27 dicembre 2013

EQUO COMPENSO: UN PROMEMORIA E ALCUNI CHIARIMENTI

Il commento di Maurizio Bekar* 
(dal sito web di Articolo 21)

Il 9 gennaio verrà riunita la Commissione plurilaterale istituita presso il Dipartimento per l'Informazione del Governo, per votare una delibera d'indirizzo per l'individuazione dell'equo compenso. E in questi giorni di ferie è lasciato il tempo ai membri della Commissione per formulare osservazioni e proposte, prima del voto della delibera.

Avendo lavorato a lungo sul tema, assieme ad altri freelance, mi sento quindi in diritto e in dovere di sottolineare che, fin dal marzo scorso, è stata formalizzata una proposta d'individuazione dell'equo compenso, elaborata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi. Cioè proprio da quei lavoratori autonomi che il problema della precarizzazione del lavoro giornalistico lo vivono quotidianamente sulla propria pelle.
E' una proposta che individua l'equo compenso con i parametri di retribuzione dei giornalisti dipendenti (così come prescrive la legge 233/2012) e, in caso di disaccordo, rimanda alle tabelle dei compensi minimi del 2007 dell'Ordine dei giornalisti, rivalutate dell'inflazione.
E questa è la proposta da tempo formalizzata al tavolo plurilaterale dell'Equo compenso da parte della Fnsi. Dove però non pare godere di facile cittadinanza, osteggiata apertamente dagli editori, ma anche da una serie di resistenze e distinguo ben difficilmente comprensibili. A meno che l'intento non sia quello di affossare l'equo compenso, o ridimensionarlo e renderlo inutile, o di trasformarlo in una discussione infinita senza sbocchi operativi.
Lungi dal pensare di avere in tasca il libro della verità, mi pare utile esplicitare qui gli assunti sui quali quella proposta d'attuazione è nata e si basa. In modo da fugare possibili equivoci. Ma anche “a futura memoria”; perchè pure quella, nella vita, conta.
Di equo compenso, nella Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi, ne abbiamo discusso per quasi due anni, e cioè ben da prima dell'approvazione della legge 233/2012. E ci siamo talvolta anche litigati, fra freelance, non individuando dei parametri convincenti e largamente condivisi.
Ci è infatti alla fine risultato chiaro che stabilire un compenso minimo uguale per tutti era impossibile, perchè altamente soggettivo: ciò che poteva sembrare una conquista epocale per i sottoretribuiti da 3-5-10 euro al pezzo (per esempio ipotizzando 20-30 euro lordi) era tacciato da sottoretribuzione da quelli che, dovendo campare davvero di questo lavoro, già oggi combattono per farsi pagare di più. E c'era il ragionevole rischio che a stabilire “per legge” tale importo fisso, inevitabilmente si sarebbero poi livellate al ribasso le retribuzioni oggi maggiori, con il pretesto che “questo è l'equo compenso stabilito per legge”.
Ipotizzare invece un “equo compenso minimo uguale per tutti”, ma parametrato alle retribuzioni più elevate delle testate nazionali, avrebbe probabilmente tutelato gli autonomi oggi meglio retribuiti, ma sarebbe anche stato oggettivamente impraticabile per le piccole testate locali.
Ma anche prendere come parametri retributivi le “tabelle” a pezzo per i collaboratori ex articoli 2 e 12 del contratto FIEG avrebbe generato problemi analoghi: inapplicabili o troppo elevate per delle micro-collaborazioni locali fatte anche di “brevi”, e viceversa troppo basse per chi del lavoro di freelance ci dovrebbe campare. Ricordiamoci infatti che quelle cifre tabellari sono lorde, ma di collaboratori inquadrati come dipendenti, e quindi con altri costi (contributi etc.) a carico dell'azienda. Inoltre quelle tabelle vengono spesso aggirate al ribasso dagli editori, considerandole non "il minimo di retribuzione contrattuale", ma “la retribuzione omnicomprensiva per tutti i pezzi forniti”, o con solo minimi aggiustamenti.
Come Commissione lavoro autonomo siamo infine giunti, dopo un non semplice processo di discussione, alla conclusione che l'equo compenso potesse essere rapportato solo (e in proporzione) alle retribuzioni dei dipendenti. Che è poi ciò che prescrive la legge 233/2012. In altre parole: se un freelance lavora full time per 1 mese per una testata, questi deve percepire NON MENO di quanto lì guadagna un dipendente. Anzi: di più, perchè il freelance si assume in proprio vari costi che per il dipendente vengono coperti dall'editore (contributi, malattia, ferie, tfr, tredicesima, rischi, etc.). E se vi lavora per soli 15 giorni al mese, ne deve percepire la metà, e così via.
E, secondo la proposta della Commissione Lavoro autonomo, se si lavora per testate diverse, i compensi devono essere sempre proporzionati alla retribuzione del dipendente, a seconda dei rispettivi contratti collettivi applicati (FIEG, USPI, Aeranti-Corallo) e del tempo di lavoro impiegato (1 giorno, 7 giorni, 1 mese...).
Così che, se si lavora tutto l'anno per più testate diverse, alla fine si possa percepire complessivamente la stessa retribuzione (lorda) di un dipendente.
L'applicazione della proposta è poi semplice: per ogni incarico va concordato il tempo di lavoro necessario per il suo adempimentoe quello dev'essere pagato in proporzione alla retribuzione del dipendente. Mentre in caso di disaccordo si fa riferimento al tariffario dell'Ordine dei giornalisti del 2007, rivalutato dell'inflazione (tariffario che, non a caso, anche oggi può essere preso da un giudice come riferimento di congruità retributiva in una causa di lavoro).
In questo modo non si deve impazzire nei conteggi di quante brevi, foto, articoli e rigaggi sono stati prodotti per individuare l'equo compenso: si patteggia solo un tempo di lavoro ritenuto necessario per l'incarico, e quello viene pagato in proporzione alla paga (lorda) del dipendente. Fatta salva la facoltà di patteggiare anche importi più elevati. E il tariffario dell'Ordine del 2007 viene richiamato solo in caso di disaccordo, o per decisione consensuale delle parti (freelance e datore).
Il punto forte di questa proposta non sta però solo nella facilitazione dei conteggi, e nella piena aderenza al dettato della legge 233/2012, ma anche nel fatto che soddisfa una condizione posta fin dall'inizio dal Sottosegretario all'Editoria: che non si poteva varare un tariffario dell'equo compenso. Perchè questo sarebbe risultato in contrasto con il decreto sulle liberalizzazioni delle professioni e con le norme europee. E quindi si potevano solo individuare dei “parametri di riferimento”, da cui poter poi derivare il calcolo l'equo compenso.
Bene: la proposta d'individuazione dell'equo compenso formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi soddisfa appieno tutte queste condizioni.
Viene quindi da chiedersi perchè per mesi non sia mai stata seriamente discussa nel merito in Commissione Equo Compenso. Viene da chiedersi perchè si siano volute percorrere altre strade. Viene da chiedersi perchè i lavori della Commissione sono da tempo visibilmente impantanati. Vengono da chiedersi molte cose.
Ma queste potranno essere argomento di altre riflessioni, a tempo debito. Per ora limitiamoci a chiarire a tutti ciò che prevede la proposta d'individuazione dell'equo compenso formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi. E che ciascuno si faccia la sua idea.
Poi vediamo che accadrà, e ne riparleremo alla prossima puntata...

* Maurizio Bekar
membro della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi
vicesegretario dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia

19 dicembre 2013

ODG FVG: ISTITUIRE UN OSSERVATORIO SULLE CONDIZIONI DEI COLLABORATORI

La nota del Consiglio regionale dell'Ordine Fvg sull'esposto sulla Carta di Firenze archiviato dal Consiglio di Disciplina





Il Consiglio regionale dell’Ordine prende atto della delibera di archiviazione, da parte del Consiglio di Disciplina territoriale, dell’esposto dell’Assostampa e del Coordinamento giornalisti e precari freelance sulle condizioni di lavoro dei collaboratori nelle testate della regione.

Il Consiglio non entra nel merito della deliberazione del Consiglio di Disciplina, che è un organismo autonomo, ma non intende certo con tale presa d’atto archiviare il problema del precariato e dei compensi ai collaboratori spesso al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi. Non spetta peraltro al Consiglio di Disciplina risolverlo, tanto più attraverso un esposto che, pur delineando un quadro complessivo decisamente preoccupante, non individua specifiche responsabilità di iscritti all’Ordine né documenta le singole violazioni. Al di là dell’appello annunciato dai ricorrenti al Consiglio di Disciplina nazionale dell’ordine dei giornalisti, il Consiglio regionale ritiene quindi di promuovere con decisione un’azione comune con l’Assostampa e il Coordinamento precari per un più puntuale monitoraggio delle condizioni di lavoro dei giornalisti collaboratori nelle testate della regione. 

A tal fine l’Ordine del FVG è pronto a istituire, anche a livello regionale, un “Osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti”, previsto dalla Carta di Firenze come strumento paritetico fra Ordine e FNSI. Tutto ciò in attesa che si concludano i lavori della Commissione nazionale sull’equo compenso, prevista dalla legge 233/2012, che dovrebbe appunto definire l’entità dell’equo compenso. 

La legge, approvata nel dicembre 2012, è infatti successiva alla Carta di Firenze che demanda ai Consigli regionali dell’Ordine la definizione dei parametri di riferimento dei compensi. E, in presenza di una specifica legge sull’equo compenso e di una Commissione nazionale espressamente demandata a definirlo, sarebbe improprio lasciare ai singoli Ordini regionali la fissazione dei parametri.

14 dicembre 2013

CARTA DI FIRENZE: RICORSO CONTRO LO SFRUTTAMENTO NEI GIORNALI

Appello al nazionale contro l'archiviazione dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari. Il comunicato...

L'Assostampa e il Coordinamento precari del Friuli Venezia Giulia proporranno appello al Consiglio di disciplina nazionale dell'Ordine dei giornalisti contro la decisione del Consiglio di disciplina territoriale che ha archiviato - a quasi un anno dalla sua formalizzazione e senza aver sentito né i firmatari né i testimoni indicati - l'esposto ai sensi della Carta di Firenze riguardante le condizioni di lavoro dei giornalisti lavoratori autonomi della regione.
Già in una precedente nota il sindacato dei giornalisti aveva espresso sconcerto per la decisione, definita pilatesca, motivata in quanto non si ritiene "di poter identificare giornalisti responsabili di violazioni deontologiche", e che è sembrata ispirata da una logica del "così fan tutti".
Pur riconoscendo la gravità della situazione (con retribuzioni che per i ricorrenti sono ben al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi), il Consiglio di disciplina ha sottolineato più volte che le retribuzioni generalmente riconosciute nei maggiori giornali del Friuli Venezia Giulia sono frutto di accordo fra le parti, come se i rapporti di forza fra aziende e collaboratori fossero paritari, e i termini contrattuali non venissero imposti ai collaboratori.
Il Consiglio di disciplina, per motivare l'archiviazione della pratica, si era poi avventurato in considerazioni economico amministrative interne alle testate, anziché concentrarsi sulle proprie competenze deontologiche a tutela dei colleghi. Ma soprattutto aveva negato l'applicabilità della Carta di Firenze affermando, contrariamente alla tesi consolidata nell’Ordine nazionale, che il provvedimento mancherebbe di un regolamento attuativo, collegando la Carta all'iter di definizione dell’equo compenso ai sensi dell’omonima legge, e ciò nonostante non vi sia alcuna interdipendenza legale fra i due strumenti.
Quanto alla presunta mancanza di documentazione e di casi concreti che consentano d’identificare dei responsabili della situazione, nella nota del sindacato si sottolineava ancora che, nonostante gli undici mesi necessari per prendere la decisione d'archiviazione, nessuno dei firmatari dell'esposto era mai stato convocato per richieste di chiarimenti o di documentazione aggiuntiva, che il sindacato avrebbe fornito rapidamente e con piena disponibilità.
La decisione del Consiglio di disciplina territoriale Fvg è stata nei giorni scorsi criticata anche dal presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino.


>> Qui il testo dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, l'8 gennaio 2013

>> Qui il testo della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, l'11 novembre 2013

06 dicembre 2013

SE LA SCHIAVITU' E' DIFFUSA... NON E' REATO

Iacopino sull'esposto di sindacato e precari sulla Carta di Firenze, archiviato dal Consiglio di disciplina dell'Odg Fvg



"Schiavitù: se è diffusa non è reato". Il Presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha così commentato sul suo profilo Facebook la delibera di archiviazione del Consiglio di disciplina dell'Ordine del Friuli Venezia Giulia in merito all'esposto ai sensi della Carta di Firenze che era stato presentato il gennaio scorso da Assostampa e Coordinamento precari del FVG. 

Segue il testo del commento di Iacopino.


 SCHIAVITÙ: SE È DIFFUSA NON È REATO
Le sentenze si rispettano. Suona bene. Ma ce ne sono alcune che proprio non si riesce a digerirle. In Friuli Venezia Giulia, l'assostampa e il coordinamento dei giornalisti precari aveva presentato un esposto ai sensi della Carta di Firenze contro i direttori e altri della catena di comando di Piccolo, Messaggero Veneto e Gazzettino. Il Consiglio di disciplina (organismo assolutamente autonomo per legge) lo ha archiviato. Non già perché i tre direttori sono iscritti ad altri Ordini regionali, ma per motivazioni che non mi sento di condividere. Una, tra altre. Eccola: "La situazione prospettata dai ricorrenti è ampiamente diffusa in tutte le aziende editoriali radicate sul territorio".
Sono, lo dichiaro, in aperto conflitto di interessi, essendo - come mi diceva Maurizio Bekar, uno dei firmatari dell'esposto - il "papà della carta di Firenze". Ma sento il bisogno di dire, non avendo alcun ruolo o potere in un eventuale giudizio di appello, che questa decisione mi fa star male.

(5 dicembre 2013)

Una precisazione: l'esposto presentato in gennaio in realtà non formalizzava accuse specifiche contro i direttori delle tre testate citate e la relativa catena di comando, ma si limitava ad esporre una situazione largamente diffusa e nota, chiedendo all'Ordine regionale di valutarla dal punto di vista deontologico, agendo di conseguenza.
E' stato poi l'Ordine del FVG che, per sua scelta, il 21 gennaio deliberò di aprire un'indagine disciplinare nei confronti dei tre direttori citati, piuttosto che altri. Salvo che poi di tale indagine disciplinare, pur formalmente deliberata, non si è saputo più nulla. E non vi è oggi traccia nemmeno nella delibera di archiviazione del Consiglio di disciplina regionale, al quale nel frattempo erano passate le competenze. Come se si fosse persa per strada. Il che è pure peggio di quanto stigmatizzato dal presidente dell'Ordine nazionale, Enzo Iacopino.


>> Qui il comunicato di Assostampa e Coordinamento precari

>> Qui il testo integrale della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

>> Qui il testo integrale dell'esposto di Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia l'8 gennaio 2013.