25 ottobre 2013

ALESSANDRO MARTEGANI: "BUONI STATI GENERALI A TUTTI"


IL CONTRIBUTO DEL SEGRETARIO DI ASSOSTAMPA AL DIBATTITO DEGLI STATI GENERALI DELL'INFORMAZIONE PRECARIA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA


Credo che il primo ostacolo da affrontare per i giornalisti italiani, ancor prima di scendere nel merito dei problemi e delle soluzioni, sia una radicale operazione culturale.
La crescita esponenziale dei rapporti precari e atipici nel mondo dell’informazione (che spesso coprono illegalmente posizioni con attività quotidiana e cariche di responsabilità oltre che di professionalità), e l’involuzione che ha ormai coinvolto tutto il sistema informativo del paese, hanno di fatto svuotato di significato la divisione fra contrattualizzati (una volta si chiamavano anche “garantiti”) e freelance.
Le ristrutturazioni e i tagli annunciati con cadenza ormai stagionale da parte delle grandi aziende editoriali, e le chiusure e gli stati di crisi delle realtà più piccole, hanno reso ormai comuni a tutti i giornalisti.

Alessandro Martegani 
Membro del Coordinamento Precari e Freelance, 
Segretario dell’Assostampa FVG

Da una parte i contrattualizzati, pur godendo ancora di ottime tutele e di contratti depotenziati ma comunque dignitosi, vedono messi sempre più a rischio non solo la propria posizione, ma perfino il proprio futuro, visto che l’aumento dei precari sottopagati rende inevitabile anche un calo delle entrate negli enti previdenziali, e più conveniente per gli editori usare lavoratori esterni piuttosto che sviluppare redazioni strutturate; dall’altra i cosiddetti collaboratori o freelance, per la maggior parte lavoratori a tempo pieno, non hanno più alcuna speranza di essere assunti, e, nonostante il costo della vita e delle spese professionali in aumento, assistono al calo progressivo delle già magre entrate e delle opportunità di lavoro, vivendo ogni giorno quella che, con un’espressione un po’ greve, poco originale, ma comunque evocativa, viene definita una “guerra fra poveri”.


Lo slogan “Siamo tutti precari”, (utilizzato talvolta in passato più che per una reale convinzione, per una “captatio benevolentiae” da parte di alcuni “garantiti” per ottenere il consenso di chi lavora al di fuori delle redazioni) sta diventando sempre di più uno scenario reale. La gestione miope della maggior parte degli editori, che anno ormai abdicato alla ricerca della qualità puntando al profitto immediato, tagliando spese, organici e pagine, senza un minimo di progettualità e sviluppo, rischia di travolgere esperienze, professionalità e sentimenti di tutta la categoria, senza distinzioni. Non è stata colta per tempo nemmeno la straordinaria opportunità del Web, vista dagli editori, ma anche qualche collega, prima come una bolla destinata a sgonfiarsi, poi come una dolorosa necessità, e solo di recente come una possibile risorsa, ma comunque senza investimenti adeguati.

I problemi dei precari sono quindi i problemi di tutta la categoria, di tutto il sindacato, dai quadri nazionali della Federazione ai giovani colleghi, dai direttori ai collaboratori. Mi piacerebbe che questo fatto, evocato spesso anche all’interno dei sindacato, diventasse una convinzione profonda, diffusa, oltre che un principio astratto mai applicato concretamente fino ad oggi.
Solo partendo da una posizione convintamente unitaria si può pensare di ottenere, prima ancora delle tutele, una linea di sviluppo del mondo del giornalismo, un nuovo inizio, che garantisca una corretta informazione e una vita dignitosa a chi ogni giorno affronta fatica e rischi per amore di questo lavoro.
Una categoria unita ha però bisogno vitale di un sindacato unito, oltre che unitario: è vitale una ferma e coerente azione nazionale, che, abbandonando le logiche del passato e di corrente, dia un convinto appoggio a battaglie come la legge sull’equo compenso e l’applicazione della Carta di Firenze, e alla tutela dei non contrattualizzati, senza accettare ricatti da parte degli editori. Le regole per chi lavora fuori dalle redazioni devono essere inserire nel contratto, e ai collaboratori, “strategici” e non, deve essere garantita una rappresentanza all’interno del Cdr, se esiste, o un contatto continuo con il fiduciario di redazione.

È fondamentale però anche un’attenzione costante e capillare da parte delle Associazioni regionali, che devono essere un punto di riferimento autorevole e accogliente per tutti i colleghi, ascoltando i problemi, intervenendo sulle singole situazioni (spesso i colleghi freelance non hanno non dico un Cdr, ma nemmeno un fiduciario a cui rivolgersi, e lavorano in condizioni che rasentano l'isolamento) e mantenendo una linea costante e ferma a tutela della categoria, denunciando e intervenendo in ogni caso di abuso o illegalità.

Mi preme non essere frainteso: quando parlo di “tutela” non intendo assolutamente il limitarsi a una protezione dei diritti acquisiti o alla richiesta di uno o due euro in più a pezzo per i collaboratori. Il miglioramento nelle retribuzioni e delle condizioni di lavoro sono obiettivi sacrosanti, ma a mio parere è necessario pensare all’evoluzione e al cambiamento, comprendendo che talvolta anche un mutamento radicale delle condizioni di lavoro può non essere una soluzione negativa per i colleghi e per la professione, a patto che vengano rispettati alcuni principi non trattabili, come il fatto che il lavoro precario va pagato (viste le ultime tendenze è il caso di specificarlo) e decorosamente, e comunque deve costare più di quello dipendente; che tutte le attività che compongono il mondo dell'informazione, (carta stampata, tv e radio, informazione via Web, uffici stampa e portavoce), hanno la stessa dignità e vanno rispettate e trattate allo stesso modo; che il sindacato non deve puntare solo a salvare lo status quo dei cosiddetti garantiti, ma, come è avvenuto in Friuli Venezia Giulia (la creazione del Coordinamento precari e freelance, i numerosi interventi a favore dei meno tutelati, la nomina di Maurizio Bekar a Coordinatore nazionale e la mia stessa nomina segretario dell’Assostampa Fvg sono i risultati tangibili di questa linea), deve guardare ai problemi tutta la categoria, senza fare distinzioni, intervenire per fermare irregolarità e ingiustizie, anche per via giudiziaria, e possibilmente (so di chiedere molto in un periodo come questo), elaborare con fiducia sul territorio una visione di sviluppo e cambiamento per il futuro.

Un appello infine va ai colleghi, in particolare ai freelance, che devono evitare assolutamente trascorrere la propria vita professionale, e tanto più gli eventuali disagi, in solitudine, e accettare compromessi indecorosi e retribuzioni da fame nella speranza di una regolarizzazione che non arriva. È irrinunciabile vivere la propria professione con dignità e consapevolezza, ma anche contattare il sindacato e partecipate alla vita delle Associazioni e della Federazione: ritengo che uno dei problemi del sindacato sia anche la difficoltà nel coinvolgere nuove esperienze, che invece sono assolutamente vitali per mantenere forte e attuale l’azione della categoria.
Solo con quest’ottica la categoria riuscirà a remare contro corrente con una forza sufficiente per uscire dalla “tempesta perfetta” in cui si è ormai infilata.



Alessandro Martegani 


Membro del Coordinamento Precari e Freelance, 
Segretario dell’Assostampa FVG


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