Fvg - dopo l’incontro della settimana scorsa con il prefetto di Trieste - non possono non appellarsi nuovamente alle istituzioni, affinché vi sia la massima vigilanza nei confronti di queste manifestazioni di intolleranza, violenza e minacce verso chi ha la "colpa" di lavorare e raccontare i fatti, piacciano o meno a una parte in causa.

(comunicato Ordine dei giornalisti e Assostampa FVG, 18 ottobre 2021) 

08 ottobre 2021

CONTRO LA PRECARIETÀ: LETTERA APERTA CLAN-FNSI A GOVERNO E PARLAMENTO

CONTRO LA PRECARIETÀ 
E PER LA TUTELA DEL LAVORO GIORNALISTICO AUTONOMO 
LETTERA APERTA DELLA CLAN-FNSI
 A GOVERNO E PARLAMENTO

«I giornalisti non-dipendenti subiscono da anni condizioni inaccettabili, in un contesto che non è esagerato definire di 'emergenza informazione'», 
si legge, fra l'altro, nel testo approvato nella riunione del Consiglio nazionale Fnsi del 7 ottobre 2021

(Comunicato Fnsi)



Una lettera aperta "sull'emergenza informazione, contro la precarietà e per la tutela del lavoro giornalistico". La rivolgono al presidente del Consiglio, al governo e al parlamento i giornalisti della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi per «richiamare con forza l'attenzione – si legge nella missiva – sulle gravi e sempre peggiori condizioni di lavoro in cui versano in Italia i giornalisti non dipendenti, nonché sulla memoria "Emergenza informazione: contro la precarietà, per la tutela del lavoro giornalistico autonomo", approvata e divulgata il 29 luglio 2021».

La memoria, ricordano il presidente Mattia Motta e il coordinatore della Clan, Maurizio Bekar, firmatari della lettera a nome della Commissione, «rivolta al presidente del Consiglio, al governo e al parlamento, sunteggiava alcune delle principali emergenze nel comparto dell'informazione dal punto di vista dei giornalisti lavoratori autonomi. Tra queste: politiche contro la precarizzazione e per il lavoro regolare, il diritto all'equo compenso (con ben tre leggi tuttora inapplicate ai giornalisti, per mancanza di norme d'attuazione), provvedimenti contro le querele bavaglio, i ristori Covid e i sostegni al reddito anche per i giornalisti autonomi senza partita Iva, chiarezza sul futuro dell'Inpgi, una radicale riforma dell'Ordine dei giornalisti e delle norme di accesso alla professione e, più in generale, norme contro lo sfruttamento del finto lavoro autonomo e aiuti ai datori di lavoro solo se vincolati all'occupazione regolare».

Nella lettera aperta, il cui testo è stato approvato nel corso della riunione del Consiglio nazionale della Fnsi, riunito a Roma in sessione straordinaria il 7 ottobre, si ricorda anche che: «Oggi in Italia la maggioranza dei giornalisti in attività non hanno contratti da dipendenti. Ma, per loro, la definizione di "autonomi" spesso cela una sostanza di ruoli da dipendenti non riconosciuti, e coincide quasi sempre con incarichi sottopagati, senza diritti, senza certezze e senza prospettive professionali e di vita».

Una situazione denunciata innumerevoli volte negli anni dalla Commissione, dagli organismi sindacali della Fnsi e da svariati giornalisti autonomi, anche tramite prese di posizione pubbliche, documenti e memorie rivolte al presente e ai passati governi e al parlamento, «ma senza mai ottenere riscontri concreti, al di là di generiche rassicurazioni di impegno».

I giornalisti non-dipendenti, si legge infine, «subiscono oramai da troppi anni condizioni di lavoro inaccettabili, in un contesto che non è esagerato definire di "emergenza informazione". Per queste ragioni oggi ci rivolgiamo pubblicamente al presidente del Consiglio dei ministri, al governo e al parlamento, rinviando alla più recente memoria sul tema della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi e rivolgendo un appello a intervenire per attuare provvedimenti urgenti sui temi ricordati nel documento».


PER APPROFONDIRE

La memoria della Clan Fnsi su "Emergenza informazione: contro la precarietà per la tutela del lavoro giornalistico autonomo" del 29 luglio 2021 è pubblicata nella sezione "Lavoro autonomo" del sito Fnsi (qui il link diretto), o >> qui sul blog del Coordinamento precari e freelance del FVG


Restiamo in contatto:


Vedi anche il nostro blog:

12 settembre 2021

GIORNALISTI PRECARI: LETTERA APERTA ai PARLAMENTARI del FRIULI VENEZIA GIULIA

Il Coordinamento giornalisti precari e freelance
e la Commissione regionale lavoro autonomo
dell'Assostampa FVG

rivolgono una lettera aperta
ai / alle parlamentari del Friuli Venezia Giulia:


intervenire con urgenza sui problemi
dei giornalisti autonomi e precari
e sull'emergenza informazione

E rilanciano la memoria del 29 luglio
della Commissione nazionale lavoro autonomo FNSI

(Di seguito il testo della lettera aperta)

Lettera aperta ai / alle
Parlamentari del Friuli Venezia Giulia
Trieste, 12 settembre 2021

EMERGENZA INFORMAZIONE:
CONTRO LA PRECARIETÀ,
PER LA TUTELA DEL LAVORO GIORNALISTICO AUTONOMO


Spettabili,

quali giornalisti freelance, responsabili della Commissione regionale lavoro autonomo dell’Assostampa FVG (articolazione territoriale della Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani) Vi inviamo la memoria “Emergenza informazione: contro la precarietà, per la tutela del lavoro giornalistico autonomo”, approvata il 29 luglio 2021 dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi.

La memoria, rivolta al Presidente del Consiglio, al Governo e al Parlamento, sunteggia alcune delle principali emergenze dell’informazione dal punto di vista dei giornalisti lavoratori autonomi. Tra queste: politiche contro la precarizzazione e per il lavoro regolare, attuazione dell’equo compenso, querele bavaglio, ristori Covid e sostegni al reddito anche per i giornalisti autonomi senza partita Iva, chiarezza sul futuro dell'Inpgi, riforma dell'Ordine dei giornalisti... E, più in generale, norme contro il precariato e contro lo sfruttamento del finto lavoro autonomo, con aiuti ai datori di lavoro solo se vincolati all'occupazione regolare.

Va sottolineato che oggi in Italia la maggioranza dei giornalisti in attività non hanno contratti da dipendenti. Ma, per loro, la definizione di “autonomi” spesso cela una sostanza di ruoli da dipendenti non riconosciuti, e coincide quasi sempre con incarichi pesantemente sottopagati, senza diritti, senza certezze e senza prospettive professionali e di vita.

Tale situazione è stata denunciata innumerevoli volte - dagli stessi autonomi, dagli organismi sindacali e di categoria e dalla Commissione lavoro autonomo – tramite prese di posizione pubbliche, documenti e memorie rivolte al Parlamento, e al presente e ai passati Governi.

Ma i giornalisti non-dipendenti subiscono oramai da troppi anni condizioni di lavoro inaccettabili, in un contesto generale che non è esagerato definire di “emergenza informazione”.

Per queste ragioni oggi ci rivolgiamo direttamente anche a Voi, Parlamentari del Friuli Venezia Giulia, inviandoVi la più recente memoria sul tema della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi. E rivolgendoVi un appello ad intervenire, nell’ambito delle Vostre competenze istituzionali, nonchè di rappresentanti dei cittadini, per attuare o sollecitare provvedimenti urgenti di Parlamento e Governo sui temi sunteggiati nel documento allegato.

Restiamo ovviamente disponibili sia a fornire ulteriori documentazioni sul tema, sia a interlocuzioni di merito, senz’altro gradite ed auspicate.

Ringraziando per l’attenzione


Maurizio Bekar
Presidente della Commissione regionale lavoro autonomo dell’Assostampa FVG, componente e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi

Lorenzo Mansutti
Coordinatore della Commissione regionale lavoro autonomo dell’Assostampa FVG, consigliere nazionale Fnsi

>> Qui il testo integrale della memoria <<
"EMERGENZA INFORMAZIONE: CONTRO LA PRECARIETA'..."


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