25 luglio 2022

INPGI 2: ENTRO IL 31 LUGLIO PAGAMENTO DEI CONTRIBUTI MINIMI 2022



Sono tenuti al versamento gli iscritti alla Gestione separata che abbiano svolto durante l'anno, o abbiano in corso, attività giornalistica autonoma. E' esentato chi svolge la professione nell'ambito di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e chi non svolge prestazioni professionali


Il 31 luglio scade il termine per il pagamento dei contributi minimi per l'anno 2022. Sono tenuti al versamento del contributo minimo annuale – ricorda in una circolare il Servizio entrate contributive dell'Inpgi – tutti i giornalisti iscritti alla Gestione separata che nel corso del 2022 abbiano svolto o abbiano in corso lo svolgimento di attività giornalistica in forma autonoma.

Per i giornalisti con un'anzianità di iscrizione all'Ordine professionale fino a cinque anni (e dunque che risultino iscritti con decorrenza successiva al 31 luglio 2017), il contributo minimo è ridotto al 50%.

Per gli iscritti già titolari di un trattamento pensionistico diretto, la contribuzione dovuta è fissata ad una aliquota non inferiore al 50% di quella ordinaria. «Di conseguenza – precisa il dirigente del Servizio, Augusto Moriga – per i giornalisti che alla data del 31 luglio 2022 risultino già pensionati il contributo soggettivo minimo dovuto sarà pari al 50% di quello ordinario. L'eventuale titolarità di trattamenti pensionistici a favore dei superstiti (pensioni di reversibilità e/o indiretta) e gli assegni previsti a favore dei ciechi e degli invalidi civili non danno luogo alla riduzione del contributo minimo».

Questi gli importi dovuti per l'anno 2022:

Contributo ordinario: 389,90 euro.
Contributo ridotto per i giornalisti con meno di 5 anni di anzianità professionale: 215,14 euro.
Contributo ridotto per i giornalisti titolari di trattamento pensionistico diretto: 258,83 euro.

Il pagamento dei contributi dovrà essere eseguito con modello F24/Accise o bonifico bancario, seguendo le indicazioni riportate nella Circolare 7 del 1° luglio 2022 pubblicata sul sito web dell'Istituto (v. link)

Non sono tenuti al versamento del contributo minimo i giornalisti che nel 2022 svolgono l'attività esclusivamente nell'ambito di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, per i quali gli adempimenti contributivi sono interamente a carico del committente. In tal caso, tuttavia, l'interessato deve comunicare all'Inpgi le modalità con cui svolge la professione, avvalendosi del modulo presente a questo link.

Sono esentati (previa comunicazione scritta di cessata attività da presentare utilizzando il modulo disponibile quianche i giornalisti iscritti alla Gestione separata che – alla data del 31 luglio 2022 – non abbiano svolto alcuna forma di attività giornalistica autonoma e che entro la fine dell'anno presumono di non svolgerne.

«Questi ultimi – ricorda infine l'Inpgi –, se interessati ad ottenere la copertura contributiva nell'anno 2022 pur in assenza di svolgimento di prestazioni professionali, possono eseguire ugualmente il versamento dei contributi minimi. Coloro i quali non provvederanno a versare il contributo minimo nei termini previsti, in fase di invio di comunicazione reddituale per l'anno 2022 (da effettuarsi entro il 30 settembre 2023), in alternativa alla sospensione annuale, potranno scegliere di versare comunque il contributo minimo e procedere al pagamento dello stesso entro i termini previsti per la contribuzione a saldo, con le relative maggiorazioni».

(Fonti: Fnsi/Inpgi) 


Coordinamento giornalisti precari e freelance
e Commissione regionale lavoro autonomo
dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia

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12 luglio 2022

ASSOSTAMPA FVG PER LA DIFESA DEL LAVORO AUTONOMO E PRECARIO

Il sindacato regionale fa propria la mozione
 del Consiglio nazionale FNSI per l'equo compenso
e a tutela del lavoro autonomo e precario 
Modificare le norme per l'elezione degli autonomi


Il Consiglio direttivo dell’Assostampa FVG, riunito a Trieste l'11 luglio 2022, assume come propria la mozione approvata dal Consiglio Nazionale della Fnsi il 30 giugno sul lavoro giornalistico autonomo e l’equo compenso, e contro la precarizzazione dell'art. 21 della Costituzione.

Come anche richiamato dalla mozione sul lavoro autonomo approvata al XVIII Congresso FNSI del 2019, evidenzia come necessari e urgenti:

- l’emanazione da parte del Ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi, ai sensi della legge 27/2012, poi definiti come “Equo compenso” dalla legge 172/2017;

- l’attuazione della legge 233/2012 sull’equo compenso per i collaboratori delle testate giornalistiche, che impone la coerenza retributiva tra lavoro autonomo e subordinato;

- l’emersione del “falso lavoro autonomo” e la sua inclusione nel Contratto collettivo di lavoro giornalistico.

In questo senso il Direttivo condivide anche l’indicazione di assumere tutte le opportune forme di pressione, lotta e manifestazione contro le inadempienze sull’Equo Compenso, e ad organizzare una mobilitazione generale della categoria contro la crescente precarizzazione dell’art. 21 della Costituzione, a partire dallo sfruttamento derivante  dalla disparità di trattamento tra giornalisti e attraverso l’uso illegittimo di finti rapporti di lavoro autonomo.

Propone infine al Segretario generale e al Consiglio Nazionale della Fnsi di modificare l’art. 43 del Regolamento sul lavoro autonomo come segue: 

“Nell'Assemblea nazionale e nelle Assemblee regionali godono di elettorato attivo e passivo i giornalisti iscritti alle AA.RR.SS. e (alla Gestione separata dell'Inpgi) all’Inpgi, che percepiscano esclusivamente o prevalentemente redditi da lavoro autonomo…”, restando invariato il resto dell’art. 43.

Ciò per reintrodurre nelle norme sull’elettorato attivo e passivo il criterio della “prevalenza” dei redditi di lavoro autonomo, invece della sola “esclusività”: criterio già affermato con la circolare interpretativa del 9 marzo 2010, a firma del Segretario generale, e considerato vigente fino alla riforma del Regolamento Fnsi del giugno 2019, che non lo riprendeva esplicitamente.

A parere del Direttivo dell’Assostampa FVG, nelle odierne condizioni di mercato del lavoro la clausola dell’esclusività professionale risulta troppo restrittiva, e pare più attuale una clausola di “prevalenza” di reddito da lavoro giornalistico autonomo, piuttosto che quella di una sua esclusività.

(mozione approvata all’unanimità)

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e Commissione regionale lavoro autonomo
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01 luglio 2022

EQUO COMPENSO AI GIORNALISTI AUTONOMI: MOBILITAZIONE (mozione unanime FNSI, 30/06/2022)

Il Consiglio nazionale Fnsi approva all'unanimità:
attuare l'equo compenso per i giornalisti autonomi,
organizzare una mobilitazione della categoria

Giornalisti, 10 anni senza equo compenso
Mobilitazione in difesa dell’informazione
contro la precarizzazione dell’articolo 21


Il Consiglio nazionale della Fnsi, riunitosi a Roma il 30 giugno 2022, 

richiama il documento sul lavoro autonomo approvato al XVIII Congresso FNSI di Levico Terme del 2019, che ha indicato come obiettivi urgenti e prioritari da affrontare per il lavoro non dipendente: l’emanazione da parte del Ministero della Giustizia dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi ex legge 27/2012, definiti come “Equo compenso” dalla legge 172/2017; l’emersione del “falso lavoro autonomo” e la sua inclusione nel Ccnlg, contrastando la precarizzazione attraverso l’attuazione della legge 233/2012, che impone la coerenza retributiva tra lavoro autonomo e subordinato;

denuncia il perdurare di gravi storture nel sistema dell’informazione, che si regge sempre più sul lavoro povero e senza diritti, tanto da rendere precari i principi stessi di libertà di stampa, pur garantiti dall’art. 21 della Costituzione;

denuncia infatti che, nonostante i ripetuti richiami, a dieci anni dall’entrata in vigore sia della legge 27/2012, concernente i compensi adeguati e decorosi di tutte le prestazioni di lavoro autonomo, sia della legge 233/2012, che aggiunge l’obbligo della coerenza dei compensi tra subordinati e non subordinati per le prestazioni rese nelle testate giornalistiche, i giornalisti siano l’unica professione ordinistica per la quale non è stata data applicazione alle tutele vigenti per l’equo compenso del lavoro autonomo;

denuncia che entrambi i dicasteri (Giustizia e Presidenza del Consiglio) sono nelle condizioni e in possesso di tutti gli elementi per poter dare adempimento alle due norme, mentre invece non concludono i procedimenti con i dovuti provvedimenti;

Il CN impegna pertanto la Segreteria e la Giunta esecutiva Fnsi ad un rapido e deciso intervento affinché venga intimato al Governo l’adempimento delle norme vigenti sull’Equo compenso per i giornalisti non dipendenti, attraverso:

- l’immediata emanazione da parte del Ministero della Giustizia del decreto con i parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti, previsti dalla L. 27/2012, essendo ad oggi l’unica categoria professionale per la quale questi non sono mai stati emanati, e non risultando applicabili per analogia quelli di altre professioni; 

- l’immediata adozione dei provvedimenti previsti dalla L. 233/2012, con la corretta identificazione dei parametri dell’equo compenso per i giornalisti non dipendenti, che tenga conto della coerenza tra le retribuzioni dei subordinati e degli autonomi nelle singole testate;

- l’applicazione delle sanzioni previste legge 233/2012, sospendendo l'erogazione di contributi e di altri benefici pubblici in favore degli editori che non applichino l'equo compenso.

Il CN impegna altresì la Segreteria la Giunta esecutiva

ad assumere tutte le opportune forme di pressione, lotta e manifestazione pubblica contro le inadempienze del Governo sull’Equo Compenso, e ad organizzare una mobilitazione generale della categoria contro la precarizzazione dell’articolo 21 della Costituzione, a partire dallo sfruttamento derivante  dalla cronica disparità di trattamento tra giornalisti e attraverso l’uso illegittimo di finti rapporti di lavoro autonomo.

(mozione Fnsi approvata all'unanimità, Roma, 30 giugno 2022)


Coordinamento giornalisti precari e freelance
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09 giugno 2022

EQUO COMPENSO IN INIQUA INFORMAZIONE, di Vincenzo Vita* (da Il Manifesto, 8 giugno 2022)


Uno scandalo tra gli scandali: la mancata applicazione della legge n. 233 del 31 dicembre 2012, quella sull’equo compenso nel settore giornalistico. 

Si tratta di un buco nero della vita italiana, di cui ben poco si parla, perché gli editori sono i primi a voler eludere la realtà dei fatti, in quanto i maggiori responsabili del misfatto. 

Due brevi cenni di storia. 

Dopo un lungo tira e molla parlamentare, un parere negativo dell’allora ministra del lavoro Elsa Fornero corretto successivamente dal vice Michel Martone, ecco che finalmente venne alla luce un testo piccolo piccolo, volto a dare un po’ di sollievo alla vasta componente povera o impoverita dell’informazione. I dati ci illustrano con crudezza lo stato dell’arte: oltre la metà del settore è popolata da precari e persino schiavi intellettuali, costretti a scrivere o a produrre servizi radiotelevisivi senza un trattamento appena decente.

Il precariato, non solo in tale ambito, è da tempo una delle facce dolorose dell’età liberista. Ma si è ormai superato ogni limite di guardia: gli articoli pagati con una manciata di euro sono spesso l’architrave delle notizie. Croniste e cronisti magari impegnati in zone rischiose o su tematiche sensibili a rischio costante di querele temerarie di carattere intimidatorio ottengono – quando arrivano- pagamenti irrisori. Basti andare sull’apposito sito Lo Spioncino dei Freelance, dove si raccolgono situazioni e cifre. 

C’è da vergognarsi. 

La legge del 2012 sembrò, anche per la sua linearità a prova di eventuali azzeccagarbugli, una boccata di ossigeno. Niente di rivoluzionario e neppure di innovativo, bensì una semplice tutela delle persone costrette a passare la giornata in una corsa a ostacoli per la sopravvivenza. Ebbene, malgrado la semplicità dell’articolato e all’assenza di insidiosi regolamenti attuativi, il dispositivo è inapplicato. Dieci anni dopo. In simile comparto è un secolo. 

Come mai? La causa efficiente (e strumentale) è il mancato esito decisionale della commissione prevista dall’articolo 2 per la valutazione delle forme del cosiddetto equo compenso, immaginato dall’articolo 1 per difendere coloro che non hanno un rapporto di lavoro subordinato in quotidiani o periodici (pure telematici) o nelle agenzie di stampa o nelle emittenti radiotelevisive. Ecco, la commissione soffre di un ostruzionismo interno, in particolare della componente espressa dalla federazione degli editori. 

La Fieg, del resto, non riconosce l’esistenza del precariato e si rifiuta di vedere la povertà creata dalla stessa incapacità delle proprietà di capire le trasformazioni del sistema. Queste ultime, vedi i casi del New York Times o del Washington Post, richiedevano una visione e una strategia volte ad immaginare un paradigma diverso dello e nello sviluppo. Stiamo parlando della frontiera tra analogico e digitale, tra vendite in edicola e abbonamenti, con una scommessa sulle stesse opportunità tecnologiche. In passato, ad esempio, la federazione ebbe un ruolo importante nella riforma del 1981 (l.416), tuttora un punto di riferimento.

Ora, in linea con le componenti arretrate delle imprese, il gretto risparmio sul lavoro vivo sembra l’unica politica concreta. Invece di interrogarsi sul perché le vendite siano crollate così miseramente e sui motivi del crescente disinteresse verso i quotidiani (con pochissime eccezioni), si suppone di rifarsi su chi scrive o fa servizi. 

Un allarme va lanciato, visto che la questione va persino al di là del suo specifico e ci interpella sulla miseria in cui siamo caduti. Miseria in tutti i sensi. 

Tutto questo stride con le dinamiche europee, che appaiono al contrario prossime al varo di una direttiva sul salario minimo. Gli editori italiani hanno scelto di uscire dalla modernità?

Naturalmente, un peso dovrebbe averlo il governo, cui spetta attraverso l’apposito dipartimento della presidenza del consiglio di convocare e gestire la stessa commissione. Ci si attende dal pacato sottosegretario con delega Giuseppe Moles una parola, se non proprio un grido. 

Tra una cosa e l’altra, arrivano al comparto 665 milioni di euro. Qual è la scusa?

(Da: "Il Manifesto", 8 giugno 2022)

* Vincenzo Vita è stato tra i parlamentari attivamente impegnati per l'approvazione della legge 233/2012 sull'equo compenso per i giornalisti non dipendenti. Da senatore del Pd, fu copresentatore di alcuni emendamenti che, in dirittura d'arrivo, permisero di giungere all'approvazione della legge. Ma, fino ad oggi, colpevolmente inattuata (N.d.r.)

29 maggio 2022

EQUO COMPENSO E PRECARIATO, CLAN FNSI: «IL GOVERNO INTERVENGA»

Giulietti: «Serve una grande mobilitazione»

Dall'allarme per i colleghi impegnati in Ucraina, «spesso precari, freelance, senza contratto né assicurazione», all'esigenza di mobilitarsi «contro le storture del sistema informazione, che si regge sempre di più su lavoro povero e senza diritti»: l'appello alle istituzioni è a prendere «adeguate contromisure»
Nelle parole del presidente Fnsi anche il ricordo di Walter Tobagi


«Ci troviamo nella paradossale situazione in cui la politica e le direzioni dei giornali lodano croniste e cronisti impegnati in Ucraina ignorando, o facendo finta di ignorare, che si tratta spesso di colleghi precari, freelance, senza contratto né assicurazione e senza un equo compenso che sia esigibile. Nei momenti di crisi più devastanti, durante la pandemia prima e nel conflitto in Ucraina adesso, l'importanza e la necessità della presenza dei giornalisti in prima linea è chiara a tutti. Il fatto che questi giornalisti siano spesso privi di tutele è una questione che dovrebbe riguardare anche il governo, al quale chiediamo di occuparsi di una tutela pubblica per i cronisti precari impegnati al fronte, a partire da un'assicurazione che li copra in caso di danni a loro stessi o agli equipaggiamenti. La consapevolezza del livello abnorme di precarietà di cui è vittima l'informazione italiana è il primo passo per prendere adeguate contromisure, a partire da equo compenso e tutele per i freelance».

È un allarme che parte dal fronte ucraino e arriva nelle redazioni locali quello espresso dalla Commissione lavoro autonomo della Fnsi, riunita a Roma. Dalla Clan Fnsi emerge anche «l'esigenza di una mobilitazione nazionale contro l'insieme delle storture del sistema informazione, che si regge sempre di più su lavoro povero e senza diritti. Così – evidenzia la Commissione – ad essere precari sono i principi di libertà di stampa garantiti dalla Costituzione. Un problema che riguarda tutti i cittadini, la qualità della democrazia, la lotta alle fake news e il livello del dibattito pubblico del nostro Paese».

Allarme condiviso dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, presente ai lavori. «A questo punto, non è più rinviabile una grande manifestazione contro la precarizzazione dell'articolo 21, contro la precarietà e le querele bavaglio, temi che si legano nel rendere ricattabili i giornalisti. Una mobilitazione – la proposta – che coinvolga tutte le istituzioni della categoria».

Giulietti ricorda poi Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera e presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, ucciso a Milano, il 28 maggio 1980, a 33 anni, dai terroristi appartenenti alla Brigata XXVIII marzo. «Andiamo a rileggerci – l'esortazione – i passaggi che nel suo ultimi discorso, la sera prima di essere ucciso, dedicato ai temi della libertà, della precarietà, dei bavagli alla stampa e del rapporto fra giornalisti e magistratura: scopriremo quanto sono attuali, ancora oggi, le sue parole».

Al centro della riunione della Clan-Fnsi, convocata dal presidente Mattia Motta e dal coordinatore Maurizio Bekar, la sempre più grave situazione in cui versano l'attività indipendente dei giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere informati. I dati diffusi dal Parlamento Ue vedono l'Italia al 21° posto su 27 Stati membri, secondo gli indici di Reporter senza frontiere. La stessa fonte indica come l'Italia sia ora al 58° posto su 180 della classifica mondiale. Aumentano le querele bavaglio e i cronisti minacciati.

Fra le criticità esaminate anche lo switch-off delle frequenze del digitale terrestre, «che ha portato alla chiusura di numerose emittenti locali», rileva la Clan. Intanto il tavolo sull'Equo compenso per i giornalisti «è fermo per le chiusure degli editori – incalzano i rappresentanti dei lavoratori autonomi – mentre al Senato prosegue l'esame della legge Meloni sullo stesso tema che riporta d'attualità la necessità delle "tariffe" mai emanate per i giornalisti dal ministero di Giustizia». La Commissione esprime inoltre l'urgenza di ottenere che il Dipartimento per l'Editoria «applichi finalmente le sanzioni della legge 233/2012 contro la precarietà del lavoro giornalistico nelle redazioni sospendendo l'erogazione dei benefici pubblici agli editori che non applicano l'equo compenso, inteso come retribuzione coerente tra assunti e autonomi che svolgono lo stesso lavoro».

Sul fronte Ordine dei giornalisti e percorso di riforma, la Clan-Fnsi valuta «la necessità di unificare i due attuali elenchi dei professionisti e dei pubblicisti in un albo unico dei giornalisti e di definire con chiarezza e senza sovrapposizioni le competenze digitali dei diversi profili professionali di giornalisti e comunicatori».

E ancora il tema della mobilitazione nazionale, «con una manifestazione a Roma sui temi della precarizzazione di vita, lavoro e dell'articolo 21 della Costituzione. Un appuntamento aperto a tutte e tutti per ribadire che l'inclusione contrattuale dei finti autonomi e delle tutele reali per i freelance sono una strada obbligata per il rilancio di un settore che deve capire che prospettiva industriale vuole darsi: l'editoria italiana vuole essere fagocitata dai colossi digitali puntando solo su precarizzazione e riduzione del costo del lavoro, o ha il coraggio di imbastire un piano industriale dell'asset informazione, a partire dalla qualità dei contenuti e dalla lotta al lavoro povero?», chiede la Clan Fnsi, che esprime, infine, «vicinanza ai colleghi del Secolo XIX in stato di agitazione anche per gli esigui pagamenti dei collaboratori» e «solidarietà ai colleghi di Report-Rai3, vittime di perquisizioni che rischiano di rivelare le fonti: una norma a tutela delle fonti giornalistiche – conclude – è quanto mai urgente».

(Fonte: Fnsi)


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01 maggio 2022

UN RICORDO DI LUCIANO CESCHIA: GIORNALISTA, DIRETTORE E DALLA PARTE DEI "PRECARI"

Luciano Ceschia (foto: Giovanni Montenero)


È mancato quache giorno fa nelle sua Trieste Luciano Ceschia, presidente onorario dell’Assostampa Fvg, già segretario generale della Fnsi (per la quale firmò 5 contratti nazionali di categoria). Fu direttore dei quotidiani Il Piccolo e Alto Adige, lavorò in RAI e in altre testate, ed assunse vari incarichi nazionali. Aveva 87 anni, e restò sempre nel cuore un sindacalista, che perseguiva il giornalismo di qualità.

Di Ceschia, in questi giorni, si sono giustamente ricordati la carriera, le capacità professionali, gli incarichi e riconoscimenti ricevuti.

Ma in occasione del Primo Maggio, Festa di un Lavoro che si fa sempre più precario e con meno diritti, piace ricordare che Ceschia abbe attivamente a cuore i problemi dei giornalisti non contrattualizzati, dei collaboratori precari sottopagati. Per i quali predicava la necessità di politiche decise, di buone retribuzioni, di contrattualizzazioni; perchè la buona informazione non poteva reggersi, nemmeno eticamente, sul lavoro sottopagato, precario e senza diritti.

Quando nel 2007 costituimmo il Coordinamento giornalisti precari e freelance nell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, ci ritrovammo subito Luciano Ceschia al nostro fianco. Supportò tutte le principali battaglie dei movimenti dei giornalisti precari, ad iniziare da quella per l'equo compenso. Ci elargiva consigli, prestava il suo appoggio e trattava dei problemi dei collaboratori sottopagati nel Direttivo dell'Assostampa e in altre sedi, anche nazionali.

Alla luce di tutto ciò, ci fu un momento in cui pensammo di proporgli un' "adesione onoraria" al Coordinamento precari e freelance, in segno di condivisione. Ed avere tra i nostri aderenti (seppure onorario) un pensionato, direttore e sindacalista nazionale di lungo corso sarebbe stata una bella provocazione culturale... 

Forse era una provocazione eccessiva. Così, per timidezza, e per timore del paradosso d'immagine di un "direttore pensionato tra i precari", non glielo proponemmo mai... 
Ma forse fu un errore: con persone come Luciano Ceschia si poteva veramente credere in un'unità fra giornalisti, senza etichette e divisioni preconcette.

Ringraziando Luciano per quanto ha dato alla categoria, e per l'attenzione dimostrata verso gli "autonomi" sottopagati del giornalismo, lo ricordiamo con un breve estratto di un'intervista. Venne realizzata a Udine nel 2013, dal nostro Lorenzo Mansutti, per gli Stati generali dell'informazione precaria del Friuli Venezia Giulia; che furono promossi dal nostro Coordinamento, nel contesto delle battaglie per l'attuazione della legge sull'equo compenso e per un nuovo contratto giornalistico.

E ora: grazie di tutto, Luciano. Ciao!

                                                                                 Maurizio Bekar


Intervista a Luciano Ceschia:
"Eliminare la figura del collaboratore precario dal mondo del giornalismo"
(Udine, 22 ottobre 2013)


PER APPROFONDIRE:

Da grande giornalista, con vivo senso autoironico, qualche anno fa Ceschia si era scritto da solo il suo necrologio. Affidando al presidente dell'Assostampa FVG, Carlo Muscatello, le righe che qui riportiamo di seguito:                       

Ecco il nuovo profilo - curriculum:
non si sa mai possa servire, magari per eventi allegri. 
Ciao, Luciano

CESCHIA LUCIANO

Nato a Trieste il 13 dicembre del 1934 da famiglia di origine istriana e friulana. Residente in Istria dal ’41 al ’48 (Buie, Momiano e Capodistria - liceo Combi), e pertanto in possesso del decreto prefettizio che lo dichiara “profugo”.

Al rientro a Trieste dirigente nelle organizzazioni giovanili di Mons. Edoardo Marzari (esponente dell’antifascismo triestino, torturato dai nazisti).

Presidente del Circolo studenti medi triestini anche durante le cruente giornate del 1953.

Iscritto alla Dc, inizialmente delegato provinciale dei giovani e quindi dirigente provinciale, iscrizione che non rinnovò al momento della nomina ai vertici della Federazione della stampa, pur mantenendo rapporti di solidarietà e amicizia con esponenti locali e nazionali dell’area morotea (tra gli altri Belci, Bodrato, Anselmi).

Promotore e direttore di due giornali per giovani.

Il primo ricordo della vita: la manifestazione nella piazza Unità di Trieste il 18 settembre del 1938 nel corso della quale Mussolini annunciò le leggi razziali.

Giornalista professionista dal 1958.

Due anni di lavoro precario (dal giugno 1955) al Piccolo di Trieste.   ­

Redattore e caposervizio nelle redazioni provinciali di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone del Gazzettino di Venezia dal 1958 al 1966.

Fu tra i primi giornalisti triestini a fare negli anni ’60 servizi da inviato in Istria che aveva  lasciato da profugo nel 1948, riallacciando fra l’altro i rapporti, tuttora molto intensi, con la comunità degli italiani rimasti.

Dipendente Rai per 14 anni dal 1966: ha operato nella sede regionale del Friuli Venezia Giu1ia e, nel decennio '70 - '80, a Roma (giornale radio, a Radiosera dove si realizzò il primo esperimento dei giornalisti “in voce”); tra l'altro capo redattore centrale, con direttore Sergio Zavoli;

Per tre anni direttore del Piccolo di Trieste ('81 - '83) e per sei anni direttore dell'Alto Adige di Trento e Bolzano ('84 – ‘89).

Dirigente (segretario) negli anni ’60 del sindacato giornalisti del Friuli Venezia Giulia. Eletto consigliere nazionale della Fnsi nel 1968; segretario per oltre un anno del Sindacato nazionale giornalisti Rai.

Per oltre nove anni segretario generale della Federazione nazionale stampa italiana nel decennio '70 - '80, caratterizzato anche dal fenomeno terroristico contro i giornalisti: collaborò con il ministero degli Interni (tra l’altro con il ministro Cossiga) nella protezione dei colleghi minacciati dalle Br ma rifiutò sempre la scorta.

Ha firmato 5 contratti nazionali di lavoro giornalistico che hanno esteso la partecipazione dei Comitati di redazione nella vita delle aziende; è stato tra l’altro introdotto il parere consultivo delle assemblee redazionali sulla nomina del direttore.

Molte le iniziative, anche clamorose, per la difesa delle testate giornalistiche, come l’occupazione del quotidiano la Gazzetta del popolo di Torino, diventata cooperativa, e del Telegrafo-Tirreno che l’editore Monti voleva chiudere e che, dopo una lunga vertenza, venne acquisito dal Gruppo Espresso, primo della rete dei piccoli giornali del Gruppo.

All’epoca esistevano due organizzazioni internazionali dei giornalisti, una per l’est, l’altra per l’ovest, alle quali la Federazione italiana non aderiva. Sfruttando questa posizione la Fnsi organizzò a Capri per quattro anni consecutivi incontri internazionali che furono l’anticamera del disgelo.

Ha promosso (con la collaborazione di esponenti dei partiti dell’arco costituzionale e dei più accreditati giuristi) la prima legge per interventi organici a favore dell’editoria che  ha anche introdotto speciali tutele per i giornali in cooperativa e delle minoranze etniche: tra questi il Primorski Dnevnik, espressione della minoranza slovena.

Attualmente Consigliere nazionale di diritto della Fnsi e presidente onorario dell’Associazione stampa regionale del Friuli Venezia Giulia.

Consigliere e assessore per oltre tre anni al Comune di Trieste alla fine degli anni ’60.            

Ha guidato nel 1968 le celebrazioni indette nella ricorrenza dei 50 anni di appartenenza di Trieste allo Stato italiano.

Amministratore dell’istituto di previdenza dei giornalisti Inpgi, della cassa autonoma Casagit (di cui nel 1974 è stato cofondatore) e dell'Ente cellulosa e carta.

Negli anni ’90, rientrato in Rai, è stato Amministratore delegato e direttore generale della casa editrice Nuova Eri Edizioni Rai (proprietaria delle riviste Radiocorriere, Moda e King) con sedi a Roma, Milano e Torino, e  Direttore generale della Fonit Cetra di Milano, entrambe proprietà al 100 per cento della Rai.    
Cofondatore e membro del direttivo della Scuola superiore di giornalismo radiotelevisivo della Rai nei primi anni di attività.
 
Ha collaborato per molti anni a livello regionale e nazionale con il Sindacato pensionati italiani della Cgil nel settore  della comunicazione.

Nel 1974 è stato nominato Commendatore.

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23 gennaio 2022

ORDINE DEI GIORNALISTI: DA PUBBLICISTI A PROFESSIONISTI (fino al 31/12/2022)

Prorogato al 31 dicembre 2022 il "Ricongiungimento"

per accedere al praticantato e all'esame professionale



Il Comitato Esecutivo dell’Ordine nazionale dei giornalisti, facendo proprie le sollecitazioni giunte da più Ordini regionali, ha approvato la proroga del "Ricongiungimento" fino al 31 dicembre 2022. Il provvedimento è stato ratificato all’unanimità dal Consiglio nazionale nel corso della riunione del 21 dicembre 2021.

Obiettivo del Ricongiungimento è quello di consentire l’accesso al professionismo di quei pubblicisti che esercitano di fatto l’attività giornalistica in maniera prevalente e sono titolari di rapporti di sistematica collaborazione retribuita con quotidiani, periodici, giornali online, televisioni e radio.

A questi, vista la difficoltà a ottenere il praticantato aziendale, viene garantito l’accesso all’esame di idoneità professionale attraverso un iter di "ricongiungimento", che costituisce un percorso di accesso all’esame.

Non si tratta di una sanatoria, né sostituisce i canali di accesso tradizionali (praticantato aziendale, riconoscimento d’ufficio, scuole di giornalismo, tutoraggio per i free-lance), né interferisce con le norme che regolano il riconoscimento dei pubblicisti nei singoli Ordini regionali.
Dal punto di vista giuridico, il "ricongiungimento" si inserisce nel solco dei criteri interpretativi dell’art. 34 della legge 69/1963 sull’iscrizione al registro dei praticanti.

Inizialmente il Ricongiungimento, approvato per la prima volta dal Consiglio nazionale nel dicembre del 2016, era stato individuato come percorso transitorio per consentire ai Pubblicisti l’accesso all’esame di idoneità professionale per un preciso arco temporale. Successive proroghe hanno però dilatato i tempi di efficacia del provvedimento e pertanto "si rende ora necessaria una verifica degli effetti e della validità del provvedimento".

Per questo motivo l’Esecutivo dell'Odg ritiene necessario valutare i risultati prodotti dal Ricongiungimento dal momento della sua entrata in vigore, per consentire al Consiglio nazionale di prendere in considerazione eventuali modifiche delle procedure prima di valutare ulteriori proroghe.

Sul sito web nazionale dell'Ordine dei giornalisti tutte le informazioni >> a questo link

Inoltre, qui la delibera del 17/10/2019 del Consiglio nazionale dell'Ordine

(Fonti: www.odg.it)


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19 gennaio 2022

PARTE IL PREMIO GIORNALISTICO NAZIONALE “LEALI YOUNG” in memoria di Cristina Visintini

L'iniziativa è dell'associazione Leali delle Notizie
di cui Cristina era vicepresidente
e riguarda i giovani aspiranti giornalisti

Cristina Visintini

E' la prima edizione di un concorso che l'associazione culturale Leali delle Notizie di Ronchi dei Legionari (in provincia di Gorizia) ha istituito per ricordare Cristina Visintini, la collega giornalista precaria-freelance scomparsa lo scorso agosto.

Come ha spiegato il presidente Luca Perrino "Cristina, oltre ad essere stata un'amica sincera e il motore trainante dell'associazione, era anche una giornalista con uno sguardo attento sui giovani, che ha lavorato battendosi contro il precariato dei giornalisti freelance e lottando per la difesa dei diritti dei giovani giornalisti o aspiranti tali".

Il premio è riservato ai giovani aspiranti giornalisti fra i 18 e i 30 anni, residenti in tutta Italia e non iscritti all'albo, ed è stato ideato per incentivare e promuovere l'inserimento dei giovani nella professione giornalistica.

Per la prima edizione il premio, di 500,00 euro, sarà consegnato a un/una aspirante giornalista giudicato/a meritevole da un apposito Comitato Scientifico, composto da giornalisti/e iscritti/e all'Ordine.

Il concorso è aperto dal 17 gennaio e tutti i partecipanti potranno inviare un proprio prodotto giornalistico (articolo, reportage, video inchiesta, ecc...) sul tema della legalità, entro l'11 aprile 2022.

I lavori pervenuti verranno esaminati da un comitato scientifico formato dai giornalisti: Roberto Covaz (Il Piccolo), Timothy Dissegna (direttore de Il Goriziano), Cristiano Degano (presidente Ordine dei Giornalisti della Regione Friuli Venezia Giulia), Luana de Francisco (Il Messaggero Veneto), Silvia De Michielis (direttrice de Il Friuli), Giuseppe Giulietti (Presidente Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Fabiana Martini (portavoce di Articolo 21 FVG).

Il vincitore verrà premiato nel giorno dell'inaugurazione dell'VIII edizione del Festival del Giornalismo, che si terrà a Ronchi dei Legionari dal 14 al 18 giugno.

Il Premio Leali Young - in memoria di Cristina Visintini - è finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e appoggiato dal Comune di Ronchi dei Legionari.

Il comunicato integrale di presentazione del Premio:

https://lealidellenotizie.it/premio-leali-young/leali-delle-notizie-ha-presentato-la-prima-edizione-del-premio-leali-young-per-giovani-aspiranti-giornalisti-in-memoria-di-cristina-visintini/

Il bando e la domanda di partecipazione al link: 

https://lealidellenotizie.it/premio-leali-young/bando/


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