Coordinamento dei giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia - precari.freelance@assostampafvg.it
21 maggio 2021
VENERDI' 28 MAGGIO (ore 20.30) TELE-RIUNIONE GIORNALISTI AUTONOMI FVG
19 maggio 2021
ESONERO CONTRIBUTIVO 2021 PER I LAVORATORI AUTONOMI
Le anticipazioni sulle modalità d'attuazione
17 maggio 2021
ODG LOMBARDIA: PAGARE I GIORNALISTI E NON IN BASE AI CLICK
"IL LAVORO NON SI PAGA IN BASE AI CLICK"
13 maggio 2021
AUTONOMI, EQUO COMPENSO, PRECARIETÀ: documento Clan Fnsi (maggio 2021)
(Roma, 5-6 maggio 2021)
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del documento della Clan-Fnsi approvato il 5-6 maggio 2021
La Commissione nazionale lavoro autonomo della FNSI, facendo seguito ad analoghi suoi documenti e prese di posizione, rinnova la propria viva preoccupazione per la deriva dei diritti e del mercato del lavoro nel comparto dell’informazione. E si appella al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Sottosegretario all’Editoria, ai Ministri della Giustizia e del Lavoro e politiche sociali, affinché intervengano con urgenza sulle evidenti storture esistenti nel settore. Storture che ledono il diritto dei cittadini ad un’informazione libera, garantita da giornalisti pienamente indipendenti dal ricatto della precarietà e dalla spasmodica necessità di un lavoro dignitosamente retribuito.
CONTRIBUTI COVID 19
I provvedimenti di sostegno e ristoro in seguito all’emergenza Covid-19 non hanno affatto tenuto conto della specialità della professione giornalistica per quanto riguarda il lavoro autonomo. Prescindendo dall’esiguità dei ristori erogati nel 2020 dal Governo Conte, gran parte del lavoro giornalistico non subordinato viene prestato in regime di cococo ed è rimasto escluso dai contributi corrisposti dal Governo Draghi attraverso il Decreto Sostegni unicamente alle partite IVA. Non è stato previsto, per i giornalisti, l’inserimento tra le altre categorie di lavoratori autonomi senza partita IVA che godono di un contributo.
Chiediamo pertanto al Sottosegretario per l’Editoria di rappresentare nei confronti del Governo la richiesta per l’erogazione di nuovi ristori a fondo perduto a sostegno dei giornalisti non dipendenti, come già corrisposti la scorsa primavera-estate con il “Fondo per il reddito di ultima istanza”, e non limitati ai soli titolari di Partita Iva.
Va anche tenuto conto che il blocco o riduzione di alcune attività produttive per il Covid-19 hanno causato la perdita, o almeno una forte riduzione, delle possibilità di lavoro per i giornalisti lavoratori autonomi nei settori dello spettacolo, cultura, sport, turismo e food, oltre a una riduzione generale delle possibilità di collaborazione, accompagnate spesso da significative riduzioni dei compensi, stabilite unilateralmente dagli editori nella logica dell’emergenza Covid e dei continui tagli ai costi del lavoro senza che queste scelte passino dal confronto con il sindacato o gli stessi lavoratori autonomi.
Si fa anche presente che molti giornalisti autonomi vedranno solo nel 2021 gli effetti più vasti della crisi, in quanto molte associazioni e aziende private hanno deciso lo scorso dicembre, in sede di bilanci consuntivi, i tagli alle spese per le collaborazioni giornalistiche. Pertanto riteniamo opportuno ampliare il riferimento temporale per i calcolo dei cali di fatturato.
SOSTEGNI AL REDDITO
Di fronte alle protratte sofferenze del mercato del lavoro giornalistico, ora inasprite anche dal Covid, sono necessarie politiche continuative di sostegno al reddito dei giornalisti non dipendenti, spesso caratterizzati da discontinuità lavorativa e cali di reddito.
Si ritiene quindi necessario rivedere ed estendere anche ai lavoratori autonomi degli Ordini professionali norme come la recente legge sull’ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), varata con la legge di bilancio 2021, ma per ora prevista solo per le Partite Iva della Gestione Separata Inps.
L’ISCRO è un giusto passo verso un welfare per gli autonomi, ma deve riguardare tutte le categorie, senza esclusioni, estendendone l’accessibilità e portata, anche tenendo conto delle diverse specificità lavorative esistenti tra i differenti Ordini professionali.
Sul complesso di questa situazione sono necessari degli interventi mirati del Governo e delle Istituzioni, anche locali.
L’OCCUPAZIONE PRECARIA
Il livello occupazionale nel settore giornalistico sta diminuendo solo formalmente: la “buona occupazione” viene infatti distrutta in favore di un’occupazione precaria, senza diritti né tutele (cococo e partite Iva spesso monocommittente). Un sistema informativo basato sempre più su dei “braccianti dell’informazione” non va lontano.
Gli editori puntano da un lato a un basso numero di occupati regolari e con contratti depotenziati, e dall’altro a disporre di una vasta forza lavoro di giornalisti lavoratori autonomi da pagare una frazione dei subordinati.
Occorre mettere al primo posto norme che contrastino il precariato, lo sfruttamento dei cococo e delle false partite Iva che mascherano del lavoro dipendente non riconosciuto come tale e che sottraggono milioni di euro di contributi all’Istituto di previdenza: a dirlo sono i dati delle ispezioni Inpgi soprattutto rispetto a finti cococo che rappresentano lavoratori e lavoratrici impiegati 8, 10, 12 ore al giorno senza diritti né tutele.
OCCUPAZIONE REGOLARE E CONTRASTO ALLA PRECARIETÀ
Chiediamo quindi che tutti gli aiuti pubblici agli editori siano vincolati all’occupazione regolare. Ogni sostegno, diretto o indiretto, dev’essere condizionato alla tenuta dell’occupazione e al contrasto del precariato: non si devono utilizzare aiuti pubblici per distruggere l’occupazione regolare e incrementare il lavoro precario e non tutelato.
Va favorita con opportuni provvedimenti l’emersione dal “falso lavoro autonomo” di molti collaboratori, e l’inclusione nei Contratti collettivi da dipendenti di almeno i cosiddetti “collaboratori strategici” delle testate.
TUTELA DEL LAVORO AUTONOMO
Va parallelamente attuata una decisa tutela del lavoro autonomo - sia di quello per scelta, che di quello in attesa di stabilizzazioni contrattuali - tramite la doverosa attuazione delle vigenti disposizioni, inapplicate dal 2012:
COMPENSI DEGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI
1) Compensi minimi dignitosi per le collaborazioni giornalistiche autonome, anche occasionali e non entro le redazioni, tramite:
a) Immediata emanazione da parte del Ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti ex L. 27/2012, unica categoria professionale per la quale non sono mai stati emanati, e non essendo applicabili per analogia quelli di altre professioni
b) Conseguente attuazione anche per i giornalisti del principio della legge sull’equità retributiva ex L. 172/2017
COMPENSI DEI COLLABORATORI DELLE REDAZIONI
2) equo compenso per i collaboratori delle redazioni (con coerenza tra subordinati e autonomi nelle singole testate), tramite:
c) Corretta identificazione dei parametri dell’equo compenso per i giornalisti non dipendenti ex L. 233/2012, e conseguente sua attuazione, fino ad oggi bloccata, in violazione della legge stessa e dell’art. 36 della Costituzione.
RIFORMA DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI
E DELL’ACCESSO ALLA PROFESSIONE
Infine: come già segnalato da tempo anche dalla Clan-Fnsi, l'attività giornalistica, assieme alle sue tecnologie, i contesti sociali e di mercato, è radicalmente mutata dagli anni '70 - '80, al punto di risultare oggi inadeguati, od obsoleti, molti degli attuali strumenti concettuali, normativi e di governo della professione, legati ad altri momenti storici.
Oggi è necessaria una radicale riforma della professione, delle sue norme e istituti, per renderli rispondenti alle esigenze e ai problemi della realtà attuale. Comprese le norme di funzionamento e i compiti dell’Ordine dei giornalisti, risalenti a un impianto di un oramai lontano e non più attuale 1963.
Non basta la già attuata riforma del numero dei componenti del Consiglio nazionale e dei Consigli di disciplina: occorre anche tenere conto che nel giornalismo la maggior parte dei rapporti di lavoro e è sarà di natura autonoma, e ciò per volontà degli editori.
A nostro avviso vanno quindi riformate le norme di iscrizione all’Ordine, nella logica che “giornalista è chi esercita effettivamente la professione", adeguando una legge istitutiva di quasi 60 anni fa, oramai inadeguata alla realtà attuale dei circuiti dell’informazione e del mercato del lavoro.
In questo senso va anche affrontato il tema dei circa 50.000 su 110.000 iscritti all’Ordine che non hanno alcuna posizione contributiva Inpgi: dei “fantasmi”, che o sono giornalisti inquadrati con altri contratti e presso altre Casse, a danno dell’Inpgi, o che apparentemente non hanno mai esercitato la professione, e quindi non si capisce a quale titolo risultino ancora iscritti all’Ordine.
Ma, al fine di giungere a una riforma ragionata e di ampio respiro, questa andrà elaborata ed attuata in sinergia con gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, per quanto di rispettiva competenza, confrontandosi su problemi, esperienze e proposte già disponibili, e non con provvedimenti calati dall’alto senza alcun coinvolgimento di merito della professione.
Questi i temi che come Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi ci sentiamo di avanzare con forza, rendendoci disponibili, per quanto di nostra competenza, alla più ampia collaborazione.
Fonte: sito web Fnsi (sezione Lavoro autonomo) - Qui il documento scaricabile
Qui >> tutte le informazioni << sulla
Tele-assemblea regionale dei
giornalisti lavoratori autonomi
del Friuli Venezia Giulia
>> On line il 24 giugno 2021 <<
ore 20.30-22.30 ca.
02 maggio 2021
EQUO COMPENSO, CONTRATTI e DIGNITA’ PER I FREELANCE (basta attuare le leggi) !
VOGLIAMO L'EQUO COMPENSO
Ma la mancata emanazione di quei parametri per i giornalisti impedisce solo a noi giornalisti l'applicazione certa dell’equo compenso, che invece ora è un diritto (ai sensi della legge 172/2012) per tutti gli altri professionisti lavoratori autonomi.
14 aprile 2021
ESSERE PRECARI(a) STANCA: (amara) testimonianza di una collega che vorrebbe...
Continuiamo a pubblicare, in forma anonima, alcune testimonianze raccolte tramite il “Questionario sui giornalisti non dipendenti nel Friuli Venezia Giulia", lanciato dal Coordinamento precari e freelance e dalla Commissione lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.
Questa volta pubblichiamo l'amara riflessione-testimonianza di una collega, che ama questo lavoro ma vorrebbe...
(Inviate le vostre testimonianze a: precari.freelance@assostampafvg.it)
la riflessione e (amara) testimonianza di una collega
che ama questo lavoro ma vorrebbe anche
dignità, rispetto e non elemosine...
La vita da giornalista è quella che sogni, ma è anche quella che ti sei conquistato, portando i pezzi, facendoti apprezzare, sgomitando in una concorrenza spietata.
È quella per cui hai studiato, sette camicie su un concorso per diventare professionista.
E quando scrivi ti pare di volare, quanto è sublime questo che non definirei un mestiere, ma un gioco ardito con le parole, un raccontastorie pepate per colpire il redattore e farti uscire quel pezzo.
E poi la firma sul giornale, per anni un orgoglio, poi diviene routine e lascia spazio alle iniziali del nome e del cognome. E dietro quelle lettere puntate ci sta il tuo stile.
Fino a qua tutto perfetto: un mondo ovattato dove la pergamena dei benedettini ha lasciato spazio ai caratteri mobili di Gutenberg e poi alla vecchia macchina da scrivere, ai pc, ai tablet, ad un taccuino che diventa lo schermo dello smartphone.
Tutto è cambiato, ma quello che più pesa è il riconoscimento di una carriera, che passa attraverso l’approvazione del capo-redattore, ma anche del lettore che ringrazia per il lavoro di certosina limatura, poi guardi il compenso e ancora una volta pensi “chi te lo fa fare”.
Chiunque prende più di un giornalista freelance, anche la baby-sitter, il calzolaio, la donna delle pulizie.
In fondo tutto cambia perché nulla cambi. La pandemia ha insegnato che essere in redazione o a casa non cambia, che scrivere da un bar, o sopra uno scoglio non fa la differenza, perché la notizia la trovi in mille modi e scrivere lo si fa di getto, 15 minuti e 45 righe sono pronte.
Dietro quella velocità ci sta una vita passata sulla tastiera, professionalità infinita, forza di volontà estrema. La voglia di scrivere per il gusto di farlo e per dare spazio e, il più delle volte, aiuto alle storie di periferia, al riscatto che un articolo può portare.
Perché la stampa se non è il quarto potere, è uno tra i poteri che ancora contano.
Ma quelle dita su quella tastiera valgono 6, 8, 10 euro. Ed è una vergogna degli editori che lucrano sulla competenza, dello Stato che preferisce sistemare i riders e i navigator, piuttosto che i giornalisti.
Perciò quel lavoro che sai fare egregiamente non basta per sopravvivere: talvolta al mese sono 100 euro, 200, chi è fortunato arriva a mille. Quisquiglie.
Dopo aver macinato chilometri di strada per frugare notizie, dopo aver scritto fiumi di parole, dopo aver rinunciato ai sabati, alle domeniche alle feste, perché il precario non dice di no, perché ce n’è uno pronto a sostituirti, a farti le scarpe.
Signorsì sempre, mentre stai facendo altro, mentre ti chiamano a qualsiasi ora di qualsiasi giorno, mentre stai allattando il piccolo, portando a scuola il figlio, mentre sei a cena con gli amici, mentre stai facendo una lavatrice. Suona il telefono, rispondi, molli tutto e cominci a prendere appunti che serviranno per la stesura finale.
C’è chi si barcamena con gli uffici stampa; e anche lì, per farti riconoscere un diritto, l’Inpgi 1, rischi di perdere il lavoro. Anzi, personalmente, il processo l’ho vinto, ma il lavoro l’ho perso.
E allora ti devi reinventare perché le competenze ci sono, eccome: studi, master, specializzazioni, certificazioni di ogni tipo e poi quel concorso a Roma per professionista passato al primo tentativo, mentre altri colleghi in redazione, l’hanno tentato più e più volte.
Quello del giornalista è un lavoro maledetto, è come un amante: lo cerchi, ne hai bisogno, scrivere è parte di te. E loro lo sanno, sanno sfruttarti benissimo.
E quel “loro” sta per lo Stato che tutela i fannulloni, quelli che non lavorano, piuttosto che agevolare le professionalità, il lavoro onesto, giustamente retribuito.
Ah, 10 euro, che mancetta penosa. Eppure, sono lordi che credevi?
Poi non ti spieghi perché i colleghi di redazione intascano dai 3500 euro in su al mese. Fanno il tuo stesso lavoro, in più mettono i titoli, una cosa che potresti fare benissimo. La disparità, l’ingiustizia.
Ci vorrebbe una rivoluzione, ma non siamo mica francesi noi.
[Puoi mandarci la tua testimonianza o riflessione a: precari.freelance@assostampafvg.it
I testi selezionati verranno pubblicati in forma anonima]
05 aprile 2021
ESSERE PRECARI STANCA: FOTOGRAFI E COMPENSI (quando ci sono) (testimonianze)
Continuiamo a pubblicare, in forma anonima, alcune testimonianze raccolte tramite il “Questionario sui giornalisti non dipendenti nel Friuli Venezia Giulia", lanciato dal Coordinamento precari e freelance e dalla Commissione lavoro autonomo dell'Assostampa FVG.
Il tema, questa volta, è il lavoro dei fotografi e il diritto a un equo compenso (e non a un lavoro a titolo gratuito, o quasi...).
(Inviate le vostre testimonianze a: precari.freelance@assostampafvg.it)
I FOTOGRAFI E I COMPENSI (quando ci sono)
(testimonianze)
- I giornali, quando pagano, danno circa 20 euro a foto... La moda è foto gratis, chieste ai soggetti stessi con chiaro decadimento della neutralità dell'informazione.
(Mentre) gli uffici stampa diffondono quello che il loro committente vuole, e ad oggi sono gli unici che pagano talvolta decentemente (dai 100 a 500 euro a servizio/giornata)
- Inutile nascondere la testa sotto la sabbia! I quotidiani NON pagano più, e da anni, i servizi fotografici e/o video vanno a liberi professionisti…
- La situazione nell’ultimo decennio è praticamente e drasticamente cambiata! Vuoi per l’avvento delle nuove tecnologie, vuoi per la accondiscendenza degli stessi collaboratori “della parola”: spesso (= oramai sempre) agli stessi viene chiesto di contribuire con foto/video realizzati con i propri mezzi (sul quale poi ci sarebbe molto da dire)...
- La professione del fotoreporter freelance è completamente scomparsa. Il rispetto per il lavoro del “foto cine operatore” (una volta era così descritto) è morto! Tutti noi ci siamo dovuti inventare formule altre di collaborazione con i quotidiani, lavorando più a stretto contatto con uffici stampa e/o comunicazione esterni. Salvo poi comunque sentirsi giornalisti, pagando le iscrizioni, versando i contributi Inpgi e quant’altro …
- Quotidianamente combattiamo con tariffe che, quando ci sono, insulse... A livello regionale questo mercato è completamente scomparso. A livello nazionale si va da tariffari che offrono 5,00 euro ad immagine ad un massimo di 50/60 euro su magazine più blasonati..
- Serve l'equo compenso del materiale fotografico... Che una foto sia scattata da un fotografo o un giornalista DEVE ESSERE PAGATA. Basta con le pubblicazioni GRATUITE.
- Non ho mai incontrato 1 solo giornalista che sprechi una sola parola per i fotografi...
[Puoi mandarci la tua testimonianza o riflessione a: precari.freelance@assostampafvg.it
I testi selezionati verranno pubblicati in forma anonima]
30 marzo 2021
ESSERE PRECARI STANCA: SPESE, EQUO COMPENSO E DIGNITÀ (testimonianze)
Continuiamo a pubblicare, in forma anonima, alcune testimonianze raccolte tramite il “Questionario sui giornalisti non dipendenti nel Friuli Venezia Giulia", lanciato dal Coordinamento precari e freelance e dalla Commissione lavoro autonomo dell'Assostampa FVG. Il tema, questa volta, è l'equo compenso e la dignità del lavoro...
(Inviate le vostre testimonianze a: precari.freelance@assostampafvg.it)
(testimonianze)
- Le regole devono essere calate dall'alto, altrimenti gli editori risparmiano su tutto. Io lavoro per neanche 100 euro al mese, e per fare articoli complessi. E se protestassi non scriverei più. E ora 100 euro per l'iscrizione all'Ordine per chi percepisce 100 euro al mese sono troppi!
- Lavoro da quasi vent’anni per una testata e le condizioni sono rimaste le stesse da allora, ad eccezione dell'applicazione dell'equo compenso, risalente ormai a diversi anni fa. Non sono mai arrivati rimborsi spese né si è parlato di altri compensi…
- Bisogna fare in modo che gli editori paghino sempre le prestazioni, allo scopo di non dover mai lavorare gratis per mantenere il posto, a favore di qualcun altro e in attesa di tempi migliori (sic!)
- Non vengono riconosciuti rimborsi spese. E così si è costretti ad abbonarsi al giornale o a leggerlo a proprie spese, perchè è difficile non farlo lavorando ogni giorno.
- Serve una paga decente ai giornalisti non contrattualizzati. Ho ricevuto recentemente una proposta di collaborazione dalla testata con cui collaboravo. Sarei felice di ricominciare a scrivere... ma i pezzi vengono pagati talmente poco, che non mi è possibile dedicare parecchie ore della mia giornata agli articoli, ottenendo a fine mese una “paga” irrisoria.
Ci dovrebbe essere un pagamento minimo ad articolo rispettoso del lavoro: deciso insieme al sindacato e da rispettare. Non serve a nulla parlare e parlare... se alla fine le testate possono permettersi di far collaborare chi giornalista non è, e se c’è chi continua ad accettare di scrivere in cambio di poco o addirittura niente.
Le testate dovrebbero utilizzare SOLO giornalisti iscritti all’Ordine, altrimenti a mio parere l’Ordine non ha molto senso di esistere... e nulla di ciò che facciamo come giornalisti ha senso.
E la cifra pagata a pezzo, dovrebbe essere fissata: non cifre impossibili (mi rendo ben conto della situazione del mercato), ma nemmeno cifre ridicole!
- Visto che il numero dei freelance aumenta e questo fenomeno continuerà nei prossimi anni, si pensi a rendere dignitoso e più tutelato il lavoro autonomo con misure concrete, invece di tutelare solo i contrattualizzati. Come freelance non mi sento affatto tutelato dal sindacato.
- Ci vuole una retribuzione consona al lavoro e serve dare un minimo di priorità a chi collabora da tanti anni. Meritocrazia e anzianità non sono considerate per nulla.
[Puoi mandarci la tua testimonianza a: precari.freelance@assostampafvg.it
I testi selezionati verranno pubblicati in forma anonima]