27 novembre 2013

CARTA DI FIRENZE: ARCHIVIATO L'ESPOSTO DEL SINDACATO FVG

"Decisione pilatesca": finisce in nulla l'esposto di Assostampa e Coordinamento precari Friuli Venezia Giulia a tutela dei non contrattualizzati

Il Consiglio di disciplina territoriale dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha archiviato - a quasi un anno dalla sua formalizzazione e senza aver sentito né i firmatari né i testimoni indicati - l'esposto ai sensi della Carta di Firenze presentato dall’Assostampa e dal Coordinamento precari del Friuli Venezia Giulia riguardante le condizioni di lavoro dei giornalisti lavoratori autonomi della regione.
Il sindacato dei giornalisti esprime sconcerto per la pilatesca decisione, motivata in quanto non si ritiene "di poter identificare giornalisti responsabili di violazioni deontologiche", e che sembra ispirata da una logica del "così fan tutti".
Pur riconoscendo la gravità della situazione (con retribuzioni che per i ricorrenti sono ben al di sotto di livelli ragionevolmente decorosi), il Consiglio di disciplina sottolinea più volte che le retribuzioni generalmente riconosciute nei maggiori giornali del Friuli Venezia Giulia sono frutto di accordo fra le parti, come se i rapporti di forza fra aziende e collaboratori fossero paritari, e i termini contrattuali non venissero imposti ai collaboratori.
Il Consiglio di disciplina, per motivare l'archiviazione della pratica, si avventura inoltre in considerazioni economico amministrative interne alle testate, anziché concentrarsi sulle proprie competenze deontologiche a tutela dei colleghi. Ma soprattutto nega l'applicabilità della Carta di Firenze affermando, contrariamente alla tesi consolidata nell’Ordine nazionale, che il provvedimento mancherebbe di un regolamento attuativo, e collega inoltre la Carta all'iter di definizione dell’equo compenso ai sensi dell’omonima legge, e ciò nonostante non vi sia alcuna interdipendenza legale fra i due strumenti.
Quanto alla supposta mancanza di documentazione e di casi concreti che consentano d’identificare dei responsabili della situazione, si sottolinea ancora che, nonostante gli undici mesi che sono stati necessari per prendere la decisione d'archiviazione, nessuno dei firmatari dell'esposto è mai stato convocato per richieste di chiarimenti o di documentazione aggiuntiva, che il sindacato avrebbe fornito rapidamente e con piena disponibilità.
L’Assostampa e il Coordinamento giornalisti precari e freelance del Friuli Venezia Giulia valuteranno in tempi celeri quali nuove azioni e iniziative intraprendere per veder tutelati i diritti dei tanti collaboratori che ogni giorno lavorano con retribuzioni che offendono la loro dignità personale e la stessa professione giornalistica.

Qui il testo integrale della delibera di archiviazione dell'esposto, decisa all'unanimità dal Consiglio territoriale di disciplina dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

Qui il testo integrale dell'esposto, depositato da Assostampa FVG e Coordinamento precari all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia l'8 gennaio 2013.

20 novembre 2013

STATI GENERALI INFOPRECARIA FVG 2013: LA MOZIONE APPROVATA


L'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
ha dibattuto su Facebook e in Rete


Stabilizzazioni dei precari, tutele per gli autonomi nel contratto e in leggi regionali di settore, attuazione dell'equo compenso, della Carta di Firenze e del suo Osservatorio, riforma dell'Ordine e revisioni dei suoi iscritti, più stretti rapporti fra Comitati di redazione e collaboratori, potenziamento dei servizi per gli autonomi da parte degli organismi di categoria.

Sono queste alcune delle indicazioni e richieste emerse dagli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia, svoltisi in un Forum su Facebook, aperto a tutti, dal 25 ottobre al 17 novembre scorsi. L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento giornalisti precari e freelance e dalla Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, per dare seguito agli Stati Generali nazionali svoltisi in luglio in Fnsi, ed approfondire e attuare a livello regionale le proposte lì emerse.

La scelta di realizzarli su Facebook, con il rilancio su internet di alcuni dei contributi giunti (in parte raccolte sul blog del Coordinamento precari: http://freelancefvg.blogspot.it/ ), è stata motivata dall'intento di offrire una maggiore possibilità di coinvolgimento e dibattito con i colleghi, anche se fisicamente distanti, in orari insoliti, o in tempi differenziati rispetto a una riunione fisica. Il Forum, inteso come confronto con tutta la categoria, è stato aperto anche ai non iscritti al sindacato.

Dall'ampio dibattito che si è sviluppato, sono emerse con forza varie problematiche ed urgenze dei giornalisti non contrattualizzati da dipendenti. Centrale, tra le indicazioni emerse, la necessità di “superare la divisione culturale troppo spesso esistente fra giornalisti contrattualizzati, precari e autonomi, per affrontare organicamente in ogni sede e tavolo di trattativa, in modo globale, unitario e solidale, le problematiche di tutta la categoria, oggi formata per il 60% da lavoratori autonomi, e solo per il 40% da lavoratori dipendenti”.

Oltre a ciò, la necessità di far applicare puntualmente e rispettare le normative esistenti nella categoria, che altrimenti rischiano di venir svuotate “da carenze nelle fase di vigilanza o di applicazione”. E, più in generale, l'indicazione che per affrontare queste tematiche è necessaria “la partecipazione attiva e sinergica di tutti i colleghi, autonomi e contrattualizzati”, cioè senza divisioni tra contrattualizzati e non, e senza delegare ad altri la risoluzione di problemi che sono comuni a tutta la categoria.

Di seguito >> e qui scaricabile << la mozione approvata



Per altre informazioni consultare il blog e la pagina Facebook del Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia: 

o mandare una mail a: 




Mozione approvata dagli
Stati Generali dell’informazione precaria
del Friuli Venezia Giulia
(su Facebook e web, 25 ottobre - 17 novembre 2013)

Gli Stati generali dell'Informazione precaria del Friuli Venezia Giulia, convocati dal Coordinamento giornalisti precari e freelance e dalla Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, aperti a tutti i freelance e precari della regione, anche non iscritti al sindacato, e discussi via Facebook e in Rete dal 25 ottobre al 17 novembre 2013, dopo ampia discussione approvano il seguente documento:


In Italia il 60% dei giornalisti attivi oggi non ha un contratto da dipendente. Di questi quasi il 70% guadagna meno di 10 mila euro lordi l'anno, e il 49% meno di 5 mila. Retribuzioni, queste, che pur lavorando continuativamente non permettono l'autosufficienza economica. E mentre il lavoro dipendente diminuisce, aumentano i giornalisti con contratti precari, e le forme di lavoro giornalistico non riconosciuto, come sul web, negli uffici stampa e nel settore radio-televisivo e nel supposto “citizen journalism”.

Queste condizioni di lavoro vanno considerate un'emergenza per tutta la categoria e vanno affrontate con determinazione anche per la sopravvivenza stessa della professione.

Il giornalismo precarizzato e sottopagato, senza diritti, prospettive e tutele sociali, è infatti divenuto la norma per chi non ha un contratto da dipendente. In queste condizioni il lavoratore autonomo si trova spesso sotto un pesante ricatto economico, e non può quindi essere il garante credibile di un'informazione libera, indipendente, oggettiva e di qualità.

In questo senso la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico è un'emergenza che riguarda non solo tutta la categoria, ma che ha conseguenze dirette sull'informazione per i cittadini, e in ultima analisi sulla stessa qualità della democrazia nel nostro Paese.

Il diritto all'informazione e alla sua qualità non possono quindi più essere disgiunti dai diritti del lavoro e dalle tutele dei lavoratori autonomi, che il contratto collettivo già riconosce ai giornalisti dipendenti.

Sui diritti da riconoscere ai giornalisti non contrattualizzati confermiamo l'attualità e le indicazioni dei documenti:

  • della Commissione nazionale lavoro autonomo per il XXVI congresso FNSI del 2011 (“Freelance e precarietà: per i diritti del lavoro, per la libertà e la qualità dell’informazione”)
  • l'ordine del giorno sul lavoro autonomo approvato per acclamazione dallo stesso congresso Fnsi
  • la “Carta di Firenze - Della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico, carta deontologica della professione, in vigore dal 2011
  • il documento del Friuli Venezia Giulia per gli Stati generali dell'informazione precaria, promossi dalla Fnsi l'11-12 luglio 2013

nei quali ci riconosciamo, ci sentiamo impegnati, e di cui chiediamo la piena e puntuale attuazione.

Più in particolare riconfermiamo, come già in passato, le seguenti priorità:

- Vanno perseguite con forza politiche di stabilizzazione e contrattualizzazione dei tanti giornalisti che ne avrebbero titolo, oggi spesso inquadrati fintamente come autonomi e co.co.co. Una politica che deve veder impegnati, per quanto di rispettiva competenza, gli organismi di categoria nazionali, regionali e aziendali (Cdr e fiduciari di redazione), in sinergia con i singoli colleghi interessati e con le loro eventuali rappresentanze collettive (coordinamenti di collaboratori e/o organismi riconosciuti dall'Assostampa).

- Le trattative per i nuovi contratti collettivi di lavoro, e le contrattazioni aziendali, devono vedere tra i punti qualificanti e prioritari la lotta al precarietà, puntando alle stabilizzazioni e contrattualizzazioni del lavoro oggi fintamente autonomo, ad esempio, per il contratto Fieg-Fnsi, tramite l'art. 1, ma anche (ove applicabili) le forme più flessibili degli art. 2 (collaboratori fissi) e 12 (corrispondenti), profili di cui vanno peraltro adeguati i tariffari, anche alla luce dei criteri della legge sull'equo compenso.
In ambito Fieg il ricorso ai co.co.co. va il più possibile respinto, a favore delle altre forme contrattuali già presenti (art. 2 e art. 12). Il co.co.co non deve essere usato per mascherare rapporti di lavoro di altra natura, né per richiedere rapporti in esclusiva.

- Ai tavoli delle trattative, sia aziendali che con gli editori, si chiede il massimo sforzo, la massima trasparenza e il permanente confronto con la base e con le rappresentanze degli autonomi, freelance e precari, sui punti che li riguardano.

- Vanno estese tutele e diritti anche ai non inquadrati come dipendenti, che sono quasi sempre parte debole nei confronti dei datori di lavoro. Va quindi sostenuto con forza e con politiche attive il principio che diritti e tutele non possono essere appannaggio solo dei dipendenti, ma di tutti i giornalisti. E questo tanto più in un mercato in crisi, dove strategie tese solo a stabilizzazioni e contrattualizzazioni da dipendenti possono poi anche rivelarsi non efficaci, lasciando senza diritti e garanzie chi non può venir contrattualizzato, o lavora da autonomo.

- In questo senso la legge sull'equo compenso del lavoro giornalistico autonomo dev'essere sollecitamente e correttamente applicata, respingendo ogni tentativo di limitare e diluire la portata di un provvedimento che punta esplicitamente a dare applicazione all'art. 36 della Costituzione anche ai lavoratori autonomi, finora senza tutele.
Pertanto confermiamo la condivisione della proposta di attuazione formulata dalla Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi che, in ottemperanza della legge 233/2012, individua l'equo compenso in coerenza con i parametri della retribuzione lorda del giornalista lavoratore dipendente, con alcuni altri correttivi.
Più in particolare condividiamo il principio, da sempre espresso dalla Fnsi, che il lavoro autonomo non può costare meno di quello dipendente, e anzi sosteniamo che debba costare di più. E questo sia perché il lavoratore autonomo si assume costi di produzione, rischi, ed oneri contributivi, previdenziali ed assicurativi altrimenti spettanti al datore di lavoro, sia perché un autonomo che costi meno di un dipendente diviene per l'editore un incentivo a non assumere mai, anche chi ne avrebbe titolo sostanziale.

- Riguardo le sanzioni previste dalla legge sull'equo compenso, sottolineiamo che queste (ai sensi dell'art. 3 della L. 233/2012) prevedono non solo “la decadenza dal contributo pubblico in favore dell'editoria” ma anche “da eventuali altri benefici pubblici...”, e che queste vanno intese come applicabili anche ai livelli regionali e locali. Pertanto chiediamo con forza che in sede d'attuazione della legge le sanzioni vengano applicate puntualmente anche per quanto attiene gli “altri benefici pubblici”, e che ciò venga attuato, per quanto di competenza, anche ai livelli regionali e locali.

- La Carta di Firenze, sostenuta da grandi aspettative, è un irrinunciabile punto di riferimento ideale per dei migliori rapporti di lavoro e la tutela dei più deboli, ma non può restare solo un'enunciazione di principi. Le diversità di valutazioni su alcuni suoi passaggi e sulla sua applicabilità, più volte emerse nella categoria, non possono far dimenticare che la larghissima parte del documento è stata pienamente condivisa da Odg, Fnsi, freelance e precari, e che questo è nato da una condizione di gravi e diffusi disagi, a cui vanno date risposte concrete e urgenti.
La Carta di Firenze va quindi attuata, non come strumento di contrapposizione nella categoria, ma come momento di colleganza attiva, per la tutela del lavoratore più debole e come strumento di difesa nei confronti del potere oggi quasi incontrollato degli editori sui collaboratori.
In questo senso le sanzioni vanno pubblicizzate a fini deterrenti, senza appellarsi alla privacy, essendo provvedimenti di un ente pubblico per la tutela della professione.
A riguardo inoltre lamentiamo che l'esposto sull'equità dei compensi praticati dalle principali testate della nostra regione, presentato l'8 gennaio 2013 da Assostampa e Coordinamento precari e freelance del Friuli Venezia Giulia giace inevaso presso l'Ordine regionale, in attesa di espletamento dell'iter dal Consiglio di disciplina territoriale. Sottolineiamo che il completamento dell'iter regolamentare dell'esposto è non solo indilazionabile, ma un atto dovuto da un ente pubblico.

- Confermiamo la necessità di un sollecito completamento dell'“Osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti”, previsto dalla Carta di Firenze come strumento paritetico tra Ordine ed FNSI. Questo ha infatti “il compito di vigilare sull'effettiva applicazione della presente carta, di avanzare proposte di aggiornamento nonché di segnalare quelle condizioni di sfruttamento della professione che ledano la dignità e la credibilità dei giornalisti anche nei confronti dell’opinione pubblica”, e tale punto della Carta non è mai è stato oggetto di contestazioni o distinguo. Non vi sono quindi oggi motivi per non completarlo in forma paritetica, e un invito in tale senso viene pertanto rivolto alla Fnsi.
E' inoltre possibile e auspicabile istituirne uno, con compiti analoghi, anche a livello regionale. Ci impegniamo pertanto in questo senso, chiedendone l'istituzione in forma paritetica all'Ordine del FVG, dichiarandoci peraltro anche disponibili ad avviarlo in forma autonoma, analogamente a quanto è già avvenuto a livello nazionale.

- E' necessaria una radicale riforma dell'Ordine dei giornalisti, che porti a far sì (anche eventualmente tramite forme di auto-limitazione) che i suoi organismi rappresentativi siano formati da chi svolge effettivamente la professione, anche in forma saltuaria, ma regolarmente retribuita e con il versamento dei contributi. Tale iniziativa può essere avviata autonomamente anche dall'Ordine del FVG, come segnale di rilievo nazionale per l'auto-riforma della professione.

- Sempre riguardo l'Ordine dei giornalisti, è necessaria la revisione dagli elenchi dei non più aventi diritto all'iscrizione, e sono da attuare tutte le iniziative che mettano nella condizione chi già esercita esclusivamente la professione di sostenere gli esami per l'ammissione all'elenco dei professionisti. In questo senso si sollecita l'Ordine del FVG a emanare e pubblicizzare le norme attuative dalla delibera del Cnog del 13 marzo 2013 sul cosiddetto “ricongiungimento” dei pubblicisti, e di continuare a procedere con i riconoscimenti d'ufficio e di praticantato freelance a quanti ne avessero titolo, accompagnandoli e sostenendoli nell'iter.

- Rispetto alla determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni giornalistiche, chiediamo al Consiglio regionale dell’Ordine di adottare e rendere pubblici criteri e parametri di riferimento, così come previsto all'art. 2 della Carta di Firenze, e ai sensi dell'art 2233, secondo comma, del Codice Civile:
Il compenso, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe o gli usi, è determinato dal giudice, sentito il parere dell'associazione professionale a cui il professionista appartiene.
In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. (…)"
Si chiede pertanto all'Ordine di stabilire ed esplicitare qual è il livello di compenso che rispetti il decoro della professione.

- Chiediamo inoltre un costante impegno dell'Ordine e degli organismi di categoria alla sorveglianza e denuncia dei casi di esercizio abusivo della professione e di evasione contributiva, che divengono anche forme di concorrenza sleale verso chi invece rispetta le regole.

- Altrettanto chiediamo che i previsti corsi d'aggiornamento professionale previsti dalla nuove norme ordinistiche tengano conto delle generalmente scarse disponibilità economiche dei non contrattualizzati, e non gravino pesantemente sui loro già ridottissimi redditi da lavoro.

- Cdr e collaboratori: come chiarito più volte dalla Fnsi, ai sensi dell'art 34 del Ccnlg, i comitati e i Fiduciari di redazione possono intervenire anche per la tutela dei diritti e posizioni contrattuali dei lavoratori autonomi. Si sollecita pertanto la più ampia collaborazione e confronto tra Cdr, fiduciari e collaboratori, anche stimolando e favorendo la nascita di coordinamenti di collaboratori per testata, che eleggano propri rappresentanti come interfaccia continuativa con Cdr e fiduciari. Qualora ciò non fosse possibile, o comunque a loro supporto, indichiamo l'opportunità che ad assumersi tale onere siano il Coordinamento precari assieme alla Commissione regionale lavoro autonomo, o altri organismi riconosciuti dall'Assostampa FVG, quali i fiduciari e vicefiduciari provinciali.

- Uffici stampa. Una grande quantità di freelance e precari operano presso uffici stampa privati e pubblici, spesso in condizioni di non corretto inquadramento giornalistico, o in violazione della norme della L. 150/2000. Richiamiamo quindi la necessità di un'attenzione, mappatura e mobilitazione continuativa sul tema, con il coinvolgimento dei freelance e precari, come uno dei settori d'interesse strategico della categoria, per le sue implicazioni lavorative e contributive. Il Coordinamento precari e la Commissione regionale lavoro autonomo sono già disponibili come strumento di raccordo e d'iniziativa in tale direzione.

- Si chiede inoltre che gli organismi di categoria, anche a livello locale, potenzino i servizi di supporto tecnico e consulenza per le variegate e complesse problematiche del lavoro autonomo, che pare sempre più destinato ad aumentare. Ciò può essere ottenuto sia tramite riorganizzazioni e soluzioni tecniche interne, sia con convenzioni con professionisti od enti esterni, da sviluppare con la partecipazione attiva dei lavoratori autonomi e precari e delle loro rappresentanze, prime fra le quali il Coordinamento precari e la Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa.

- Molti risvolti applicativi dell'equo compenso, delle politiche di contrattualizzazione e stabilizzazione, dell'attuazione di Osservatori sul mercato del lavoro e il precariato, e delle politiche formative e d'aggiornamento possono trovare attuazione anche a livello locale, tramite leggi regionali e provvedimenti amministrativi ad hoc, come sono già stati proposti in varie altre realtà. Va quindi ripresa la mozione per la tutela del lavoro giornalistico autonomo e precario presentata al Consiglio Regionale dall'Assostampa e dal Coordinamento precari e freelance del FVG nella primavera 2012, che può oggi essere rilanciata con interventi diretti da parte della nuova Amministrazione regionale.

E' infine necessario, più in generale, superare la divisione culturale troppo spesso esistente fra giornalisti contrattualizzati, precari e autonomi, per affrontare organicamente in ogni sede e tavolo di trattativa, in modo globale, unitario e solidale, le problematiche di tutta la categoria, oggi formata per il 60% da lavoratori autonomi, e solo per il 40% da lavoratori dipendenti.

Per queste ragioni le problematiche della precarietà e del lavoro autonomo devono oggi essere affrontate trasversalmente e in stretto rapporto tra tutti i comparti del sindacato e degli altri enti di categoria.
In questo senso proponiamo che tutti gli organismi di categoria, anche a livello locale, oltre al bilancio economico redigano anche un bilancio sociale, incentrato in modo particolare sui temi della precarietà, per avere costantemente in evidenza i risultati concreti delle politiche messe in atto sul settore dei collaboratori, precari e freelance.

Sottolineiamo infine la necessità che, una volta stabilite regole, normative e procedure, tutti gli organismi di categoria s'impegnino in controlli accurati e continuativi, con segnalazioni e provvedimenti contro chi non le rispetta. E ciò al fine di evitare che pur giusti principi e normative vengano poi svuotate da carenze o limitazioni nelle fase di vigilanza o di applicazione.

Evidenziamo infine che per tutto quanto fin qui indicato e richiesto è necessaria la partecipazione attiva e sinergica di tutti i colleghi, autonomi e contrattualizzati. Perché la fascia più ampia della professione è oggi quella precaria, debole, ricattabile e difficilmente organizzabile attorno a riferimenti stabili, come in una redazione. Ma perché allo stesso tempo ogni rivendicazione, cambiamento e riforma richiede anche l'impegno attivo e sinergico dei suoi destinatari. E, in questo senso, per quanto nelle nostre possibilità, ci sentiamo impegnati.


Per altre informazioni consultare il blog e la pagina Facebook del Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia: 


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15 novembre 2013

STATI GENERALI INFORMAZIONE PRECARIA FVG, A TRIESTEOGGI TV (8 NOV. 2013)

Alessandro Martegani, del Coordinamento precari e segretario Assostampa Friuli Venezia Giulia, a TriesteOggi TV (8/11/2013)  


Dal 25 ottobre al 17 novembre 2013 si svolgono su Facebook gli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
 per dibattere problemi e proposte per il lavoro giornalistico non contrattualizzato nella regione. A promuoverli sono il Coordinamento giornalisti precari e freelance e la Commissione regionale lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.


A dibatterne in studio a TriesteoggiTV, assieme alle problematiche dell'informazione precaria in Italia, Alessandro Martegani, del Coordinamento precari e segretario Assostampa FVG, e il collega Mattia Assandri, conduttore ed intervistatore del programma "Piazza grande" dell'8 novembre 2013...



Gli Stati generali dell'Informazione precaria del Friuli Venezia Giulia
si tengono su Facebook, dal 25 ottobre al 17 novembre 2013,

14 novembre 2013

IL LAVORO AUTONOMO UN ELEMENTO DEFLAGRANTE. ORA, DALLE ANALISI ALLE BUONE PRATICHE


Il contributo di Maurizio Bekar
per il Rapporto LSDI 2012
“Il Paese dei giornalisti”

Da "Il paese dei giornalisti", il rapporto 2012 di LSDI sulla professione giornalistica in Italia, presentato il 5 novembre 2013 a Roma, il contributo di Maurizio Bekar (freelance vicesegretario Assostampa FVG, consigliere nazionale e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi), sul lavoro autonomo.


Non è un segnale, ma un grido d’allarme
, e a pieni polmoni. Il rapporto di Lsdi sulla condizione della professione giornalistica in Italia, elaborato a partire dai dati ufficiali, fotografa di anno in anno una situazione sempre più drammatica. E oramai insostenibile per la maggior parte della categoria. Dai dati emerge infatti la crisi del settore e dei capisaldi tradizionali che lo reggevano (contratto, tutele, carriera, status, pensione…). E la costante crescita dei lavoratori autonomi, divenuti oggi il 60% dei giornalisti attivi, spesso sottopagati sotto la soglia dell’autosufficienza economica. Ma quando la retribuzione media degli autonomi varia dai 9.000 al 12.800 euro lordi l’anno (con spese, contributi e rischi a carico), e il 49% di questi ha un reddito inferiore ai 5.000 euro, questa oramai non è solo una condizione eticamente inaccettabile, o un’emergenza, ma un elemento deflagrante per la tenuta della professione.

Il rapporto di Lsdi evidenzia vari elementi critici: troppi giornalisti iscritti all’Ordine (di cui meno della metà risulta attiva), contrazione degli organici delle redazioni, caduta delle sicurezze lavorative e pensionistiche anche per i tradizionali “garantiti” (cioè i contrattualizzati a tempo indeterminato).

Ma l’elemento più deflagrante, oggi e in prospettiva, credo sia quello del lavoro autonomo (e anche quello “fittiziamente autonomo”, in riferimento alle tante posizioni che dovrebbero invece venir più correttamente inquadrate come dipendenti). E’ infatti intuitivo che se il 60% dei giornalisti attivi oggi costa agli editori infinitamente meno di un dipendente (dalle 5 alle 7 volte, rispetto alle sole retribuzioni lorde, e non ai costi aziendali complessivi di un dipendente), unitamente ai vantaggi dell’esternalizzazione dei costi di produzione e della possibilità di avere “mano libera” nei rapporti con i collaboratori, la strada per l’editore che punti solo a massimizzare i profitti è già chiaramente tracciata: il destino sarebbe quello dell’ulteriore contrazione delle redazioni stabili e degli assunti, con il parallelo aumento del lavoro autonomo sottopagato e senza diritti. 

Che tutto ciò sia un danno per gli autonomi è evidente. Ma la crescita del lavoro precarizzato e sottopagato è una minaccia anche per i contrattualizzati o aspiranti tali. Che, come già avviene, possono vedersi costretti dopo una crisi aziendale o la perdita del lavoro a riconvertirsi in freelance, in un mercato drogato dalla manodopera a basso costo e fortemente ricattabile per l’urgenza economica. E’ però anche evidente che il lavoro precarizzato e sottopagato, oltre che alla disperazione di chi lo subisce, non porta alla prospettiva di una pensione congrua, ma neppure ad apporti economici significativi per la stabilità degli enti di categoria (Inpgi e Casagit).

Per queste ragioni è necessario che il sindacato (in tutte le sue articolazioni, anche territoriali ed aziendali) in ogni rinnovo contrattuale e vertenza tratti con forza e in termini unitari in rappresentanza di tutti i lavoratori: contrattualizzati e collaboratori esterni. Partendo dal presupposto che il sistema dell’informazione è oramai formato in media per il 60% da collaboratori. E che, se non si riesce a trattare e imporre anche con la forza organizzata dei contrattualizzati tutele, diritti e retribuzioni congrue per gli esterni, alla fine le strutture sindacali si ridurranno a rappresentare di fatto solo i dipendenti, cioè solo il 40% del reale circuito produttivo, una percentuale oltretutto in calo. Con danni per i collaboratori, che sempre meno si potranno sentire rappresentati dal sindacato, e per la tenuta complessiva degli enti di categoria.

Una chiosa a questo punto è doverosa: è innegabile che le tendenze del mercato del lavoro vanno verso l’aumento del lavoro autonomo e alla contrazione di quello dipendente a tempo indeterminato. Senza volere rinunciare al corretto inquadramento dei rapporti di lavoro (puntando cioè al riconoscimento di posizioni da dipendente, ove ne sussistano le condizioni), è però altrettanto necessario non avere solo questo orizzonte, ma anche strategie flessibili, realiste e inclusive verso gli autonomi, al fine di “non lasciare nessuno indietro e senza tutele”.

E’ quindi indispensabile una battaglia per l’equo compenso degli autonomi (sia ai sensi della legge 233/2012 in materia, sia grazie ad accordi aziendali e tra le parti sociali). Un equo compenso che non può però essere solo caritativo e “ragionevole” (per gli editori), ma che tenga conto “della coerenza” (ovviamente quantificata in proporzione) con i trattamenti previsti per i dipendenti. Cioè esattamente quanto prevede la legge 233/2012 sull’equo compenso; e come analogamente prevede la riforma Fornero del mercato del lavoro per i trattamenti dei co.co.pro.

Ciò in coerenza con una tesi da sempre sostenuta dal movimento sindacale, e cioè che “a uguale lavoro, uguale paga”, e che pertanto il lavoro autonomo non può costare meno di quello dipendente. Anche perchè un lavoro autonomo più economico porterebbe ineluttabilmente alla progressiva diminuzione di quello dipendente, e alla conseguente perdita di peso e ruolo del contratto collettivo di categoria, con tutte le sue garanzie e tutele.

In questo scenario di crescente emergenza un ruolo rilevante lo ricopre anche l’Ordine. Di cui da tempo si parla della necessità di una profonda riforma. Senza entrare qui nel merito delle varie proposte ed aspetti tecnici, o anche di tesi abolizioniste, credo però che almeno un’idea-guida dovrebbe unire tutti, e trascinarsi poi dietro il resto. E cioè che l’Ordine dovrebbe rappresentare tutti quelli che esercitano effettivamente la professione, anche solo saltuariamente, ma in forma retribuita e con il pagamento dei contributi. Altrimenti si è di fronte a un hobby, a del volontariato, o all’espressione del proprio pensiero, ma non certo a una professione, che deve produrre un reddito.

In questo senso, rispetto al dato abnorme dei circa 112.000 iscritti all’Ordine, di cui solo 47.000  attivi e circa 50.000 che non versano alcun contributo all’Inpgi (e che quindi si suppone non esercitino alcuna attività) andrebbe fatta una radicale riforma, per ripulire dagli albi da chi non esercita attività retribuita, con il connesso pagamento dei contributi. L’Ordine dovrebbe cioè rispecchiare e rappresentare chi la professione la svolge effettivamente, riscontrando questo dato dalla dichiarazione dei redditi e non solo dal versamento annuale della quota d’iscrizione. Il tutto, a scanso di equivoci, affrontando parallelamente la questione delle migliaia di collaboratori sottopagati, per i quali una pura ammissione all’Ordine “per censo” si risolverebbe di fatto in una loro ulteriore ed ingiusta penalizzazione. Quasi che la responsabilità delle sottoretribuzioni gravitassero solo sulle loro spalle e scelte.

Per contro andrebbe perseguito con rigore chi esercita attività giornalistica senza essere iscritto all’Ordine e in regola con i versamenti Inpgi. E anche questa sarebbe una forma di tutela per migliaia di autonomi sottopagati, che oggi si trovano a fronteggiare la concorrenza di chi, campando primariamente di altre attività, può anche accettare condizioni che un professionista, che deve ricavarne un reddito e campare, non accetterebbe mai.

Credo perciò che sia urgente approfondire una riflessione, e non solo teorica, su quella chiave di volta del circuito produttivo giornalistico che oggi è il lavoro autonomo. Che non può  più essere un sinonimo di “lavoro precario e senza diritti”; né una variabile dipendente del lavoro contrattualizzato o la prima valvola di sfogo delle crisi aziendali. In questo senso il rapporto di Lsdi è un prezioso strumento di lavoro. Dunque usiamolo, facendo seguire all’analisi dei dati le buone pratiche. E facendo ciascuno di noi la propria parte.

 * Maurizio Bekar
  Coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi
consigliere nazionale Fnsi


L'intervento audio integrale di Maurizio Bekar al Rapporto LSDI (5/11/2013):


Una sintesi del rapporto LSDI, e il testo integrale, su: www.lsdi.it/2013/giornalisti-la-bolla-del-lavoro-autonomo/


L'intervento di Maurizio Bekar è anche sul sito web:
www.articolo21.info

08 novembre 2013

"NON PIU' SINDACATO DEI GARANTITI" (Carlo Muscatello agli Stati Generali Infoprecaria del FVG)

Carlo Muscatello
L'intervento del presidente dell'Assostampa agli Stati Generali dell'Informazione precaria del Friuli Venezia Giulia 

Diversi anni fa, quando i colleghi del Friuli Venezia Giulia mi chiesero di fare prima il segretario e poi il presidente dell'Assostampa regionale, avevo molti dubbi e una sola certezza: il sindacato dei giornalisti, quello che avevo conosciuto nelle mie precedenti esperienze in alcuni Cdr del "Piccolo", era alla vigilia di un cambiamento non più rinviabile. Una mutazione che andava aiutata, sviluppata, assecondata, portata avanti con tutte le nostre non grandi forze.

Non più sindacato dei garantiti, figura che peraltro cominciava già allora a sfumare sotto i colpi delle ritrutturazioni e delle crisi che non guardavano e non guardano in faccia nessuno (basta pensare alle casse  integrazioni e ai licenziamenti al "Piccolo", nel '96, impugnati con soddisfazione davanti alla magistratura del lavoro da uno di quei Cdr di cui avevo fatto parte). Non più sindacato che, a ogni rinnovo contrattuale, in periodi di vacche grasse, chiedeva e spesso otteneva qualche centinaio di migliaia di lire in più. Non più sindacato considerato, purtroppo, cosa "altra" da una parte sempre più consistente della categoria.

Categoria, e i segnali c'erano già tutti, bastava volerli vedere e capire, che stava profondamente cambiando. Il sogno di molti editori di "produrre i giornali senza giornalisti" era molto difficile, quasi impossibile da mettere in pratica. Ma l'aspirazione ad avere a libro paga redazioni sempre più ristrette, rinforzate dall'esterno da un esercito sempre più numeroso di collaboratori malpagati e spesso anche maltrattati, ecco, quella si andava delineando - e realizzando - con sempre maggiore forza e decisione. 


A Trieste come a Gorizia, a Udine come a Pordenone (ma non è che nel resto d'Italia le cose andassero diversamente), non bastava più collaborare per alcuni anni, fare gli "abusivi" in redazione, aspettare pazientemente il proprio turno, per vedersi assunti in pianta stabile (con contratto, stipendio dignitoso, spesso anche integrativi e benefit vari) in sostituzione di un collega andato in pensione o trasferito in un altro giornale. Il sistema stava cambiando e non sarebbe più tornato quello di prima.

Ma torniamo al nostro sindacato regionale. In una realtà profondamente mutata, nella quale oggi più di metà dei giornalisti non sono contrattualizzati, anche l'Assostampa doveva e ha dovuto cambiare pelle. Non più solo "Assostampa dei Cdr", com'era stata fino agli anni Novanta, ma Assostampa di tutti, anche dei collaboratori, dei precari, dei freelance, di tutti quelli che un Cdr che li rappresenti non ce l'hanno, di quelli che mettono assieme una collaborazione con l'altra, che ricevono mille promesse ma poi si trovano per anni a incassare poche centinaia di euro al mese, di quelli che troppo spesso sono costretti a rivolgersi a un giudice, per vedere riconosciuti i propri diritti. Anche perchè, da che mondo è mondo, il sindacato serve e deve servire innanzitutto alle fasce più deboli di una categoria.

Sono passati diversi anni, e nel Friuli Venezia Giulia abbiamo l'orgoglio di essere stati una delle prime Assostampa regionali - persino prim'ancora della Fnsi - ad aver capito il cambiamento ed esserci comportati di conseguenza. Il nostro Coordinamento precari e freelance regionale è stato una delle primissime esperienze nelle quali i colleghi meno garantiti si sono organizzati, all'interno dell'Assostampa (nel cui Direttivo i colleghi del Coordinamento sono da tempo presenti ai più alti livelli), e hanno cominciato a lavorare ottenendo riconoscimento di ciò sia nelle altre regioni che a livello nazionale.

Molto lavoro è stato fatto, moltissimo dev'essere ancora realizzato. Dalla Carta di Firenze alla legge sull'equo compenso, dalla legislazione regionale agli accordi ancora tutti da scrivere con gli editori (magari sull'esempio di quanto stanno portando avanti i colleghi veneti).

Nell'impegno che ci aspetta, abbiamo però l'obbligo di parlar chiaro. La situazione è difficile, difficilissima. La crisi economica e la rivoluzione tecnologica non promettono pranzi luculliani. Sappiamo che non esiste lavoro giornalistico contrattualizzato e dignitoso per oltre 110mila iscritti all'Ordine. Ciò detto, dobbiamo credere e lavorare per il rilancio del settore, che deve passare per lo sviluppo e l'innovazione, per il lavoro per i giovani, per la protezione sociale adeguata a chi rimane senza lavoro ma anche a pensionati e prepensionati. Sì, perchè la lotta per il lavoro non può e non deve trasformarsi in una lotta generazionale fra poveri, mors tua vita mea, vai a casa tu a 58/60 anni che così c'è lavoro per me che magari ho già passato i quaranta. Niente di più sbagliato, anche perchè è dimostrato che - nella situazione attuale - chi esce dalle redazioni non viene sostituito.

Serve un sistema nuovo di lavoro, di sviluppo, di protezione sociale. E servono soldi pubblici, che però non devono essere usati solo per rifinanziare la 416 - e far uscire giornalisti dalle redazioni - ma anche e soprattutto per creare nuovi posti di lavoro. Per affrontare questa sfida, abbiamo bisogno di un sindacato forte e unitario. Che magari si divida sulle idee per affrontare la crisi e contrastare certe politiche datoriali, ma poi viaggi diritto e unito (contrattualizzati e non contrattualizzati) verso l'obiettivo.


Carlo Muscatello
presidente Assostampa Fvg
consigliere nazionale Fnsi
componente Commissione contratto Fieg-Fnsi

Il dibattito degli Stati Generali del Friuli Venezia Giulia si tiene via Facebook, fino al 17 novembre, nel gruppo "Stati Generali Infoprecaria FVG" Per partecipare, chiedere l'iscrizione al gruppo FB 

07 novembre 2013

I FREELANCE SCRIVONO AL PAPA: "Dare dignità al lavoro senza contratto"


UNA LETTERA APERTA, FIRMATA DA 11 GIORNALISTI FREELANCE ITALIANI, E' STATA CONSEGNATA DA QUALCHE GIORNO AL PONTEFICE, PAPA FRANCESCO. 

Papa Francesco
Tema: le condizioni di sfruttamento e mancanza di tutele in cui versano in Italia la maggior parte dei giornalisti lavoratori autonomi. Che, secondo dati ufficiali, sono oggi il 60% di quelli attivi, a fronte di un 40% con contratti da dipendenti. 

Gli undici firmatari, rappresentativi di varie realtà regionali, sono membri della Commissione nazionale Lavoro autonomo della FNSI, e di altri organismi nazionali e regionali di categoria

Impegnati per l'attuazione della legge sull'equo compenso dei giornalisti non dipendenti, si appellano al Pontefice affinchè li aiuti “a far capire a tutti i cittadini e alle istituzioni, spesso sorde, che in Italia i giornalisti lavoratori autonomi sono in larga parte tutt'altro che dei privilegiati”, e che dev'essere rispettata la loro “dignità di lavoratori, che hanno diritto a un presente e a un futuro di vita personale”.

Il testo della lettera inviata al Pontefice:


 LETTERA APERTA
A Sua Santità, Papa Francesco

Santo Padre,

sappiamo che, rispetto ai gravi mali del mondo, noi che Le scriviamo non ci troviamo tra gli “ultimi” dell'umanità. E neppure tra i penultimi. Siamo, in effetti, fra tanti altri.

Siamo giornalisti, e la nostra “missione” è l’informazione: rendere pubblici i fatti che i cittadini hanno il diritto di conoscere. E perciò raccontiamo, malgrado tutto, ciò di cui siamo testimoni.

Diciamo “malgrado tutto”, perché la maggioranza dei giornalisti italiani appartiene alla fascia disagiata e precaria dei lavoratori autonomi. Ma i mezzi di comunicazione per cui lavoriamo non danno certo spazio e voce alle nostre istanze. Non riusciamo così a raccontare ai cittadini la gravità della nostra condizione lavorativa. Tanto che in molti credono che siamo una casta, che gode di privilegi ben al di sopra dello standard di vita medio della popolazione. 

Come giornalisti e cittadini abbiamo ascoltato le Sue recenti parole, forti e chiare, pronunciate il 22 settembre a Cagliari ma anche altrove, sulla dignità del lavoro e delle persone, sul dramma della disoccupazione e delle speranze disilluse. Perciò Le scriviamo affinché si sappia che noi siamo sì giornalisti, ma non i privilegiati a cui tanti pensano. 

Siamo lavoratori, con o senza Partita IVA, costretti dalla crisi a esercitare una “libera professione” che si trasforma in una prigione di stenti e difficoltà economiche, perché il nostro compenso viene deciso e imposto da altri.

Molti di noi, pur lavorando a tempo pieno e senza orari, non guadagnano neppure quanto serve per mantenersi; tanto che sono costretti a contare sulla solidarietà dei propri cari, nell'attesa di tempi migliori; che però non giungono. 

La maggior parte di noi vive nell'incertezza del presente e del futuro. E, a fronte dei pochi retribuiti con cifre dignitose e talvolta anche elevate, molti autonomi si vergognano persino di confessare quanto guadagnano, perché si sentirebbero sviliti nella dignità personale.

In questo lavoro ridotto a prigione sono rinchiuse la passione per il nostro mestiere, e anche parte dell’informazione e della libertà di stampa di questo Paese. Perché siamo noi “precari”, che scriviamo tanto di quello che si legge sui giornali, che si sente e vede in radio e tv, o nei mille canali del web. Noi parliamo degli altri, garantendo l’informazione per i cittadini, fatta delle piccole e grandi notizie che si susseguono quotidianamente.

Ma siamo alla mercé di un mercato che ha spesso portato i nostri compensi di lavoratori autonomi a livelli insufficienti per garantire una vita indipendente dalle famiglie di origine, e tantomeno a formarne di nuove. Non abbiamo le tutele di chi ha un contratto. Non abbiamo ferie pagate, né riposo settimanale, né copertura malattia né ammortizzatori sociali.

I giornalisti lavoratori autonomi sono pagati in media dai cinque ai quindici euro lordi per un articolo, che può richiedere anche varie ore di lavoro. E da questi importi vanno  detratte le spese e i contributi previdenziali. Ma non sono rare le retribuzioni anche inferiori, persino meno di un euro. Pochi spiccioli vengono riconosciuti per una fotografia, cifre irrisorie per girare e montare video. C'è addirittura chi ci chiede di scrivere gratis, in nome della “visibilità” assicurata dalla firma su un testo pubblicato, o per vedersi poi retribuire altri servizi, ma alle cifre prima indicate.

Santità, Padre Francesco, per queste ragioni rispettosamente Le chiediamo di aiutarci a far capire a tutti i cittadini e alle istituzioni, spesso sorde, che in Italia i giornalisti lavoratori autonomi sono in larga parte tutt'altro che dei privilegiati. Che chiediamo sia rispettata la nostra dignità di lavoratori, che hanno diritto a un presente e a un futuro di vita personale.

Perchè difendere la dignità della professione giornalistica, in tutte le forme in cui viene esercitata, è difendere anche la dignità e la libertà dell’informazione in questo Paese.


Maurizio Bekar (Trieste)
Saverio Paffumi (Milano)
Solen De Luca (Roma)
Antonio Armano (Milano)
Moira Di Mario (Roma)
Dario Fidora (Palermo)
Giovanni Ruotolo (Torino)
Susanna Bonfanti (Firenze)
Francesca Marruco (Perugia)
Laura Viggiano (Napoli)
Claudio Chiarani (Riva Del Garda)

giornalisti freelance, membri della 
Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi


IL COMMENTO DEI PRIMI FIRMATARI:

Santo Padre. Perché questa iniziativa? La risposta è semplice: perché a volte sembra che soltanto l’intervento divino o un miracolo vero e proprio potrebbe convincere gli editori e il Governo ad accogliere un principio semplice e basilare come quello di “equo compenso”, così come è espresso dall’art. 36 della Costituzione Italiana: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. 

Principio che si fonda, a sua volta, su un altro impegno fondamentale, stabilito dall’art. 3: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. 

La metafora di cui sopra è ironica, ma quanto mai rispettosa, perché non ci aspettiamo che Padre Francesco, con tutta l’umana sofferenza che esiste nel mondo, faccia il miracolo o interceda per noi nei confronti dell’Altissimo. Proprio per questo la lettera è “aperta” e vuole essere soprattutto un richiamo a quanti hanno potere sulle cose terrene, perché si impegnino a non insabbiare insieme alla legge sull’Equo Compenso, anche la speranza nella possibilità di ridare dignità al lavoro dei giornalisti senza contratto. Questi ultimi ormai sono la maggioranza dei giornalisti italiani attivi: almeno 6 su 10, secondo gli ultimi dati a disposizione.


LA LETTERA IN VERSIONE AUDIO